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“La responsabilità penale dei funzionari pubblici”

Lascala centro studi aldo modo (2)

L’avvocato Lascala apre il corso di formazione del Centro Studi “Aldo Moro” disquisendo sui reati della Pubblica Amministrazione

Nel film “Quo Vado?” il protagonista, Checco Zalone, lavora come funzionario pubblico all’ufficio della provincia di Caccia e Pesca. I cittadini che si rivolgono a lui, riconoscenti nell’ottenere le licenze, lo ringraziano portandogli delle regalie, come casse di frutta o selvaggina. Questa immagine, scritta nella sceneggiatura dall’attore di Capurso e dal regista Nunziante, rappresenta un fenomeno molto diffuso in Italia, un tratto culturale che denota riverenza nei confronti delle persone con uno stato culturale più elevato, come spesso succedeva e succede nel nostro Sud, o nei confronti di chi ci faceva un “favore”, ma che a guardare bene si tratta di un nostro diritto e della persona interessata di un dovere.

Questa pratica, che non costituisce reato, poiché non produce né un contratto tra pari in vista di uno scambio di favore, come nella corruzione, né una costrizione da parte del funzionario ai fini dell’uso improprio della funzione, come nella concussione, è comunque stato oggetto di una legge recente che stabilisce che sia consentito un dono occasionale, fatto a titolo di cortesia e che abbia un valore monetario non superiore ai 150 euro. Ma come fa notare l’avvocato Antonio Maria Lascala, relatore del seminario “La responsabilità penale”, questa pratica costituisce un terreno culturale in cui si trova il funzionario in cui è difficile negare una licenza, un parere o comunque una qualsiasi funzione in contrasto con la volontà e gli interessi di chi sta facendo quella regalia. Insomma, una cultura più della clientela e della pacificazione che del rispetto delle regole, dei diritti e delle responsabilità.

Lascala centro studi aldo modo (1)

Inserito in un più ampio quadro di formazione che riguarda la responsabilità degli amministratori degli enti locali, questo seminario è stato organizzato dal Centro Studi “Aldo Moro” e si è svolto lunedì 11 presso il Polivalente, in una sala gremita di persone. Un uditorio partecipe fin dalla presentazione della serata, curata dal presidente Domenico Leogrande.

Antonio Maria Lascala, docente in Diritto penale presso l’Università LUM, ha esposto nel corso del seminario i principali reati che riguardano le pubbliche amministrazioni. Introducendo con una definizione ottocentesca e discutibile secondo cui “se hai corruzione nel DNA, non ci sarà corso che potrà farti diventare una persona per bene”, il relatore è passato a descrivere i principali reati che commettono i funzionari pubblici: peculato, concussione, corruzione e abuso di ufficio.

La sala composta principalmente di funzionari pubblici ha ascoltato con attenzione le diverse etimologie delle parole e le pene previste dalle diverse norme, e il relatore non ha mancato di commentare questa o quella pena e la necessità di aumentarle. Come quella per il reato di peculato, il cui etimo risale alla condizione socio-economica dei pastori della Roma repubblicana e imperiale, i quali non possedevano il gregge ma lo gestivano per i latifondisti. Si cadeva nel peculato qualora si prendesse uno dei capi, fosse anche solo per mangiarlo. Per questo tipo di reato, che attualmente prevede la reclusione dai 4 ai 10 anni, secondo l’avvocato Lascala sarebbe da aumentare la pena minima.

A seguire si è affrontato il reato che è più duramente punito, da 6 a 12 anni: la concussione. Facendo riferimento alla storia della nostra Repubblica e ai processi di mani pulite, il relatore ha evidenziato come la giurisprudenza si sia affinata, allargando il campo dell’analisi del reato ad una “induzione ambientale”, ossia pagare la tangente ai funzionari pubblici come prassi consolidata.

Fino agli inizi degli anni ’90, non c’era nemmeno bisogno che il funzionario chiedesse la tangente, perché imprenditori e cittadini sapevano già che avrebbero dovuta pagarla. Secondo l’avvocato Lascala “l’unico vero deterrente è che ogni atto amministrativo ottenuto illecitamente sia da considerare nullo”.

Dopo essere passato a spiegare la corruzione, annotando che diverge dalla concussione per la natura del rapporto paritario tra i due, anche se “non c’è un accordo alla pari”, il relatore ha fornito la sua idea di soluzione a quello che è uno dei pesi maggiori sull’economia del nostro Paese. Secondo l’avvocato Lascala, il problema si risolve se c’è una sorta di scarto culturale, appunto una “educazione” in cui passiamo dal chiederci chi ci sta giudicando per un concorso o un esame, al dare il massimo per superarlo.

Antonio Zita

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