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Gherardo Colombo: i diritti, i doveri e l’armonia della Costituzione

Gherardo Colombo  (1)

La sintesi del quarto appuntamento del secondo ciclo di seminari sulla Costituzione organizzato da Didiario

Nella mente dell’italiano medio la parola “dovere” suona spesso come una minaccia. Pensiamo ad esempio alle tasse: secondo l’ultima statistica dello studio “The Tax Research LLP” che ha coinvolto tutte le nazioni UE, saremmo primi in Europa per evasione fiscale con ben 190,9 miliardi di euro, cifra tra l’altro in crescita rispetto allo stesso studio di una anno prima, nonché dimostrazione empirica di quella che è una vera e propria piaga del nostro Paese. Anche di questo si è parlato nel quarto incontro del secondo ciclo di seminari sulla Costituzione italiana organizzato da Didiario – Suggeritori di libri all’interno di Casa delle Idee: dopo Giorgio Benvenuto, Rosanna Oliva De Conciliis e Stefania Limiti, nella serata del 7 Novembre la nostra città ha accolto, per la seconda volta in dieci mesi, Gherardo Colombo.

Chi è Gherardo Colombo

Ex magistrato, giurista e saggista attualmente ritiratosi dal servizio, Colombo è divenuto famoso per aver condotto o contribuito a inchieste celebri quali la scoperta della Loggia P2, il delitto Giorgio Ambrosoli, Mani pulite, i processi Imi-Sir/Lodo Mondadori/Sme. A metà febbraio del 2007, in casuale coincidenza dello scadere del 15esimo anno dall’inizio dell’inchiesta Mani pulite, comunica le sue dimissioni da magistrato con lettera al Consiglio Superiore della Magistratura e al Ministero della giustizia. Da allora si impegna nell’educazione alla legalità nelle scuole, attraverso incontri con studenti di tutta Italia, e proprio per tale attività ha ricevuto il Premio Nazionale Cultura della Pace 2008: a proposito di incontri con le giovani generazioni, Colombo, lo stesso 7 novembre, prima di raggiungere Casa delle Idee, è stato presentato agli studenti dell’IISS Pertini-Anelli, ben lieti di poterlo ascoltare. Seppur “fuori dai giochi”, l’ex magistrato è oggi tutt’altro che dormiente: tra i ruoli che attualmente ricopre vanno menzionate le presidenze in alcuni organismi di vigilanza, nell’ente pubblico “Cassa delle Ammende”, o magari l’attività di Coordinatore del Comitato per la legalità, la trasparenza e l’efficienza della pubblica amministrazione del Comune di Milano. Questi sono solo alcuni gli ambiti in cui Colombo continua a prodigarsi, con la verve che lo contraddistingue.

I saluti e i pensieri introduttivi

Ad introdurre la serata è intervenuto l’assessore Teresa De Carolis che ha voluto generosamente rimarcare la propria riconoscenza – e dell’Amministrazione intera – nei confronti dell’azione culturale da anni promossa sul territorio da Alina Laruccia, presidente di Didiario e appassionata organizzatrice del ciclo di seminari. La parola è poi passata a Nuccio Gargano, presidente di Casa delle Idee, il quale, dopo i doverosi saluti, ha ricordato ai presenti che a dicembre la stessa Casa delle Idee spegnerà le sue prime tre candeline. Infine, prima di lasciare il palco a Gherardo Colombo, Alina Laruccia ha rivolto un pensiero a Liliana Segre e all’incendio che ha distrutto per la seconda volta “La pecora elettrica” di Roma.

Le parole di Gherardo Colombo

Se massima è la cultura giuridica racchiusa nella mente di Gherardo Colombo, non da meno è la sua capacità di tenere alta l’attenzione del pubblico: un oratore formidabile, nelle cui parole la forma ed il contenuto vanno sempre di pari passo, valorizzandosi vicendevolmente, creando immagini nitide. Il tema dell’incontro da lui presieduto era il seguente: le regole della Costituzione. “È necessario – ha esordito – non solo leggere la Costituzione ma entrarvi nello spirito. Possiamo paragonare la Costituzione ad un dipinto. Un quadro ha un’armonia, poiché le sue varie componenti fanno un tutt’uno con il quadro nel suo complesso. Per questo noi possiamo osservare il dipinto e vederlo nella sua completezza, cosi come soffermarci sui particolari. Stesso discorso con la musica classica. La Costituzione, come un quadro o un’opera di musica classica, gode di una grandissima armonia poiché è un sistema: ogni suo piccolo particolare è messo insieme agli altri per creare un’opera che è in armonia con sé stessa. Per questo motivo bisogna guardarla con attenzione, sin dalle sue origini. 10 anni prima dell’entrata in vigore della Costituzione, furono emanate le leggi razziali che hanno fatto da base al principio che tiene insieme ed incolla le sue varie componenti. Il principio cui mi riferisco è quello dell’art.3, che io definisco l’articolo della disuguaglianza, poiché, nel riconoscere dignità pari di tutte le persone, sono a loro volta riconosciute le differenze di ognuno di noi che, diversamente da quanto si diceva 10 anni prima, non possono essere origine di discriminazione. La discriminazione prima dominante viene in questo modo bandita. Eppure siamo tutti quanti coinvolti in una cultura che tendenzialmente esclude che sia vero quello che dice l’art.3. Non è tanto coerente con la Costituzione – spiega – quando a scuola i ragazzi si rivolgono ai docenti dando del “lei”, mentre questi ultimi rispondono dando del “tu”. Siamo abituati a metterci in gerarchia, a vivere come in una piramide, ma l’art.3 della nostra Costituzione dice esattamente il contrario: siamo tutti degni allo stesso modo e l’Italia è una democrazia per questa ragione. Riflettiamo un attimo sul periodo storico in cu si pensava che le donne non fossero degne come gli uomini: governavano soltanto gli uomini sia in politica che in famiglia”.

Più tardi Colombo passa poi a discutere del senso tutt’altro che banale o, peggio, negativo delle tasse: “Le tasse creano le risorse con cui poi poter esercitare dei diritti. L’art.2 della Costituzione riconosce i diritti inviolabili dell’uomo e tutti quanti, sempre secondo questo articolo, devono contribuire all’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. E dunque, riguardo il rapporto tra diritti e doveri, dirà: “Il dovere è strumentale all’esercizio dei diritti, perché permette l’esistenza delle risorse che a loro volta conducono ai diritti. Il dovere è la funzione che serve al diritto. Il dovere di andare a scuola a cosa serve? Al diritto di essere liberi di scegliere. Senza conoscenza si può solo fingere di scegliere”. Tornando invece alla Costituzione: “C’è una sensibilità in chi l’ha scritta davvero rara, poiché si vietava la ricostruzione del partito fascista, ma non si negava ai fascisti il diritto al voto. L’affermazione sulla pari dignità dell’art.3 rimane intatta persino in un caso estremo come questo”. Sempre a proposito di dignità umana, Colombo ha poi toccato vari punti relativi all’introduzione del suffragio universale o alle più recenti notizie inerenti all’ergastolo ostativo o alla pena di morte: “Introducendola, si cambia l’ultimo comma dell’art.27, attentando dunque all’armonia della Costituzione”.

Altre riflessioni hanno poi fatto convergere l’attenzione dei presenti sulla tripartizione del potere in legislativo, esecutivo e giudiziario: “Nella nostra Costituzione c’è un’architettura complessiva per far sì che non ci siano accentramenti di potere; per far sì che nessun potere prevarichi sull’altro. Tutto è stato costruito affinché le istituzioni funzionino in modo che il principio originario “tutti i cittadini hanno pari dignità” non possa essere scalfito. Il Parlamento non può fare leggi che contrastino con i principi della Costituzione, poiché esiste una Corte Costituzionale utile a difenderne la solidità. La Costituzione, è vero, può essere cambiata in alcune parti, ma senza abolire la forma repubblicana. Per cambiarla, però, caspita quanto si deve pensare! Finora non è sempre andata bene a chi ha pensato di modificare pezzi notevoli di Costituzione: in due tentativi, i cittadini hanno sempre detto di no, perché sarebbe stato modificato il principio per cui tutti sono uguali come gli altri. Eppure, pensate a quanto sia fermo l’ascensore sociale in Italia: questa è discriminazione, nonché una dimostrazione di quanto la Costituzione possa essere o meno vera a seconda di quello che facciamo noi, individualmente gestiti nel determinare la cultura del nostro Paese”. “Sulla proposta di legge per cui non si vogliono far votare gli anziani oltre una certa età – aggiunge – se dovesse passare, suggerisco a questi anziani di non pagare più le tasse”. Conclude poi sottolineando: “Credo che la coerenza non sia una cosa difficile. Si è invece incoerenti quando si risponde contemporaneamente a più principi contrapposti. Una volta però che si individua e condivide bene un principio, conseguentemente vi si aderisce e si fa fatica ad essere incoerenti. Chi capisce il legame tra dovere e diritto, le tasse le paga fino in fondo”.

Gli interventi del pubblico

Dopo il suo interessante monologo, il microfono è passato al pubblico presente che ha posto alcune domande in merito ad alcuni spunti offerti da Colombo negli sviluppi precedenti. Si è nuovamente parlato di ergastolo ostativo: qualcuno si è dichiarato assolutamente favorevole alle forme più dure di detenzione, dove la rieducazione, il reinserimento sociale ed il senso di umanità vengono sottaciuti in nome di una giustizia che, a volte comprensibilmente, suona più come una vendetta. E a tal proposito Colombo, con un capolavoro retorico, ha capovolto il punto di vista, creando un religioso silenzio riflessivo nella sala conferenze. Ultima, non per importanza, la sottolineatura in merito a quel che potremmo definire il “paradigma della discriminazione e della prevaricazione” che muoveva il mondo fino alla Seconda Guerra Mondiale dal quale la nostra Costituzione – come dopo un trauma – ha voluto prendere le distanze, per favorire la realizzazione di un desiderio di democrazia in grado di garantire la pace ed i diritti umani. La politica attuale sembra forse aver dimenticato tutto questo, proprio quando finanziamo la guerra, neghiamo diritti e cerchiamo, non l’armonia, ma la monotonia cantilenante degli slogan.

LEONARDO FLORIO

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