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Politica

“Turi è di ognuno di noi”

Tina Resta

Il sindaco Resta: “Dobbiamo cambiare sguardo e costruire una rete sociale in cui vinca il senso di appartenenza”

Abbiamo scelto di concludere il 2019, raccogliendo le parole del sindaco Tina Resta. Un’intervista che, oltre a puntualizzare alcune questioni dell’ultimo Consiglio comunale, prova ad aprire uno spiraglio sulle prospettive future di Turi. Su cosa occorra fare per compiere il proverbiale “cambio di passo”, che deve essere prima di tutto culturale.

Per troppi anni ci siamo convinti che sarebbe bastato “vivere di rendita”, che restare fermi a guardare era meglio che agire, perché in fondo non si rischia nulla, né infamia né lode. Questa incapacità di decidere ha progressivamente inaridito le potenzialità del nostro paese. Ci siamo ridotti alla deriva dei soprannomi, sempre più laconici e inespressivi: “Città delle Ciliegie”, che non riesce ad alimentare una strategia di consapevole promozione dell’oro rosso; “giardino della Città Metropolitana”, che, in decenni di governi rissosi e ‘interessati’, è stato lentamente ingrigito dal cemento; “Città di Sant’Oronzo”, che però stenta a inserirsi in un circuito turistico-culturale specializzato e appetibile.

È questo il punto da cui l’Amministrazione Resta ha dovuto ripartire, impegnandosi con i cittadini a riaccendere la speranza, a ricostruire un’opportunità di riscatto. Se la promessa verrà mantenuta è troppo presto per dirlo; volendo sbilanciarsi, ascoltando le parole del sindaco, i presupposti ci sono, a partire dalla determinazione ad “ascoltare e dare risposte ai cittadini” e la volontà di “cambiare traiettoria, costruendo una rete sociale in cui vinca il senso di appartenenza, il pensiero collettivo che porti a dire che Turi è di ognuno di noi”.

Sindaco, un commento sulle due varianti al PUG?

«Ringrazio la maggioranza per aver sostenuto due progetti che la comunità attende da anni. La minoranza, al contrario, ha voluto alimentare una polemica strumentale, arrivando per l’allargamento di via Noci a un’astensione immotivata. Non si è tenuto conto che eravamo in Consiglio per votare delle varianti al PUG (Piano Urbanistico Generale) e non per valutare i progetti. Disquisire su una pista ciclabile che dubito possa realizzarsi, e che porterebbe a ulteriori perdite di tempo, non è un atteggiamento responsabile».

Eppure, la mobilità sostenibile è un punto qualificante delle vostre linee programmatiche.

«Certo, e la nostra coerenza è stata testimoniata anche in questa occasione. Per evitare una diatriba infruttuosa, alla minoranza sarebbe bastato prestare attenzione alle comunicazioni fatte in apertura del Consiglio, quando ho sottolineato che il Comune di Turi ha partecipato a un avviso pubblico che finanzia la redazione del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile). Si tratta di uno strumento che ci permetterà di studiare e verificare in quali arterie sarà possibile inserire percorsi pedonali e ciclabili, avendo a mente il quadro generale e non un solo quartiere o qualche centinaio di metri».

Questo Consiglio smentisce lo “spirito propositivo” cui si fa sempre appello?

«Non voglio essere categorica, è indubbio che alcuni componenti della minoranza nei loro interventi continuano a dimostrare la volontà di collaborare. Altri, invece, se da un lato ripetono il ritornello di voler essere una “minoranza costruttiva”, di lavorare solo in nome di uno “spirito propositivo”, dall’altro, nella sostanza dei fatti, giocano a banalizzare e strumentalizzare tutto pur di apparire “migliori degli altri”. Il Consiglio comunale non è una gara di oratoria, non è una lotta a chi fa il discorso più brillante, è un luogo in cui le Istituzioni, ognuna rispettosa del proprio ruolo, si incontrano per risolvere i problemi del paese. Per andare avanti ci vuole il coraggio di prendere le decisioni, quello che è mancato finora in questo Comune. Sfido chiunque a trovare un’Amministrazione che, in sei mesi e con la carenza di personale che abbiamo, riesca a portare in Consiglio comunale due varianti al Piano Urbanistico. Un campo in cui tutti si guardano bene dal metter mano per timore di scottarsi, giacché il PUG in molti Comuni è diventato “materia incandescente” a causa dei tanti interessi che ci sono. Non è più tempo di rinviare, bisogna assumersi la responsabilità di agire, poi possiamo dibattere se gli atti siano condivisibili o meno».

C’è un problema di trasparenza nella gestione del Comune di Turi?

«Quando si viene a dire a un sindaco o a un’Amministrazione che c’è mancanza di trasparenza negli atti, si deve essere in grado di dimostrarlo e si ha il dovere di denunciarlo utilizzando le vie maestre e non tramite “viottoli” di facciata. Chi amministra la cosa pubblica non può usare scorciatoie, deve essere diretto. Non tollererò più da parte di nessuno accuse e insinuazioni infondate: non è possibile continuare ad infangare le persone, offendere la sensibilità e la storia di vita privata che c’è dietro un ruolo politico, senza avere le prove. Ognuno dovrà assumersi la responsabilità di quanto afferma e delle conseguenze che ne derivano. La politica sana, improntata sui valori e non sui consensi, si può fare, e certe volte in maniera consapevole o inconsapevole siamo noi stessi a inquinarla».

Concorderà, però, che le risposte a cittadini e consiglieri devono arrivare.

«Assolutamente. Dare risposte è un atto dovuto che questa Amministrazione ha messo in cima alla lista delle priorità; non a caso siamo sempre presenti in Comune e siamo pronti a dialogare con chiunque lo chieda. Gli esperti, che finora erano assopiti ed oggi si sono risvegliati per dare lezioni di ‘buona amministrazione’ su giornali e social, dovrebbero farsi un esame di coscienza su quanto è accaduto in passato. Perché buona parte del nostro lavoro, in questi primi sei mesi, è stata indirizzata a risolvere le situazioni lasciate in sospeso: oneri di urbanizzazione non riscossi, strade non acquisite, manutenzione del verde dimenticata da anni, marciapiedi e buche trascurati, strutture inspiegabilmente chiuse, come l’asilo nido e l’ex cinema Zaccheo. E l’elenco potrebbe continuare. Mi sto sforzando in tutte le maniere per chiudere questi capitoli in tempi brevi, perché amo il mio paese e desidero che ci siano presto dei risultati concreti».

Si parlava di ‘buona amministrazione’. Qual è il primo requisito per governare un paese?

«Sicuramente il dialogo. I cittadini devono avere la certezza che c’è un sindaco che li ascolta. Mi piacerebbe che quando si riscontra qualcosa che non va, il primo pensiero non sia quello di indignarsi su Facebook ma di parlare con l’Amministrazione, che non deve essere vista come un antagonista ma come un interlocutore che ha il compito di aiutare a superare eventuali ostacoli».

L’augurio che sente di rivolgere a Turi?

«Il mio augurio per Natale e per il futuro è di non incattivirsi, di non cedere il fianco alle calunnie e alle diffamazioni sui social. Comprendo che oramai Facebook sia parte integrante della nostra routine, tanto da assumere una dimensione psicologica innegabile: a volte alcune reazioni sono il frutto di quello che desideriamo, di quello che ci spaventa o ci dà amarezza, delle nostre fragilità e aspirazioni. Tuttavia, il mio invito è di sforzarci insieme per cambiare traiettoria, per recuperare la dimensione dei rapporti umani, costruendo una rete sociale in cui vinca il senso di appartenenza, il pensiero collettivo che porti a dire che Turi è di ognuno di noi.

Ho promesso al nostro paese che le cose cambieranno e continuerò ad impegnarmi, non per smania di protagonismo ma perché, finito il mio mandato, ritornerò a essere una cittadina e vorrei vivere in una comunità in cui “ha la meglio” la gente per bene. E non è vero che a Turi tutto è marcio o che è “meglio fare le valigie”, la gente corretta e onesta c’è ed è la maggioranza; è la parte più silenziosa che agisce nel quotidiano per incidere positivamente sulla realtà che ci circonda.

Concludo con un sincero augurio a tutti i miei concittadini affinché trascorrano queste festività in serenità, accanto alle persone care. Un pensiero particolare va alla parte più fragile della nostra comunità e alle scolaresche, perché è assieme ai bambini che possiamo e dobbiamo scrivere il futuro di Turi».

Fabio D’Aprile

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