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Oppiacei: quando il lecito diventa un illecito

conferenza medici cattolici Turi (1)

Evento formativo dell’Associazione Medici Cattolici Italiani della Diocesi Conversano-Monopoli

Una sala Consiliare gremita di gente, tra cui gli studenti e il personale docente dell’Ites “Pertini” e una rappresentanza dell’Istituto Comprensivo, per un evento formativo organizzato dall’Associazione Medici Cattolici Italiani della Diocesi di Conversano- Monopoli, coordinato da don Biagio Convertini.

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È il dottor Onofrio Giancola, presidente dell’AMCI della nostra Diocesi a dare il benvenuto ai presenti, nella giornata che festeggia proprio San Luca, protettore dei medici. È nella giornata che Turi torna a festeggiare Sant’Oronzo d’Ottobre che, su proposta di Don Giovanni Amodio, è offerto un momento di formazione per la comunità. “Avevamo pensato di farlo in Chiesa – ha infatti ammesso l’Arciprete prendendo la parola – ma quando ne parlai col sindaco fu lei stessa ad aprirci le porte della Casa Comunale”.

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Medici che incontrano educatori, esperti che analizzano i problemi che attanagliano la società, una scuola chiamata ad osservare e indicare situazioni problematiche che poi necessitano di specialisti del settore. Droghe e gioco d’azzardo, i temi affrontati dal dottor Francesco Vassalli, Responsabile Sanitario del S. R. D. di Putignano e della Casa di Reclusione di Turi. “I dati sulla ludopatia stanno assumendo numeri preoccupanti e se poi guardiamo al numero di parenti e amici coinvolti da un ludopatico, possiamo ben definire questo uno dei problemi più difficili della nostra società”. Tra le problematiche attuali si riconosce anche quella legata all’assunzione di oppiacei. “È necessario lavorare sulla prevenzione, è sempre in età più precoce, magari già dal secondo anno di Scuola Superiore di Primo grado”. Un problema che si sta diffondendo sempre più a macchia d’olio, considerando la facilità di recupero della droga e i suoi costi. “Da quando lavoro nel Carcere turese, mi è capitato di vedere come il 90% dei tossicodipendenti abbia iniziato con l’assunzione di cannabinoidi”. “È necessario prevenire” – ha poi tuonato rivolgendo le sue parole alla classe politica presente in Sala, sottolineando come anche a Turi non si dovrebbe giocare d’azzardo vicino a scuole, Asl o esercizi pubblici. Parole che il Sindaco Tina Resta ha raccolto come sprono, ringraziando i presenti intervenuti.

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Ma gli oppiacei non sono tutti uguali e non determinano tutti le stesse conseguenze. A presentare gli effetti personologici del paziente tossicodipendente, la dottoressa Grazia Miccolis, dirigente psichiatra C. S. M. di Altamura. Con l’ausilio di slide, la dottoressa ha mostrato quali siano gli effetti dell’assunzione di droga. “Molto spesso ci capita di sentire la frase ‘Non provo niente’, proprio perché l’assunzione di droga elimina l’emozione negativa nella persona che l’assume”. Ma diverse sono le tipologie di persone e diversi gli effetti. Tra questi, “il cocainomane è colui che dà massima attenzione all’esteriorità e si procura un eccitamento per alterare la percezione della realtà esterna; l’eroinomane invece si procura una sedazione, una sorta di blackout dalla realtà esterna”. Solo dopo il 1982, con gli studi di Cancrini, la psicologia ha guardato anche oltre la persona, al suo rapporto con la famiglia, i traumi subiti, i periodi trascorsi, lo stato di salute della famiglia. Ecco che si delinea un concetto: “la tossicodipendenza non è un vizio, ma un problema di salute, uno stato di sofferenza e come tale va affrontato”.

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Gli oppiacei non sono solo legati al mondo dello sballo, della deviazione. Come ha evidenziato il dott. Pierfrancesco Di Masi, Anestesista Rianimatore presso il servizio di Rianimazione IRCCS di Castellana Grotte, gli oppiacei sono molto in uso nella terapia del dolore. “Tra questi, la morfina, che ha un’azione analgesica ma procura dipendenza o il tapentadolo che ha un’azione meno dolorosa e non crea dipendenza”. Tanti però sono i farmaci utilizzati nelle cure palliative pensate per dare un sollievo ai malati terminali. “Siamo consapevoli che non ci deve essere accanimento terapeutico, ma dobbiamo avere rispetto del malato e accompagnarlo, quando è terminale, con una cura palliativa che gli renda il percorso meno doloroso”. È in questo che intervengono l’Amo Puglia o l’Ant, che danno dignità al malato. “Temi molto delicati e attuali – ha commentato il Vescovo Giuseppe Favale. In una sinergia tra la realtà educativa come la Chiesa o la scuola, bisogna agire per il bene della persona, verso cui indirizziamo tutti i nostri sacrifici”.

È da un giovane ed esponente della classe politica locale che viene un monito ai ragazzi. “Auguro a tutti di raggiungere l’indipendenza, perché solo questa capacità dona la giusta libertà che permette a chiunque di vivere e godere a pieno della bellezza della vita. Non siate dipendenti”- ha chiuso Fabio Topputi al termine della conferenza.

C.D.

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