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Tributi e IMU 2012, si ripetono gli stessi errori

imu

Accertamenti duplicati e nuovo contenzioso in vista per le aree edificabili

Non c’è due senza tre. A fine dicembre molti cittadini si sono visti recapitare a casa, per il terzo anno consecutivo, avvisi di accertamento su situazionitributarie che erano già state chiarite con l’Ufficio competente le prime due volte.

In più si riaffaccia il problema IMU,a valere per l’anno 2012, sulle aree edificabili. Dopo la condanna della Commissione Tributaria che il Comune ha incassato per l’imposta relativa al 2011, piuttosto che ravvedersi e trovare una via di mediazione, ha preferito continuare il muro contro muro.

Su entrambe le questione abbiamo posto qualche domanda al Comitato Aree Edificabili, per comprendere le origini di una gestione della materia tributaria che finisce per penalizzare l’intera comunità.

 

Quali sono le ragioni degli accertamenti “copia e incolla”?

«Molti cittadini e tecnici si sono rivolti al Comitato, lamentando questo problema che si sta ripetendo da tempo e che genera un comprensibile malcontento. I contribuenti, infatti, pensavano di aver chiarito la propria posizione le prime due volte in cui erano stati chiamati dall’Ufficio Tributi, invece si trovano a dovere perdere nuovamente tempo e serenità per ripetere le stesse cose.

Per quanto riguarda le cause, pensiamo che questo disservizio sia dovuto al mancato aggiornamento della banca dati comunale. Sappiamo che l’Ufficio Tributi, a suo tempo, ha diligentemente preso appunti su ogni situazione chiarita. Ci chiediamo perché la ditta a cui è stato affidato il servizio di aggiornamento delle banche dati non abbia tenuto conto di quelle note. Soprattutto in considerazione del fatto che abbiamo pagato il servizio profumatamente, investendo oltre 35mila euro».

 

Abbiamo appreso che alcuni cittadini stanno presentando istanza di annullamento in autotutela degli avvisi di accertamento relativi all’IMU 2012 sulle aree edificabili.

«Confermiamo la notizia. Le motivazioni di questa istanza sono principalmente due.

La prima è dovuta alla tempistica con cui sono stati notificati gli avvisi di accertamento per l’anno 2012. La norma prevede che vadano notificati entro il quinto anno a partire dall’anno successivo a quello a cui si riferisce l’imposta, quindi nel nostro caso entro il 31/12/2017.

Solo in un caso la normativa in atto e la giurisprudenza consolidata ammettono una eccezione a tale regola ed è quella prevista qualora il contribuente abbia voluto fare il furbetto, omettendo coscientemente e volontariamente la dichiarazione IMU ed i versamenti.

Solo in questo caso di comportamento scorretto da parte del contribuente l’avviso di accertamento può essere inviato entro il quinto anno a partire dall’anno in cui doveva essere resa la dichiarazione IMU (nel nostro caso del 2012 entro il 30/06/2013) per cui l’avviso di accertamento poteva essere notificato entro il 31/12/2018.

Il Comune ha erroneamente e ingiustamente optato per questa eccezione considerando “furbetto” il contribuente, mentre in realtà non lo è stato per svariati e giustificati motivi che qui sarebbe lungo riportare. Il Comune dimentica però di considerare il suo comportamento omissivo per non aver messo in atto tutte le procedure per informare il contribuente delle azioni che avrebbe dovuto mettere in atto a seguito dell’adozione del PUG avvenuta il nel 2011.

Solo nel 2015, e per alcuni anche nel 2016, ha inviato ai proprietari dei suoli la dovuta informazione, ai sensi dell’art. 31, comma 20 della legge 281/2002, in merito alla variazione dei loro terreni agricoli diventati aree edificabili a seguito del nuovo PUG adottato, ripetiamo, nel 2011.

Inoltre l’Amministrazione Comunale, ai sensi dell’art. 13 del Regolamento Comunale per l’IMU anno 2012, poteva individuare ogni anno i valori venali in commercio per le aree edificabili e non si capisce per quale motivo non l’abbia fatto, senza giustificare le ragioni di tale omissione che, insieme agli altri motivi, ha provocato tutta questa situazione incresciosa che si vuol far pagare ai contribuenti incolpevoli.

Ricordiamo infine che solo il 29/12/ 2017, con atto di giunta numero 170, sono stati individuati i valori per l’anno 2012. Un approfondimento a parte merita il valore delle aree edificabili che già erano comprese nel vecchio Piano di Fabbricazione».

 

La seconda motivazione?

«Sempre nell’ articolo 13 del Regolamento citato, si chiarisce che il Comune, prima di inviare l’avviso di accertamento, ha l’obbligo di esperire un’azione deflattiva del contenzioso. In altre parole, l’Ufficio Tributi avrebbe dovuto invitare il contribuente per spiegare le ragioni della sua posizione e, eventualmente, per regolarizzarla. Solo in mancanza di risposta da parte del cittadinoentro i successivi 30 giorni dalla convocazione era lecito che partissero gli accertamenti. Inutile dire che anche questo passaggio è stato saltato a piè pari».

 

Dobbiamo attenderci un nuovo contenzioso?

«Da parte nostra c’è tutta la volontà di trovare un accordo, evitando spese e patemi d’animo che si accompagnano a un contenzioso. Proprio per questo abbiamo chiesto un incontro con il Commissario Cantadori ma, spiace dirlo, finora non abbiamo avuto nessuna risposta».

 

Cosa chiedereste al Commissario?

«Ribadiamo che il nostro intento non è quello di trovare una scorciatoia per non pagare le tasse; l’unica cosa che chiediamo è di calibrare la tassazione sul valore commerciale reale delle aree edificabili.

È noto a tutti che il mercato immobiliare di Turi vive una fase recessiva. Basti pensare che negli ultimi 5 anni non è stato rilasciato nessun permesso a costruire per uso residenziale; in più il Comune ha dovuto restituire circa 700mila euro di oneri di urbanizzazione che erano stati anticipati. Questo perché alcune imprese edili sono fallite, mentre altre hanno deciso di non portare avanti i progetti per cui erano state autorizzate, avendone verificato la scarsa convenienza economica.

A fronte di questo contesto, sarebbe cosa ragionevole prevedere una riduzione della tassazione: una strada che, come a suo tempo abbiamo documentato, è stata seguita da moltissimi Comuni, prevedendo una diminuzione dei valori delle aree edificabili dal 40 al 60 per cento dei valori in vigore per gli anni 2009/2010.

Se in un prossimo futuro il mercato edilizio inizierà una fase di ripresa, sarà più che equo pretendere una tassazione maggiore sulle aree edificabili. Oggi, con le compravendita bloccate e una poco rosea prospettiva di nuovi investimenti edilizi, ci pare irragionevole pretendere un’imposta spropositata su suoli che non hanno alcun valore, anzi rappresentano solo spese in passivo».

FD

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