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“Sant’Oronzo ritorna a Turi”

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La Curia di Zara dona alla comunità turese un frammento della reliquia del Protettore di Turi

L'accoglienza presso la Cattedrale di Sant'Anastasia 3

Si è concluso domenica 1° settembre l’intenso pellegrinaggio che circa settanta turesi, guidati dall’Arciprete don Giovanni Amodio, ha intrapreso nella terra che custodisce la reliquia del nostro Santo Patrono.

Prima di sbarcare sulla sponda dalmata, il gruppo si è recato in visita a Medjugorje. «Da quando ho cominciato a conoscere la comunità dei fedeli turesi – spiega don Giovanni – ho sempre detto che questa città ha tre grandi amori: l’eucarestia, la Madonna e il Patrono. Ecco perché nel viaggio sulle orme di Sant’Oronzo ho voluto rispettare queste tre devozioni, scegliendo come prima tappa il santuario della Madonna di Medjugorje».

L'accoglienza presso la Cattedrale di Sant'Anastasia

Sabato 31 agosto, i pellegrini sono poi approdati a Zara, ricongiungendosi con la delegazione dell’Amministrazione comunale – costituita dal sindaco Tina Resta, dallo stesso Arciprete e dal giornalista e ricercatore Stefano de Carolis – ufficialmente invitata dalle autorità croate per siglare un accordo bilaterale, propedeutico al gemellaggio delle due comunità.

«Memorabile l’accoglienza – racconta de Carolis – che è iniziata con una visita ai monumenti della città croata, sovrintesa da due ciceroni d’eccellenza: il prof. Nikola Jakši?, ordinario di Storia dell’Arte altomedievale e bizantina presso l’U¬niversità di Zara, e il prof. Miljenko Domijan, già Sottosegretario ai Beni Culturali della Repubblica della Croazia».

Lungo il cammino tra le tracce storiche e architettoniche di Zara, imperdibile la sosta presso la chiesa di San Simeone, che conserva il corpo dell’omonimo santo racchiuso in un’arca reliquiario.

A seguire la delegazione turese è giunta nella Cattedrale di Sant’Anastasia, ricevendo il benvenuto ufficiale nella terra dalmata da parte dell’Arcivescovo Mons. Želimir Pulji? che, come rimarca don Giovanni Amodio, «è stato uno dei protagonisti fondamentali di questo cammino. È stato lui a rincuorarmi quando abbiamo appreso che la cassettina contenente il cranio non era riconducibile al nostro Santo Patrono. Con l’illuminata perseveranza e l’affetto di un padre, Mons. Pulji? mi ha spinto a non scoraggiarmi, e infatti alla fine siamo riusciti a ritrovare la vera reliquia di Sant’Oronzo».

 

Turi e Nin unite nel nome di Sant’Oronzo

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«Il giorno seguente – prosegue de Carolis – la delegazione turese si è recata a Nin, accolta dalle autorità religiose e dall’intera Amministrazione della cittadina dalmata. Una curiosità è che il sindaco, Emil ?urko, non indossava la fascia, giacché tale simbolo distintivo istituzione in Croazia è riservato solo al Presidente della Repubblica.

Anche la giornata di domenica è stata inaugurata da un giro turistico di Nin, soffermandoci presso il museo archeologico, dove abbiamo ammirato alcuni vasi geometrici dell’antica Daunia».

La Solenne Messa nella chiesa di Sant'Anselmo

«Una grandiosa scoperta – aggiunge don Giovanni – che ha dato una svolta clamorosa nella ricostruzione della storia del nostro Patrono. Una storia che si era fermata alla ricerca condotta dagli encomiabili sacerdoti leccesi sui resti del cranio di Sant’Oronzo, custodito nella Cattedrale di Sant’Anastasia a Zara».

Conclusa la visita alle bellezze di Nin, i nostri concittadini si sono recati nella chiesa di Sant’Anselmo per prendere parte alla Santa Messa in onore di Sant’Oronzo, presieduta dall’Arcivescovo di Zara e concelebrata da don Giovanni Amodio e da don Bozo Baši?, parroco di Nin, «con la particolarità – annota de Carolis – che tre i sacerdoti hanno officiato l’antico rito con le spalle rivolte ai fedeli».

«Durante la celebrazione – rievoca con vividezza don Giovanni Amodio – siamo stati colpiti da un gesto grandioso di accoglienza: il coro ha cantato in italiano l’inno di Sant’Oronzo. Una prova di affetto, stima e fraternità tra queste due città che si stanno stringendo nel nome del nostro Santo Patrono. Un tassello che completa un grande mosaico di lavoro che stiamo portando avanti da quasi tre anni».

 

La reliquia di Sant’Oronzo

Il frammento della reliquia

In questa circostanza ai fedeli turesi è stata riservata una sorpresa davvero inaspettata: la curia di Zara ha deciso di omaggiare la nostra comunità con un frammento della reliquia di Sant’Oronzo. L’inestimabile dono è stato consegnato nelle mani del sindaco Tina Resta e di don Giovanni Amodio, entrambi comprensibilmente emozionati.

«Il frammento – ci spiega l’Arciprete – è stato devotamente raccolto dall’ovatta che avvolgeva la reliquia del Santo. Rappresenta il solenne coronamento dell’impegno che ognuno di noi ha profuso per onorare l’Anno Giubilare Oronziano, che ci ha permesso di recuperare le radici storiche, cristiane e religiose di Sant’Oronzo. Un cammino di fede che si rafforzerà ulteriormente con questo prezioso dono. Difatti, la reliquia sarà incastonata in un ostensorio, che verrà degnamente celebrato durante i festeggiamenti di Sant’Oronzo di ottobre e sarà esposto ai fedeli ogni 26 agosto durante la processione di gala».

La delegazione turese

Al termine della liturgia, tutta la rappresentanza turese si è raccolta nella Sala Consiliare del Municipio di Nin, dove sono stati testimoni della firma dell’accordo propedeutico al gemellaggio tra le due comunità, seguito dal rituale scambio di doni.

Un lauto pranzo, offerto dall’Amministrazione della cittadina croata, ha incorniciato la giornata, che si è conclusa con i fedeli accompagnati alle porte della città, pronti a ripartire verso casa, ignari di un’altra sorpresa che a breve li avrebbe attesi.

La firma del documento d'intesa

 

I fedeli turesi testimoni dell'unione con Nin


A Loreto la prima messa “coram reliquia”

Un momento della messa a Loreto«Sbarcati ad Ancona – riferisce de Carolis – ci siamo fermati a Loreto. Grazie all’amicizia di sua Ecc.za Mons. Fabio Dal Cin, Delegato Pontificio e Arcivescovo dei Santuari di Loreto e Sant’Antonio da Padova, abbiamo avuto il privilegio di partecipare alla celebrazione della prima messa “coram reliquia”, ovvero al cospetto della reliquia di Sant’Oronzo, sottolineata da un’omelia straordinaria che ha commosso tutti.

Complice anche l’atmosfera di sacralità ispirata dal trovarsi in uno dei luoghi più rappresentativi per la fede cristiana: il Santuario che preserva l’abitazione di Maria dove, secondo le Sacre Scritture, la Vergine ricevette l’annunciazione e il verbo si fece carne. Secondo la vulgata, quelle pietre furono trasportate dalla Palestina, passando proprio dalla Dalmazia».

 

Elevare la Grotta di Sant’Oronzo a santuario

Rientrati a Turi, mentre i fedeli mettono in ordine i ricordi e le emozioni di un’esperienza indimenticabile, don Giovanni continua a lavorare. Il prossimo obiettivo è elevare la Grotta di Sant’Oronzo a santuario.

«Sto lavorando da molto tempo a questo traguardo. Insieme agli altri due sacerdoti – ci confida l’Arciprete – abbiamo inviato una richiesta al Vescovo, affinché il consiglio presbiteriale all’unanimità conceda l’elevazione della Grotta di Sant’Oronzo a santuario diocesano».

«Oltre a questo placet – chiosa don Giovanni – sono necessari una serie di requisiti, primo fra tutti la presenza di un confessore che renda vivo il santuario. Confidiamo nel nostro Vescovo e siamo certi che al momento giusto Turi riceverà questo ulteriore dono¬».

Fabio D’Aprile

Foto di Maria De Marco

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