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Politica

Le Primarie danno ragione a Emiliano

I quattro sfidanti

Il voto plebiscitario per il Governatore uscente potrebbe non bastare a mantenere unito il centrosinistra

Le Primarie celebrate domenica 12, non hanno riservato alcuna sorpresa, perlomeno sul nome del vincitore. Come da pronostico, sarà Michele Emiliano a guidare la coalizione del centrosinistra che correrà alle prossime elezione regionali.

Elettori votanti

Il Governatore uscente incassa quasi il 73% delle preferenze, imponendosi in maniera schiacciante sugli sfidanti: Fabiano Amati deve accontentarsi del 13% dei consensi, Elena Gentile raccoglie circa l’11%, mentre Leonardo Palmisano si ferma poco sopra il 3%.

Tutto da valutare, invece, il dato sull’affluenza. Alle urne si sono presentati poco meno di 80mila elettori. Un numero in netto calo rispetto alle precedenti Primarie: nel 2014 – quando a sfidarsi erano Emiliano, Dario Stefàno e Guglielmo Minervini – si mobilitarono circa 134mila elettori.

Se Lacarra parla di “risultato straordinario”, avendo superato la soglia prudenziale dei 50mila votanti; Amati denuncia una partecipazione “molto ridotta”, che potrebbe essere il preludio di un “disastro” per le elezioni di primavera. L’aria politica, secondo il consigliere PD, non è favorevole al centrosinistra e occorre “allargare la coalizione a chi sinora non c’è stato”. Il riferimento è agli “amici” che hanno disertato in aperta polemica l’appuntamento di domenica scorsa: La Giusta Causa, associazione politica fondata dal penalista Michele Laforgia; La Puglia in più, movimento che vede come referente il senatore democratico Dario Stefàno e soprattutto Italia Viva, “costola” del PD che ha unito il fronte dei renziani. Quest’ultima, stando alle dichiarazioni del “rottamatore” Matteo Renzi, avrebbe deciso di prendere le distanze da Michele Emiliano, individuando un candidato alternativo. Scelta che, ad oggi, ha riscosso l’adesione di “Azione” (il movimento dell’ex ministro Carlo Calenda) e “Più Europa” (partito guidato dall’ex senatore Benedetto Della Vedova).

Il coro di voci del centrodestra, infine, è unanime nel considerare queste Primarie un “fallimento conclamato” per il centrosinistra, che è “riuscito a mobilitare meno dell’1% degli elettori pugliesi”.

I dati per provincia

 

EMILIANO VINCE ANCHE A TURI

Il dato regionale trova rispondenza a Turi, dove hanno raccolto l’invito al voto 354 cittadini, rispetto ai 442 elettori del 2014.

L’esito dello spoglio certifica, anche nel nostro Comune, la vittoria di Emiliano, capace di catalizzare 270 voti. Seguono a distanza il sociologo Palmisano (54 voti), Amati (18) e Gentile (2). Dieci le schede dichiarate nulle.

Per analizzare il risultato, siamo ritornati ad ascoltare il segretario cittadino Lilli Susca e abbiamo raccolto i commenti di Mirta Lerede, segretario di Rifondazione Comunista, e Angelo Logrillo, referente di Ambiente e Lavoro Turi, il movimento civico di Leonardo Palmisano che a Turi ha riscosso un discreto consenso.

 

LILLI SUSCA: “BASTA CON LE LOTTE INTERNE”

Lilli Susca

Non lascia spazio a interpretazioni il messaggio che si ricava alla fine della conversazione con il segretario Lilli Susca: concluse le Primarie, è il momento di lavorare per consolidare la coalizione di centrosinistra, dialogando sui programmi e gli obiettivi da raggiungere. Inutile e dannoso continuare ad alimentare divisioni e dissidi interni, che hanno come unico risultato quello di favorire il fronte del centrodestra e scoraggiare gli elettori.

Si aspettava una maggiore partecipazione a Turi?

«Non mi aspettavo una maggiore partecipazione. Non è tempo di ressa alle urne questo. Le primarie, poi, sono spesso, e a torto, considerate meno importanti delle tornate elettorali vere e proprie, soprattutto se si percepisce che uno dei candidati è di gran lunga il favorito».

In generale, quanto hanno inciso le divisioni interne sul calo di affluenza?

«Ritengo che siano state, in passato, proprio le divisioni interne a determinare un inasprimento della bagarre pre-elettorale, portando, di conseguenza, più persone alle urne ad esprimere la propria preferenza. Non si può certo dire che i confronti mediatici siano stati soft, ma a questo non mi pare sia corrisposto un sufficiente impegno da parte dei contendenti di Emiliano per giungere all’appuntamento del 12 gennaio con qualche chance in più per battere l’attuale presidente in carica. Gli elettori del centrosinistra sono stanchi di assistere a scontri mediatici fra esponenti della stessa area politica. Le nostre lotte interne vengono date in pasto non solo agli elettori di centrosinistra ma anche a quelli di centrodestra, i quali non aspettano altro che occasioni di questo tipo per denigrarci. Sarebbero più contenti gli elettori di centrosinistra se avessero confronti più assidui con i politici su programmi, obiettivi e strategie».

Cosa replica a chi identifica Fabio Topputi, da sempre vicino a Lacarra, come “vero referente” del PD a Turi?

«Finché Fabio Topputi continuerà a preferire, come scelta di comodo, quella di non tesserarsi, non potrò che rispondere che è un’affermazione ridicola. Finché penserà che sia comodo non schierarsi apertamente per potersi ammogliare con chicchessia, e per poter governare persino con la Lega, questa affermazione non potrò che rispedirla al mittente! Per inciso taluni matrimoni risultano difficili da gestire, soprattutto se si omettono particolari importanti sulla propria identità. Così succede che il vicesindaco di una Giunta di destra rimproveri apertamente un assessore di destra per essere stato scorretto verso un candidato alle primarie del centrosinistra. Cortocircuiti di politica nostrana…

Il nostro vicesindaco pare in continua campagna elettorale, conosce praticamente tutti e non c’è nessuno a cui non abbia chiesto almeno una volta il voto, insinuando il dubbio che non votarlo equivalga ad un peccato da espiare con dieci “ave Maria”. Così facendo è stato capace di raggiungere, alle ultime amministrative, risultati difficili da comprendere, soprattutto se si pensa che è improbabile che qualcuno dei suoi elettori ricordi il contenuto di un comizio di Fabio Topputi, anche perché temo non ne abbia fatto nemmeno uno.

Fabio Topputi sarà il referente di Lacarra ma non certo punto di riferimento dell’elettorato del Partito Democratico a Turi. Perché per noi fare politica è un’altra cosa. Per fare politica devi operare per il bene della comunità, devi avere dei progetti e impegnarti per realizzarli. Devi studiare, applicarti e documentarti su cosa si può fare e come farlo. Questo è quello che il PD di Turi fa ogni giorno, informandosi, facendo squadra con altre sezioni, dialogando costantemente con coloro che possono supportarci nel raggiungimento degli obiettivi».

I prossimi passi del Circolo in previsione della competizione regionale?

«I prossimi passi saranno orientati a ricucire eventuali strappi dovuti alle primarie; a consolidare l’impresa con il gruppo di sinistra con cui abbiamo collaborato nella gestione delle operazioni di voto e a pianificare la campagna elettorale. Ma non solo. Il nostro circolo si pone obiettivi di crescita e di intervento completo che non saranno in secondo piano rispetto alla campagna elettorale per le Regionali».

 

MIRTA LEREDE E “L’EGO, GIÀ PINGUE, DI EMILIANO”

Mirta Lerede

«L’esito di queste primarie era assolutamente scontato, ci chiediamo infatti che senso abbia avuto chiamare a raccolta il presunto elettorato di centrosinistra per ingigantire l’ego, già piuttosto pingue, dell’attuale presidente della Regione. Sono apparse, quindi, come uno strumento di legittimazione del capo e riaccreditamento di altri soggetti già noti, in cerca di rinnovata visibilità.

Stride che ci si mobiliti per istituire primarie inutili, spacciandole come strumento di gran democrazia e partecipazione, mentre le voci di chi chiede risposte in merito ai tagli ospedalieri, alle condizioni di degrado in cui versa, ad esempio, tanta parte dell’edilizia scolastica e ai gravi problemi ambientali che sta vivendo la Regione, vengono strumentalizzate, se fa comodo, ma nel concreto restano inascoltate».

 

LOGRILLO: “PALMISANO È IL FUTURO DEL CENTROSINISTRA PUGLIESE”

Angelo Logrillo accanto a Leonardo Palmisano

«Queste Primarie hanno una valenza che altre consultazioni non hanno avuto: da una parte hanno visto vincere Michele Emiliano, peraltro favorito sin dall’inizio, dall’altra hanno sancito l’affermazione su scala regionale di una figura che rappresenta il futuro del centrosinistra pugliese, Leonardo Palmisano. Il sociologo e scrittore barese che, senza nessuna struttura organizzata alle spalle e senza alcun sostegno degli attuali big della politica nazionale e regionale, ha raccolto un dignitoso 3,6 per cento, in soldoni circa 3000 voti di consenso in tutto il territorio pugliese.

A Palmisano va dato atto di avere per primo richiesto le primarie regionali, un metodo consultativo che, seppure con mille difetti, rimane sempre e comunque uno strumento di partecipazione democratica dei cittadini riguardo alle scelte della politica, un passo avanti in trasparenza rispetto alle cene e le cenette tra pochi intimi con cui spesso la politica nazionale e locale sceglie candidati sindaci o compone Giunte comunali con pessimi risultati. Quella di Palmisano è una candidatura concretizzata dal basso, un’esperienza che fa ben sperare per il futuro, dopo i disastri degli ultimi anni e il deserto lasciato in eredità.

Per venire a Turi, va dato atto che il dato dell’affluenza è in linea con quello regionale ed è incoraggiante per le forze che si ritrovano nel centrosinistra turese, specie in questa difficile fase del ‘dopo tsunami’ che si è abbattuto sui partiti del centrosinistra sia con la caduta dell’Amministrazione Coppi sia con tutte le sterili polemiche che hanno accompagnato quell’esperienza durante e dopo la sua fine. A Turi ha vinto Emiliano, secondo è arrivato Palmisano: un risultato che ci soddisfa e ci proietta ben oltre la consultazione elettorale regionale. A Turi c’è da ricostruire una comunità politica, quella del centrosinistra, che abbia finalmente la capacità di mettere da parte personalismi e acredini passate per guardare al futuro, sostituendo il tatticismo fine a se stesso con una visione programmatica e strategica di valorizzazione di un bene comune chiamato Turi».

Fabio D’Aprile

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