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“Nessuno vuole avvelenare le ciliegie”

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Tonio Palmisano: “Ai danni dei cambiamenti climatici, si aggiunge la burocrazia e la disinformazione”

Tonio Palmisano

Gli scenari primaverili che, a febbraio, fanno capolino nelle nostre campagne sono il riflesso limpido del surriscaldamento globale. Il tema degli “inverni caldi”, con “temperature bollenti” e capovolgimenti metereologici tanto repentini quanto catastrofici, ci riguarda da vicino, più di quanto si possa immaginare. La conferma arriva dalla conversazione con Tonio Palmisano, che ci spiega gli effetti dei cambiamenti climatici sul ciclo di vita dei ciliegi, fonte primaria dell’economia turese.

Nell’analisi di Palmisano, tuttavia, emerge che non è solo il clima a remare contro il comparto agricolo: ci sono almeno altri due fattori che fanno buona compagnia in quello che appare un “progetto di affossamento” di uno dei settori più prolifici del Belpaese. Il riferimento è alla burocrazia dei “colletti bianchi”, concentrata a inventare norme insensate e vincoli inutilmente costosi, e la disinformazione, che crea allarmismi ingiustificati, inficiando il lavoro della maggior parte dei produttori, per nulla inclini a imboccare scorciatoie o attuare pratiche che possano risultare nocive per i consumatori.

«Veniamo trattati come i delinquenti del nuovo millennio – afferma deciso Palmisano – quando siamo solo persone oneste che vogliono lavorare e possibilmente guadagnare, giacché in agricoltura i “fattori di rischio” sono tanti e vari: una pioggia o una grandinata è sufficiente ad annullare gli sforzi di un intero anno. Ed è questo che la politica non è ancora riuscita a capire: continuano a elaborare manovre che ci penalizzano, rendendo insostenibile il lavoro nei campi. Se a questo si aggiunge la gogna mediatica, che ci ritrae come “avvelenatori seriali”, il quadro diventa davvero fosco».

L’aumento della temperatura che si sta registrando in questi giorni come incide sul ciclo del ciliegio?

«Sicuramente pesa in maniera negativa. A causa degli inverni miti, la pianta non riesce a soddisfare il “fabbisogno di freddo”, ovvero le ore fredde necessarie per avviare la ripresa vegetativa. Di conseguenza, si ha una tardiva apertura delle gemme, che comporta a sua volta una fioritura scarsa e una produzione molto minore. Questo lo si vede chiaramente nelle zone calde, come Conversano, dove la quantità di ciliegie, negli ultimi due anni, è sensibilmente calata».

Come ci si difende?

«È diventato quasi necessario ricorre ai cosiddetti “interruttori di dormienza”, prodotti fitosanitari che simulano gli effetti del freddo, spingendo la pianta ad anticipare la fine della fase di “sonno” delle gemme, facendole schiudere in maniera uniforme e riducendo il numero di quelle “cieche”, ossia le gemme che non daranno frutto».

A proposito di anticipo, è ritornata la polemica sul presunto uso di ‘fitofarmaci illegali’, come ad esempio il Dormex?

«Iniziamo col dire che il Dormex è stato bandito a causa dei rischi per la salute dell’operatore nel momento in cui, durante la somministrazione, non adottava le dovute protezioni o assumeva alcool prima o dopo il trattamento. Non si è mai registrata alcuna controindicazione sulla pianta o sul frutto, tant’è che in varie nazioni questo prodotto continua ad essere venduto alla luce del sole.

Ancora più importante è far presente che, attualmente, sono disponibili prodotti fitosanitari assolutamente legali, che garantiscono un’efficacia anche superiore rispetto al Dormex. Il 99 per cento dei produttori si rivolge a questa tipologia di fitofarmaci, che hanno un residuo sul frutto pari a zero: non è giusto demonizzare l’intera categoria per una percentuale risicata di agricoltori maldestri che si comporta in modo sleale.

Si ha l’impressione che si stia volutamente creando un sistema, alimentato da molteplici fattori, per affossare il comparto agricolo, anche tramite l’arma della disinformazione. Ho visto pubblicare foto di contenitori di Dormex ripescate dagli archivi storici, giacché quel tipo di etichetta è scomparso da anni. È un comportamento ingiusto nei confronti di un settore che crea lavoro e si impegna a produrre frutti non solo belli esteticamente ma soprattutto sani. Nessuno ha interesse ad “avvelenare” le ciliegie e la prova del lavoro corretto dei nostri agricoltori è il fatto che non conosco un solo apicoltore che, durante il periodo dell’impollinazione, rinuncia a venire a Turi: le api vengono portate nelle campagne turesi per nutrirsi e impollinare i fiori di ciliegio, proprio perché, nonostante i trattamenti effettuati, lo stato di salute delle piante è perfetto».

Cimice asiatica e Drosophila Suzukii, anche Turi è interessata dall’invasione degli “insetti alieni”?

«Purtroppo sì. L’anno scorso abbiamo notato un insetto simile alla cimice asiatica, che ha attaccato principalmente percoche e albicocche. Quest’anno, invece, il pericolo più allarmante è la Drosophila Suzukii, che sta prendendo di mira le ciliegie e le uve rosse. Il problema è che il Governo ha vietato l’utilizzo dei prodotti fitosanitari che, fino all’anno scorso, hanno avuto un buon risultato sull’abbattimento di questo insetto. Oggi possiamo avvalerci solo di trattamenti tampone, che si limitano ad allontanare il moscerino e vanno eseguiti più volte, comportando ingenti costi aggiuntivi per i produttori. Ci auguriamo che il Ministero competente metta in circolazione al più presto gli insetti antagonisti alla Drosophila, in modo da contrastare naturalmente questa infezione».

Fabio D’Aprile

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