Domus libri e le sirene di Galiani
La duplice natura di alcuni sogni, accattivanti e spaventosi come le sirene
Domus Libri, il Presidio del Libro turese inaugurato lo scorso 26 ottobre con la presentazione de “L’estate dell’incanto” di Francesco Carofiglio, ha compiuto un nuovo passo verso l’affermazione della propria presenza sul nostro territorio. Nel pomeriggio inoltrato dello scorso venerdì 17, all’interno della sala teatro della Chiesa Madre, è stato infatti accolto a Turi Tommaso Adriano Galiani con il suo “Le sirene non si cercano”.
Tre uomini, tre storie, tre viaggi: a legare queste tre figure, non solo il sangue e la famiglia, ma soprattutto il comune malessere di un mondo maschile ormai senza un ruolo. Ancorati a passati modelli, inibiti o assoggettati a figure femminili, schiacciati dalle loro scelte o non scelte, i protagonisti vorrebbero provare a seguire i loro sogni, le proprie sirene. In un’antica villa garganica le loro vite tornano a incrociarsi, nel frastuono della festa matrimoniale di uno di loro, tra mondanità, luccichii e altre vite. Poi c’è Cecilia, la sposa, complessa, concreta e determinante per definire un’altra verità. “Con uno stile evocativo, melodioso come il canto delle sirene – recita la seconda di copertina – Tommaso Adriano Galiani accompagna il lettore in un viaggio non solo geografico, mostrando quante siano le possibilità dell’esistenza”.
Per comprendere meglio e sprigionare lo psicodramma che si racchiude nelle quasi trecento pagine di quest’opera profondamente introspettiva, il prof. Raffaele Valentini, nel ruolo di moderatore della serata, ha posto a Galiani una serie di domande puntuali, sempre specifiche. Ecco di seguito gli highlights di questo incalzante botta e risposta, anticipato da una premessa in cui il professore turese non risparmia elogi mirati a sottolineare il ‘labor limae’ che traspare dalla cura lessicale e strutturale con cui Galiani ha portato alla luce il suo primo romanzo.
Se la scrittura è lo specchio dello stato d’animo dello scrittore, dopo aver letto le anime irrisolte dei personaggi, mi viene da chiedere: Tommaso, come stai?
«Non c’è nulla di autobiografico se non la percezione di alcuni sentimenti. In questo momento in cui si parla di femminismo, forse, è il momento di guardare con un occhio diverso la figura maschile, la sua condizione destabilizzata rispetto al passato. Adesso l’uomo è un po’ informe, in una fase di confusione».
Nell’incedere delle tre storie, il lettore è spinto a toccare diverse località geografiche, indi per cui Valentini domanda se esiste un posto che in qualche modo possa acquietarci. La risposta è negativa, da rintracciarsi proprio nel sentimento di insofferenza del primo dei tre personaggi, incapace nel trovare serenità sia nel luogo d’origine che in quello, molto distante geograficamente e culturalmente, dove successivamente approda.
Emerge moltissimo la fisicità dei luoghi raccontati, tante “sporche semplicità” di casa nostra, dense di finzione: risponde a un intento il mettere in evidenza queste semplicità?
«C’è un obiettivo pessimista. Non ci sono realtà scevre da problematicità. La famiglia nel mio romanzo è vista come un nido al contempo castrante, cosi come lo sono i luoghi d’origine».
Guardando i personaggi, il momento del dormiveglia sembra essere cruciale nell’evolversi della storia.
«Tutti iniziano la loro vicenda stando a letto: due non vogliono svegliarsi, uno non riesce a dormire. Dal risveglio si capisce il temperamento della persona, cosi come dall’insonnia capisci altri aspetti. I tre personaggi maschili cominciano il loro racconto stando a letto».
Da una parte un mondo femminile autorevole che sa cosa deve fare e dall’altra un mondo maschile che non sa bene cosa fare. Stiamo messi così male?
«Si, non tutti ma in qualche misura sì. Sono personaggi che inseguono le loro sirene e seguendole sanno che devono rinunciarci»
Uno degli apici riflessivi del dialogo tra Valentini e Galiani lo si inquadra nella spiegazione del titolo del romanzo, nella sua ambiguità di fondo, perché i sogni e le ambizioni dei protagonisti, ovvero le sirene, “vengono percepiti come incomprensibili dagli altri” e, sempre come le sirene, certi sogni, accattivanti e spaventosi al tempo stesso, esistono banalmente per far sognare, per affascinare: sono fini a sé stessi; “è una logica disfattista – sostiene Galiani – ma che viene spiegata nel corso del romanzo”.
C’è chi sostiene di scrivere in preda ad una spinta emotiva e chi invece ha bisogno di un’idea iniziale dietro cui sviluppare una struttura.
«Nel mio caso tutto è partito con un’idea di base, poi ho consultato articoli, cercando di rendere quanto più vera la vicenda. L’ultimo personaggio è talmente distante da me che ho dovuto metterci più impegno nel cercare di renderlo quanto più vero possibile».
A proposito del personale processo creativo, Galiani dirà più tardi: «Più che sull’immaginazione, punto sull’osservazione. Per formazione, osservando spesso dettagli, architetture, capitelli, mi sono abituato ad osservare. Tendo all’osservazione e alla ricostruzione fantasiosa dell’osservato. Per me la scrittura è un fare tecnico. Non sono un poeta».
La scrittura di un romanzo vuol dire tanta fatica, impegnarsi con l’ingegneria del romanzo, costruire i giusti muri portanti. Qual è stata la sensazione quando hai finito di scrivere?
«L’ho rivisto tante volte, essendo la prima volta che mi lanciavo in quest’avventura. Scrivere un romanzo è come mettersi in discussione. Ho chiesto pareri effettivi, qualcosa di chiaro: sono molto sensibile alle opinioni degli altri. Ogni volta che leggevo trovavo qualcosa da correggere: è una sorta di sindrome dell’insegnante».
Dopo aver indagato assieme a Valentini i retroscena della sua opera, Galiani si è prestato alle curiosità del pubblico presente, senza esimersi dal rispondere al sindaco Tina Resta e alla consigliera Lilli Susca. L’incontro si è quindi concluso con l’autore impegnato in riflessioni inerenti alla promozione del territorio, quello del Meridione e, soprattutto, dei meridionali intrisi della “saudade” dei propri luoghi e delle proprie tradizioni, che sempre più sono oggetto del desiderio di tanti turisti di tutto il mondo.
Domus Libri, intanto, non si ferma e rilancia con un nuovo appuntamento letterario a febbraio, quando a Turi verrà accolto Giancarlo Visitilli.
LEONARDO FLORIO