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“Con un piede nella fossa” alla Camera dei Deputati

stefano de carolis roma

Stefano de Carolis riporta il dibattito sulla malavita pugliese
nel luogo simbolo delle Istituzioni

Martedì 5 febbraio, “Con un piede nella fossa”, l’opera prima del Sottufficiale e giornalista Stefano de Carolis, approderà per la seconda volta a Roma. Dopo il successo della presentazione svoltasi presso il Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri, il prezioso volume sarà illustrato presso la Camera dei Deputati.

“Nel 1891 – commenta Stefano de Carolis – l’Onorevole Pugliese presentò al Governo un’interrogazione parlamentare in cui, per primo e con grande coraggio, denunciava i gravi fatti che stavano attanagliando la città di Bari e la sua provincia. Dopo 128 anni, è per me un grande onore ritornare a parlare, nello stesso luogo istituzionale simbolo della nostra Repubblica, di malavita e dei famigerati camorristi baresi”.

Nutrito il parterre di rappresentanti delle istituzioni e professionisti del settore che affiancheranno l’autore: oltre all’editore Luigi Bramato (LB Edizioni), interverranno gli Onorevoli Ubaldo Pagano, Francesco Paolo Sisto, Carmelo Miceli e Paolo Lattanzio; il Procuratore della Repubblica di Bari Giuseppe Volpe, che ha curato la prefazione del pregevole volume; i grafologi forensi Vincenzo Caiazzo e Giuseppe Santorelli, che hanno condotto una perizia grafologico-forense sui reperti rinvenuti da de Carolis, e il giornalista del “Sole 24 Ore” Ivan Cimarrusti.

Oltre a parlare della mafia pugliese, vecchia e nuova, verrà esposto il più antico ‘pizzino’ di camorra che oggi si conosca. Si tratta di un fazzoletto in cotone, scoperto da de Carolis durante le sue ricerche presso gli Archivi di Stato, in cui Mauro Savino, camorrista e capo clan di Bari nel 1901, riportava il testo della canzone di malavita “Amelia la disgraziata”. Un documento di “straordinaria importanza storico-giudiziaria “, come lo ha recentemente definito il Procuratore Generale della Corte di Cassazione Riccardo Fuzio.

“Con un piede nella fossa” fin dal titolo, che riprende l’incipit del giuramento solenne con cui ci si affiliava, svela il suo intento: condurre un’analisi storica e giuridica sui meccanismi della camorra in Terra di Bari tra la fine dell’800 e i primi tre decenni del ‘900, senza tralasciarne i risvolti sociologici e antropologici.

Il pregevole libro nasce da un paziente e accurato lavoro di ricerca, durato otto anni, in cui Stefano de Carolis ricostruisce le vicende del maxiprocesso italiano che si svolse nel 1891, all’indomani dell’entrata in vigore del Codice Zanardelli, contro la malavita barese. Una verità storica, finora sconosciuta anche negli ambienti giudiziari, che riporta alla luce dinamiche e retroscena del primo procedimento italiano intentato contro un’organizzazione criminale, con alla sbarra ben 179 “affiliati” accusati dei reati più efferati.

FD

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