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Cultura

Tom Transistor, scultore di onde sonore

Tom Transistor (1)

Un viaggio nel percorso artistico di Luca Berardi alla scoperta della sua musica elettronica… e della luce

«Alcuni addetti ai lavori pensano che la musica elettronica sia inferiore a livello pratico e tecnico rispetto a tanti altri generi: io penso che sia inferiore colui che si definisce artista, pur avendo una mente così chiusa da non riuscire a comprendere il potenziale creativo di tecnologie innovative come il sintetizzatore e i campionatori». Queste le prime parole dell’intervista condotta assieme a Luca Berardi, uno che di certo non le manda a dire specie quando lo si interpella in ambito musicale. Luca, classe ’94, ai più noto come Tom Transistor, naviga nelle frequenze già da tempo, affinando le proprie tecniche di musicista e cercando costantemente il proprio suono in maniera trasversale, senza lasciarsi mai imprigionare, ma piuttosto “abitando” – facendolo dunque proprio – ogni genere musicale, ogni vinile, ogni strumento che sia passato da quelle sue mani che negli anni hanno anche duramente lavorato nei campi. Quando pensiamo a Tom Transistor, parliamo di un conoscitore musicale tanto raffinato quanto vorace, come si evince dalle sue stesse parole.

Tom Transistor (2)

Qual è stato il tuo primo approccio alla musica?

«Mi sono approcciato alla musica sin da piccolo, quando scoprii la cultura Rap-Hip Hop e le sue 4 discipline, ovvero il djing, i graffiti, le rime e la breakdance. In generale, durante i primi anni della mia personale ed autonoma formazione musicale, penso di aver ascoltato parecchi generi musicali, spaziando dalla Techno ignorante che spesso si ascolta quando ci sono le giostre, alla musica napoletana fino alla Reggae music, al Punk estremo e ai grandi gruppi Rock che hanno fatto la storia. Da ragazzino volevo creare un gruppo Punk, così iniziai a suonicchiare la chitarra, che però mollai dopo qualche mese per approcciarmi al mondo della composizione digitale: per questo motivo verso i 16 anni scaricai una versione demo di Fruity Loops e provai a fare un po’ di rumore, ovviamente quasi da denuncia. Conseguentemente a questo mio ingresso nella composizione digitale, mi sono appassionato moltissimo alla Tekno e al concetto di libertà espressiva del movimento culturale legato a questo genere. Non passò molto tempo e, dopo aver incassato i soldi dell’“acinino”, provai a comprare una Groove Box: era una Yamaha RM1x e con lei sposai definitivamente la musica elettronica».

Raccontaci qualcuno dei tuoi live del passato

«Dal 2011 al 2013 ho fatto per lo più dj set e qualche piccolo live in festicciole di amici. Dal 2013 al 2015 sono stato invece a Barcellona. Facevamo degli Street Show in metropolitana: un amico ballava breakdance e io gli mixavo pezzi super Funk e Breakbeat; poi abbiamo organizzato un paio di feste di cui una incentrata molto sull’hip hop e le sue discipline, ovvero il “Ghettogheder”. Durava due giorni: nel venerdì ricordo che mixai per 5 ore con Virtual Dj e lo schermo del pc rotto per un terzo, mentre il sabato suonai con la mia fedelissima Korg ESX ed un amico della “Youthfull” fece un freestyle paurosissimo».

E recentemente invece?

«L’anno scorso ho iniziato questo progetto col nome di Tom Transistor: volevo creare qualcosa di coerente quanto più possibile con la musica che faccio, così ho citato il transistor, una piccola componente elettronica che rivoluzionò parecchio la creazione di apparecchiature elettroacustiche, tra cui i sintetizzatori. Negli ultimi due anni ho suonato live nella provincia di Bari in alcune birrerie tra cui Jedes Bier (Turi) e Brew Art (Castellana) in occasione di un progetto realizzato con un amico, ovvero i “Dust Inkerz”. Impossibile non citare anche i live a Room 70018 (Rutigliano) e nell’ambitissimo Kode_1 di Putignano dove hanno suonato moltissimi artisti internazionali. Nel frattempo, ho cercato e cerco tutt’ora di collaborare con diversi artisti e supportare con la mia musica realtà fiorenti e creative come la Ex-Caserma “Rossani”, la Country Family e Klaphub che sta attualmente sviluppando un’applicazione per spingere e promuovere nuova musica e artisti emergenti. Ho cercato di essere attivo anche qui a Turi in termini creativi, svolgendo un corso di Hip Hop in un’associazione per ragazzi under 18 ed un corso base di produzione musicale con software digitale presso Casa delle Idee».

Tom Transistor (1)

Quali le tue produzioni musicali più recenti?

«A giugno 2019 è uscito il mio primo album in formato digitale ‘Rainy Days’, come si evince dal titolo frutto del lavoro invernale e primaverile: le tracce e la grafica della copertina sono autoprodotti e nell’album c’è anche un brano in collaborazione con una ragazza che canta in bielorusso, mixato dal tecnico audio Nicolangelo Colapietro. Recentemente ho pubblicato anche un altro album, estratto dall’ultimo live per Klaphub che ho pensato di frammentare in 13 brani. Potete ascoltare i miei lavori cercando Tom Transistor su tutte le piattaforme digitali. Ad ogni modo attualmente sto lavorando ad un nuovo album: il mio obiettivo è sempre quello di migliorare di lavoro in lavoro e, soprattutto, di riuscire a far divertire chi mi ascolta, addolcendo o quantomeno rendendo ballabile la nostra esistenza a volte troppo amara».

E se qualcuno, nonostante tutte queste spiegazioni, fosse ancora dell’opinione e dello scetticismo contestati in fase introduttiva dallo stesso Tom Transistor, ecco di seguito come si sviluppa sommariamente il processo creativo che sottende la sua produzione artistica.

«Quando compongo utilizzando i sintetizzatori, costruisco tutti i suoni con questo apparecchio, lavorando come uno scultore, ovvero usando la sintesi sottrattiva. Per provare a spiegarvi di cosa si tratta, dovreste immaginare una forma d’onda quadra che filtrata e processata (scolpita) con i giusti parametri può diventare una sinusoide; chiaramente per realizzare un suono ben preciso, bisogna conoscere alla perfezione i parametri del synth come la ADSR, ovvero l’attacco, il decadimento, il sostegno e il rilascio che gestiscono, agendo sul volume o sul filtro, lo sviluppo nel tempo del suono: magari per ottenere un suono con un volume progressivo dopo la pressione del tasto sulla tastiera, aumenterò l’attacco dell’ADSR relativa al volume. In base alle conoscenze e alle tecniche di sintesi si possono creare una moltitudine di suoni. Per quanto riguarda la realizzazione di basi Hip Hop bisogna saperci fare con le tecniche di sampling o campionamento: molti beats Hip Hop sono nati con l’avvento dei primi campionatori, con cui era possibile registrare dei vecchi vinili, spezzettare la registrazione in più parti e ri-suonare i tagli elaborati fino a creare nuovi generi, dando così nuova vita e un nuovo volto alla musica di quei vecchi vinili».

Cosa significa per te la musica elettronica e la musica in generale?

«Penso che la musica sia vibrazione e, nello specifico della musica elettronica, abbiamo la possibilità di agire minuziosamente sulle frequenze e creare suoni davvero molto interessanti; comunque, a prescindere da tutto, penso che si debbano sempre valorizzare le valvole di sfogo costruttive e l’arte in generale, perché essa è il cibo per lo spirito. Tornando alla musica, la vita stessa è un’altalena che tocca armonia e dissonanza, tra materia e vibrazione. La musica è quella scienza attraverso cui l’essere umano riesce a comunicare, attraverso lo strumento, non con le parole, ma con le sensazioni e con le energie».

E se la luce, come qualcuno ci insegna, è materia e vibrazione, allora, mutuando le parole del nostro Tom Transistor, scopriamo che la luce è musica. Che la musica è luce. Che Luca è senza dubbio un artista, un’anima illuminante.

LEONARDO FLORIO

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