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Chiude Roberti, riapre Camporini

Vincenzo Camporini

Il 20 dicembre l’europarlamentare Roberti chiudeva il secondo ciclo di seminari dedicati alla Costituzione; lunedì 10 è stata inaugurata la terza edizione con il generale Camporini

Alla vigilia delle festività natalizie, ovvero il 20 dicembre scorso, a Casa delle Idee è andato in scena l’ottavo incontro relativo al secondo ciclo di seminari dedicato alla scoperta della nostra Costituzione: dopo Giorgio Benvenuto, Rosanna Oliva De Conciliis, Stefania Limiti, Gherardo Colombo, Gero Grassi, Giampiero Gramaglia, Annamaria Barbato Ricci e Mario Loizzo, l’ex Polivalente ha accolto l’europarlamentare ed ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.

Franco Roberti e il sindaco Resta

La serata è stata introdotta dalle parole commosse di Alina Laruccia, presidente di Didiario ed organizzatrice del ciclo di seminari: “Abbiamo cominciato parlando di Costituzione perché pensavamo fosse necessario per gli adulti. Da anni – aggiungerà – mi occupo dei ragazzi e penso sia importante coinvolgere anche loro in questo progetto di conoscenza della nostra Costituzione. Oggi sappiamo di aver vinto un bando europeo con un progetto che li riguarderà da vicino. Dedico questo premio a tutti noi che siamo qui, al mio paese e alla mia famiglia che mi ha insegnato ad amare la Costituzione”. Presente anche il Sindaco Tina Resta: “Ho fatto le capriole per essere qui nonostante alcuni problemi familiari. Questa è un’occasione da non perdere. Ringrazio Alina per il suo impegno per Turi e per tutto ciò che sta facendo con la Casa delle Idee. Sono venuta qui per imparare”.

Ed effettivamente coloro che erano presenti il 20 dicembre avranno imparato moltissimo da quello che è stato il seminario più ricco e interessante di questo secondo ciclo. Come un treno in corsa, Roberti ha infatti spaziato in lungo e in largo tra gli articoli della Costituzione, a testimonianza di una profonda conoscenza della nostra carta costituzionale e di un’elevatissima competenza coronata da una brillante carriera da magistrato. L’ex procuratore ha spiegato ai turesi presenti il legame che intercorre nel trinomio diritti-legge-giustizia, non risparmiandosi alcune riflessioni di diritto comparato e digressioni storiche su quanto sia stato difficile per la magistratura “emanciparsi” dalla subordinazione esercitata dal potere politico nel periodo fascista. E poi ancora la figura di Aldo Moro, il senso dello Stato di diritto e della sovranità del popolo, che è comunque sempre e soltanto subordinata alla Costituzione. Non sono inoltre mancate una serie di riferimenti a vicende che hanno visto il potere politico impegnato nel tentativo di sopraffare nuovamente la magistratura con leggi ad personam. Sono stati quindi scandagliati l’art.1, l’art.54, gli articoli che vanno dal 101 al 109, l’art. 139 con tutti gli spunti di riflessione che ne conseguono. Roberti ha poi concluso affermando che il più grande regalo che si possa fare alle mafie consiste nella mancata attuazione dei principi costituzionali: se si andasse nella direzione opposta, la criminalità organizzata e le strutture affaristiche che dietro di essa si celano potrebbero essere sconfitte. “La lotta per lo Stato di diritto – affermava Roberti – è la lotta per la sopravvivenza della nostra stessa democrazia. In tal caso vale la pena battersi per la democrazia, per un mondo che abbia più dignità, come Aldo Moro che pensava che la dignità fosse il fondamento di tutti i principi costituzionali”. Sempre a proposito di democrazia e Costituzione, ugualmente degna di nota è la seguente affermazione: “La Costituzione ha lo scopo di difendere la democrazia da se stessa”.

Vincenzo Camporini: Costituzione e Guerra

CAMPORINI 2

Ad inaugurare invece il terzo ciclo di seminari e l’anno nuovo, un altro illustre ospite è approdato qui a Turi lo scorso 10 gennaio. Trattasi di Vincenzo Camporini, generale italiano dell’Aeronautica Militare ed ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare e della Difesa. Il suo intervento, arricchito dalle sempre puntuali domande di Annamaria Barbato Ricci di cui vi abbiamo già raccontato, si è focalizzato sull’art. 11 della nostra Costituzione, scolpito in una targa presente sulla parete esterna del nostro Municipio: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Questo è in realtà il primo comma, come fatto notare dallo stesso Camporini che sostiene: “Noi ci focalizziamo su alcuni punti della Costituzione dimenticandoci che è un tutt’uno multidimensionale. Tutti ricordano l’art.11, ma in realtà è solo la prima frase. Leggendolo per intero ci accorgiamo che non c’è un punto, ma è presente un punto virgola. Non ci sono quindi due questioni separate. Ed è inoltre un articolo molto interessante soprattutto per la seconda parte, dove parla delle istituzioni internazionali a cui il Paese può partecipare allo scopo di contribuire alla stabilità generale”.

Ebbene, se da un lato “abbiamo deciso che non combatteremo mai più una guerra offensiva, per conquistare qualcosa”, dall’altro gli articoli 78 e 87 che parlano di guerra dovrebbero essere inutili, ma nella realtà non lo sono perché, come afferma Camporini, “i padri costituenti sapevano che la realtà del mondo è tale che qualche volta è necessario usare la forza”. A sostegno di ciò dirà: “L’art. 52 recita che la difesa della patria è sacro dovere di ogni cittadino. Sebbene i costituenti fossero per la maggior parte laici, non esiste altro punto della Costituzione in cui si parla di sacralità”. Di rimando a questo aspetto, aggiunge: “Moltissimi Paesi europei hanno adottato la sospensione della leva, ma qualcuno adesso la sta reintroducendo perché il livello di tensione è tale che i governanti ritengono che ci siano dei pericoli per la sicurezza”.

CAMPORINI 3

Un esempio di necessità giustificata della forza lo si intravede chiaramente, secondo Camporini, nella vicenda del Kosovo: “Siamo entrati nel Kosovo nel 1999 e dopo 20 anni ci sono 5000 soldati dell’alleanza atlantica per evitare che le stragi ricomincino e per assicurare una vita civile”. Più in avanti la Barbato Ricci domanda: “L’art. 11 vale anche nel caso delle guerre tecnologiche che i costituenti non avevano previsto?”. Camporini: “Ci sono tanti strumenti che all’epoca non si pensava di usare. La Costituzione deve essere reinterpretata nel mondo di oggi in cui ad esempio si parla di cyber warfare, controllo delle strutture informatiche e difesa cibernetica”.

Interessante poi lo spunto inerente all’asimmetria che a volte si manifesta nel “gioco” della guerra: “Un gruppo di paesi ha elaborato una serie di regole, contenute nelle Convenzioni di Ginevra, per rendere meno disumano il fenomeno della guerra. Convenzioni a volte violate, altre addirittura rifiutate da alcuni Paesi che si sono posti meno limiti rispetto a chi le ha accettate”. Sempre rimanendo nell’ambito della difesa, Camporini ha menzionato il trattato del Nord Atlantico che sancisce la nascita della NATO, affermando che se da un lato “tutti ricordano l’art. 5, ovvero che se uno dei membri dell’alleanza viene aggredito da uno Stato esterno, gli altri Stati membri lo supportano”, dall’altro ciò che davvero conterebbe è il preambolo di questo documento: “I membri dell’alleanza si sono riuniti perché accomunati da tre principi: diritti umani, rispetto della legge e sistema democratico”.

Le spigolosità sorgono, però, a proposito di chi dovrebbe comandare in caso di operazioni di guerra: “Lo strumento potrebbe essere il Consiglio Supremo di Difesa, presieduto dal Presidente della Repubblica. La legge ne parla tuttavia come di un organo consultivo, non un organo che prende decisioni. Il nostro paese da questo punto di vista presenta lacune drammatiche. In questi giorni mi aspettavo una riunione ad hoc dei Ministri per discutere e decidere che atteggiamento prendere”. Il riferimento è all’Iran e all’assassinio di Soleimani: “Dal punto di vista giuridico è stato un atto molto grave, perché finora le operazioni militari nella crisi del Medioriente hanno coinvolto civili e militari, mai il piano politico. Questo è il primo gradino di un escalation che non si sa mai dove andrà a finire. Dal punto di vista tecnico è mirabile, perché l’intelligence ha individuato perfettamente l’individuo e mandato un drone per colpirlo”.

Quasi al termine dell’incontro, Annamaria Barbato Ricci chiede: “E allora i Marò?”. Camporini: “Quanti giorni abbiamo? Il primo problema è nella responsabilità diretta dell’allora Ministro della Difesa che volle un decreto che regolasse la disponibilità dei nuclei armati a bordo delle navi civili in cui però non si sapeva chi dovesse comandare, lasciando assoluta arbitrarietà. La decisione di far entrare la nave nel porto indiano venne presa addirittura dall’armatore. La questione non è finita”. Sarà poi una domanda del consigliere Sergio Spinelli sulla considerazione degli Italiani a proposito delle forze armate a chiudere l’incontro, il primo di questo 2020 e di questo terzo ciclo di seminari dedicati alla Costituzione.

LEONARDO FLORIO

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