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Politica

Onofrio Resta: “Renzi è un ‘ganzo’ e ha ragione”

Resta alla Leopolda 2018 con l'ex ministro Fedeli

“Un PD che vira decisamente a sinistra non lo voteremo”

Il gruppo degli indipendenti unito per ridare al nostro paese un ruolo primario nell’area metropolitana e in Regione


Tra due settimane sindaci e consiglieri saranno chiamati a votare il nuovo Consiglio metropolitano. Occasione imperdibile per conversare con il prof. Onofrio Resta, referente del gruppo degli indipendenti ed “esperto in materia”, avendo ricoperto il ruolo di assessore provinciale.

Prima di una breve sosta sulle dinamiche comunali, l’intervista con il prof. Resta si spinge verso l’appuntamento con le regionali della primavera 2020, dove nulla è ancora deciso, e le recenti dinamiche nazionali, che hanno visto il “ganzo” Matteo Renzi rompere con il Partito Democratico e iniziare una scalata in solitaria.

Il comune denominatore dei tre contesti, tra loro interconnessi, è la volontà dei quattro indipendenti (Resta, Topputi, De Carolis e De Florio) di fare gioco di squadra per far ridare a Turi un ruolo centrale nella Città metropolitana e in Regione, facendo valere la qualità ma anche la quantità: aver raccolto 2.600 preferenze in un Comune al di sotto dei 15mila abitanti è un primato difficilmente eguagliabile.

 

Il 6 ottobre si rinnova il Consiglio metropolitano. Il vostro orientamento di voto?

«Siamo un gruppo civico di moderati e voteremo persone che siano espressione di questa caratura. La preferenza andrà ai rappresentati più vicini alle nostre posizioni che si trovano nel centrosinistra. Ragion per cui sosterremo tutti e quattro la lista “Città Insieme”».

 

La scelta di votare una lista di centrosinistra non si pone in contrasto con l’adesione a un’Amministrazione comunale che unisce i partiti di centrodestra?

«Abbiamo detto fin dall’inizio che TuRinasce non aveva alcuna connotazione partitica ma si presentava ai cittadini come una lista civica. Tanto è vero che i tre partiti di centrodestra hanno accettato di spogliarsi dei propri simboli.

Devo inoltre ricordare che la nostra lista, pur nata con fisiologiche difficoltà dovute all’unione di percorsi differenti, era l’alleanza naturale tra persone che per quattro anni e mezzo hanno condiviso il ruolo di opposizione alla precedente Amministrazione. La coerenza e l’unità d’intenti non l’abbiamo ricercata nelle ideologie partitiche ma nelle cose da fare, nel programma che abbiamo elaborato per Turi».

 

Turi non è riuscita ad aver un suo candidato nella corsa all’area metropolitana.

«In questo tipo di competizioni vengono naturalmente preferiti i candidati provenienti da città con un alto ‘score’ di rappresentanza. Turi ha uno score medio – pari a 80 “punti” per ogni consigliere – rispetto a una cittadina più popolosa che vale molto più, fino ad arrivare a Bari dove un candidato conta 800 voti e questo condiziona la lista e la possibilità di essere votati.

Turi ha tuttavia un merito particolare: non so quanti altri Comuni possano vantare una formazione di quattro Consiglieri comunali che condividano lo stesso orientamento di voto.

Ci spenderemo ugualmente per sostenere candidati che domani consentiranno al nostro paese di avere un peso nelle scelte del Consiglio metropolitano, con particolare attenzione ai finanziamenti che Turi ha ottenuto in passato e contiamo riceva anche in futuro».

 

Onofrio Resta parteciperà alla sfida delle consultazioni regionali?

«Escludo una mia candidatura. Ho ancora molte altre cose da fare sul piano professionale, su quello politico sono sufficienti le soddisfazioni che ho avuto a Turi in quest’ultima tornata elettorale. Voi stessi avete ricordato che Onofrio Resta ha “attraversato indenne” la Prima Repubblica, la Seconda e anche quella che chiamano Terza Repubblica. Mi basta aver riconquistato la fiducia dei turesi, che hanno perdonato le difficoltà del percorso politico che mi ha portato a essere, con alterne vicende, due volte sindaco e assessore provinciale votato».

 

Dopo il voto a centrosinistra nell’area metropolitana, dobbiamo aspettarci lo stesso per le elezioni regionali?

«Le regionali sono ancora lontane. L’apertura di credito al centrosinistra che il nostro gruppo ha fatto per le elezioni metropolitane non comporta nessun automatismo. Sosterremo i candidati e il programma che saranno in sintonia con le nostre idee di uomini di centro moderati e che riterremo vincenti per il rilancio della governance pugliese. Saremo attenti a scegliere chi possa realmente aiutare Turi a essere più competitiva e non qualcuno che miri solo a intercettare voti “mordi e fuggi”. Anche in questo caso potremo giocare un ruolo importante, facendo valere la forza che proviene dai 2.600 consensi raccolti».

 

A proposito di “centro riformista”, come giudica la scelta di Matteo Renzi di sganciarsi dal PD per costituire un gruppo autonomo?

«Ricordo che in passato ho gravitato nell’orbita di Renzi e che ho contribuito come tecnico alla preparazione del programma elettorale sulla sanità del PD di marca renziana. Mi fa piacere notare che fino a ieri Renzi era l’uomo politicamente più reietto, dato per morto dai Cinque Stelle, e oggi tiene in mano le sorti del Governo, giacché è determinate specie al Senato.

Non so se in futuro potremo far parte del suo movimento, quello che è certo è che non siamo interessati ad aderire a un PD che viri decisamente a sinistra. Ma, con tutto il rispetto per le simpatie di mia moglie, non credo proprio che voteremo Salvini.

Bisogna riconoscere che Renzi è veramente un “ganzo”. Per questo probabilmente ritornerò alla Leopolda, cui ho preso parte in passato come membro del gruppo tecnico del Ministro dell’Università Valeria Fedeli. Andiamo a sentire cosa dice, quali sono le idee e il programma e poi decideremo. Credo che in questo percorso il gruppo degli indipendenti sarà ancora una volta concorde e in sintonia».

 

Torniamo alla politica locale. Cento giorni di amministrazione, soddisfatto dei risultati raggiunti?

«Il bilancio è sicuramente positivo. Il sindaco ha lavorato bene, alcuni assessori sono stati più protagonisti di altri in questa prima fase, tuttavia anche i più giovani stanno pian piano emergendo. Nell’immediato si è intervenuti sulle cose che stanno maggiormente a cuore ai cittadini, risolvendo in brevissimo tempo tanti piccoli problemi accumulati nel passato.

Ora è il tempo di aprire i grandi capitoli e affrontare almeno una parte dei grandi problemi che attanagliano il paese. La rinascita di Turi non può fermarsi alla soluzione dei problemi “in emergenza”: ritornare a essere competitivi e attrattivi all’esterno vuol dire mettere in moto tutta una serie di azioni che serviranno a prospettare la Turi del futuro. Per cominciare quest’opera, oltre alla parte politica, è determinante l’implementazione sia nel numero che nella qualità del personale amministrativo (cosa che sta già avvenendo), che è carente in ruoli fondamentali della funzione amministrativa».

 

Alcuni esempi di questi grandi capitoli?

«Non si può pensare alle ciliegie solo per tre giorni l’anno, se si conserva la vocazione agricola del nostro territorio e se la ciliegia continua a essere la fonte di reddito più importante della nostra popolazione.

In secondo luogo, abbiamo la necessità di attingere e utilizzare finanziamenti europei, che non possono aspettare i tempi della nostra pubblica amministrazione. Senza queste risorse, in un paese che ha poche entrate, non si va da nessuna parte.

Terzo punto è la rinascita del centro storico, che passa anche dalle facilitazioni per le attività imprenditoriali e produttive, che possono diventare veicolo di attrazione turistica. Ormai tutti i paesi della Puglia guardano con grande attenzione alla vitalità e all’attrazione dei propri centri storici, il che significa anche valorizzare l’enogastronomia e le bellezze architettoniche, artistiche e culturali. Ma esiste anche un importante valore sociale: il nostro centro storico deve diventare l’anima di Turi. Non è possibile che la comunità turese viva e si incontri solo in Villa.

È fondamentale, poi, ripristinare l’ordine e la trasparenza in tutte le problematiche urbanistiche che sono un grosso ostacolo per Turi. Un esempio? È strano che fin quando non c’era un Piano Regolare si è costruito in stile “far west”; ora che ne abbiamo uno, che ha portato chiarezza anche sulle infrastrutture, non si costruisce più. L’urbanistica è un settore che va riorganizzato a livello comunale, specie sul piano dei rapporti tra le ditte e i cittadini, dove si contano oltre 130 contenziosi in corso. Su questi argomenti c’è la massima attenzione dell’Amministrazione e non faremo sconti a nessuno.

È naturale, inoltre, che in questa fase riorganizzativa, vada ridefinito anche il problema del rapporto tra edificabilità e terreni agricoli (i cosiddetti valori venali)».

 

Da “veterano” che ha guidato Turi per ben due volte, che consiglio darebbe al sindaco Tina Resta?

«Tina Resta non ha bisogno di consigli perché è un sindaco attento, preciso e presente. L’unico suggerimento che mi sento di darle è fare appello al suo lato materno. Ho pagato sulla mia pelle l’errore di pensare di essere il “padrone dell’Amministrazione”. E, proprio in virtù della mia esperienza, ho imparato che un leader eccessivamente forte e determinato può essere anche un problema se non ha una prospettiva di visione comune e di coordinazione con il gruppo che dirige.

Ricordo che Turi si è giocata tre classi dirigenti; oggi abbiamo la possibilità di crearne una nuova, che non è detto comprenda la sola maggioranza. Ecco perché il gruppo di giovani Consiglieri merita di essere seguito con la pazienza e l’amore di una mamma, affinché possano crescere politicamente».

FABIO D’APRILE

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