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Politica

Il “ragazzaccio” Renzi convince Onofrio Resta

Resta e il 'ganzo' Renzi

Con la Leopolda rinasce il fronte moderato riformista.
A Turi, invece, si spera di superare “il periodo di turbolenze”

Si sono spenti i riflettori sulla decima edizione della Leopolda, la convention ideata dal “ganzo” Matteo Renzi, per citare Onofrio Resta, in cui è stata sancita la rottura con il PD e la fondazione del nuovo partito centrista “Italia Viva”. Ed è al professore che abbiamo chiesto una sintesi della due giorni cui, come ogni anno, ha partecipato per nutrire «l’amore per la politica, quella passione civile che spinge a essere propositivi e a spendere le proprie competenze per dare un contributo alla causa comune».

Prima di muoverci sul fronte nazionale, una riflessione sulle elezioni del Consiglio Metropolitano, rivelatesi un “investimento indovinato” da parte del fronte degli indipendenti. In conclusione, un cenno alla situazione turese, con un Onofrio Resta ottimista sulla possibilità di riuscire ad archiviare “il periodo di convivenza un po’ turbolenta della maggioranza” e “iniziare spediti il viaggio verso la pianificazione del futuro di Turi”.

Soddisfatto per l’esito delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Metropolitano?

«Dei 14 seggi conquistati dalla lista di centrosinistra “Città Insieme” ben 3 sono occupati dai candidati che abbiamo sostenuto, poiché vicini alle nostre sensibilità di moderati di centro. Mi riferisco a Domenico Cardascia, Giovanni Facchini ed Elisabetta Vaccarella, la donna di punta di questo gruppo “sponsorizzato” dall’onorevole Marco Lacarra, che sicuramente avrà deleghe importanti in Consiglio. Questa nostra apertura di credito permetterà al Comune di Turi di avere un rapporto più diretto con la Città Metropolitana dove, come ho verificato da assessore provinciale, si decidono i finanziamenti nei settori strategici quali ambiente, strade e scuole».

Anche quest’anno ha deciso di non mancare all’appuntamento con la Leopolda.

«Ho partecipato, come ogni anno, perché mi piace il format: si ha la possibilità di partecipare a dibattiti aperti e tavoli tematici, che questa volta erano 53 e, a differenza del passato, non erano ’appendici del PD, ma sono serviti a scrivere il manifesto culturale e programmatico del nuovo partito, Italia Viva. Personalmente mi sono occupato di sanità, affiancando il coordinatore del mio tavolo, l’ex Sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo. L’incontro più simpatico è stato con la Boschi che, ricordando la venuta a Turi, di fronte ai tanti cameramen che la assalivano ha urlato che la ciliegia di Turi è fantastica. Un commento che dovrebbe farci riflettere su quanto viene considerato il nostro oro rosso, anche se spesso non ce ne rendiamo conto».

Renzi ha inaugurato il suo nuovo partito, Italia Viva. Quali prospettive ci sono?

«Credo che bisogna prendere atto che oggi abbiamo un tripolarismo. Il primo polo è quello costituito dall’alleanza PD e Cinque Stelle, contaminata da principi di estrema sinistra ben lontani dalle posizioni moderate dei centristi e con posizioni poco digeribili per il ceto medio, che il PD subisce da pentastellati. Dall’altra parte, assistiamo a un processo speculare di radicalizzazione del polo di destra, che ha perso la sua natura liberale in favore di posizioni sovraniste, populiste e nordiste; un polo in cui conta Salvini, un po’ la Meloni ma pochissimo Berlusconi. Più si allontanano i poli, più rimane spazio al centro, ed è questo “vuoto” che Renzi sta cercando di colmare con un soggetto politico, il terzo polo, che segue la scia dei valori moderati e riformisti e vuole conquistare il ceto medio. So bene che Renzi ha molto da farsi perdonare, e lo sa bene anche lui, e che il tentativo del centro potrebbe essere problematico. Ma non ha scelta ed e ha una mente creativa pazzesca. Sentirlo chiudere il suo discorso con una frase di Moro la dice lunga sul fastidio che darà. È un “ganzo”».

Pensa di aderirvi?

«Sono allergico ai partiti anche se condivido con Renzi che non possiamo arrestare gli evasori in un Paese in cui la delinquenza organizzata e quella comune fa ciò che vuole; che “quota 100” deve essere utilizzata per i lavori usuranti e che quei soldi possono essere spesi in favore dei giovani e delle famiglie; che Salvini può essere bravo a parlare ma rimane un filo-nordista e antieuropeista. Per il momento ho preso contatti, in futuro valuterò cosa fare anche perché è un momento in cui la politica e i raggruppamenti cambiano ogni giorno».

L’intervento che l’ha più convinta?

«Mi è piaciuta molto il ministro Teresa Bellanova, che è diventata il numero due di Italia Viva. È stata applaudita a scena aperta da chi arriccia il naso per le sue origini o per i vestiti che indossa. In Puglia darà filo da torcere: è molto preparata, è cresciuta dal punto di vista della dialettica, non ha scheletri nell’armadio e soprattutto ha una storia di lavoro e di sacrifici alle spalle».

Qualche rammarico rispetto alle precedenti edizioni?

«Mi è mancato Federico Gelli, amico di tanti progetti portati avanti insieme che mi ha coinvolto nella segreteria PD, e tutto il gruppo che aveva creato. A mio parere è una grave perdita, perché si trattava di colleghi che venivano da tutta Italia e avevano autorevolezza e prestigio necessari a cambiare il profilo della sanità nazionale. Il fatto di non aver trovato il PD, invece, non mi ha disturbato affatto, soprattutto considerando le ultime evoluzioni del partito, che sta scivolando sempre più verso sinistra, dimenticando l’anima moderata».

Aprendo una parentesi sulla politica locale, si respira aria di crisi?

«Attraversiamo una fase di assestamento, fisiologica per una forza formata da persone che non si conoscevano, che hanno esperienze e trascorsi politici differenti e che vogliono essere protagonisti. In questo il sindaco è determinante perché deve essere bravo a comporre i contrasti, a coinvolgere nella stessa maniera tutti e a condividere tutto con tutti, fugando sospetti, retropensieri e malintesi normali in una compagine in cui ognuno vuole avere il suo spazio di gloria. La composizione delle ambizioni personali e della necessità di amministrare bene senza badare ai personalismi sarà fondamentale sulla stabilità di questo governo. Io sono ottimista anche se i problemi di Turi sono tantissimi e bisognerà lasciarsi alle spalle qualche scoria: le attese su questa Amministrazione sono tante e abbiamo una opposizione che ci darà filo da torcere».

In Consiglio ha parlato di avviare una “full immersion” sulle grandi questioni turesi.

«Dopo gli incontri di questa settimana, spero che, finalmente, potremo archiviare il periodo di convivenza un po’ turbolenta della maggioranza e iniziare spediti il viaggio verso la pianificazione del futuro di Turi. Non possiamo chiedere ai cittadini di avere eterna comprensione delle nostre debolezze».

FABIO D’APRILE

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