Archivio Turiweb

La Voce del Paese – un network di idee

Politica

“CEMENTO ELETTORALE”

abuso edilizio

Come rimediare alle conseguenze della “cementificazione selvaggia” e
ridisegnare il profilo urbanistico di Turi

In attesa che gli scenari elettorali si definiscano, abbiamo deciso di iniziare ad interrogare la politica turese sui nodi irrisolti del nostro paese.

In questo numero ci siamo soffermati sull’aspetto urbanistico, uno dei temi madre della storia turese che incide su più livelli nella vita dei cittadini: il decoro urbano (dal centro storico ai cantieri fantasma sparsi per il paese, senza contare i servizi di urbanizzazione primaria ancora assenti in alcune aree); l’economia (il crollo del mercato immobiliare e la conseguente difficoltà a vendere una casa ad un prezzo ragionevole) e la legalità (lo scandalo dei casi di abusivismo edilizio è ancora vivido nella mente di molti concittadini, e non dimentichiamo la questione, ancora oggi irrisolta, della definizione dei valori venali delle aree edificabili, finita dinanzi alla Commissione Tributaria).

Ecco la domanda, identica per tutti, che abbiamo posto ai vari interlocutori che hanno accettato la “sfida”:

Negli anni si è consentito che si realizzasse una “cementificazione” spinta del paese, che non di rado è sfociata in casi di abusivismo.

Il risultato, oltre al crollo dei prezzi del mercato immobiliare, è un profilo urbano anomalo: intere zone con stabili nuovi ma senza opere di urbanizzazione primaria; cantieri con scheletri di costruzioni che non saranno mai ultimate e un centro storico disseminato di case in stato di abbandono.

Da dove si inizia per risolvere il problema? E come si concilia con il consenso elettorale la scelta di intervenire per regolare il settore urbanistico?

 

Mirta Lerede (Rif.Com)
Si è approfittato del sogno (e bisogno) “popolare” di una casa

Mirta Lerede

«Complici strumenti urbanistici di manica larga, come un Piano di Fabbricazione “accomodante e permissivo”, dagli anni Settanta, a Turi, come in molte altre realtà italiane, si è costruito in modo spartano e criminale, eludendo e ignorando norme tecniche fondamentali con escamotage di tutti i tipi. Approfittando del sogno (e bisogno) “popolare” di una casa a basso costo, sinonimo di una solidità fittizia, si sono realizzate abitazioni con materiali e tecniche costruttive scadenti, si sono installati cantieri su aree a rischio, e si sono spesso violentati panorami con ecomostri.

Anni fa abbiamo demolito lo scheletro spettrale del nostro “non ospedale”, scheletro che io avrei lasciato in piedi a mo’ di monito dei danni di una cattiva e scellerata amministrazione di denaro pubblico. Ci vorrebbe una rivoluzione culturale, partendo dalla sensibilizzazione verso numerosi temi, a partire da quello della sicurezza e veicolando il concetto che non è condonando un abuso che concretamente e strutturalmente un edificio a rischio si sana.

Se la legge dice che un’abitazione o un palazzo sono da abbattere, l’impopolarità di un abbattimento non deve frenare l’esecuzione dello stesso; la ricerca di un populismo per incrementare i bacini elettorali deve decadere completamente sotto l’egida della sicurezza dei nostri edifici. Chiaramente non sto dicendo di sfrattare e buttare in mezzo a una strada eventuali proprietari di case a rischio, è ovvio che per questi ultimi partirebbe un sistema di tutela inerente a nuove sistemazioni qualora ad essere demolita fosse la loro prima casa.

Per il problema dei palazzoni sfitti e dei centri storici vuoti, sarebbe a mio parere necessario investire per rendere agibili i numerosi locali deserti del centro storico e restituire gli stessi come abitazione di edilizia popolare e non solo. Ci si nasconde dietro l’infinita burocrazia ma credo che queste spesso siano delle scuse perché, se avessimo iniziato ad esempio 20 anni fa a intervenire sul centro storico, adesso non staremmo a parlare delle lungaggini burocratiche.

Sarebbe bello, inoltre, se in futuro si prediligesse la progettazione e realizzazione di edifici più “smart”, ovvero con tagli di appartamenti più contenuti e tarati ad esempio sulle giovani coppie o sugli anziani che vivono da soli. Realtà abitative che devono essere considerate non fisse ma cangianti poiché, ad esempio, io per 10 anni posso vivere in una casa per 2 e poi all’arrivo di figli spostarmi in un’altra, con maggiore facilità, lasciando la mia vecchia casa a chi ha esigenze diverse. Anche un sistema di “sharing” – ovvero condivisione di abitazioni che esistono nello stesso palazzo, degli spazi di living, delle lavanderie o degli spazi di gioco per bambini – è una soluzione che implementa un miglioramento di condizioni di vita e favorisce la socializzazione.

Ultimo ma non meno importante aspetto riguarda le mappe regionali di tutela (del rischio idrogeologico, ad esempio) in cui purtroppo talvolta si riscontrano inquietanti anomalie che andrebbero risolte».

 

 

Graziano Gigantelli (Lega – Salvini Premier)
L’urbanistica non deve sottostare a nessuna logica elettorale

Graziano Gigantelli

«Non credo sia possibile affermare che il profilo urbano turese sia “anomalo” senza prima aver fatto delle verifiche con gli uffici preposti. Il buon senso spinge a pensare che le imprese che hanno costruito in una determinata zona lo hanno fatto perché sussistevano i requisiti di legge.

L’assenza delle opere di urbanizzazione in alcune zone del paese è dovuta ad una “doppia velocità” che, negli anni tra il 2005 e il 2012, si è registrata tra il Settore Edilizia Privata e l’Ufficio Lavori Pubblici. Mentre il primo era organizzato in maniera tale da rilasciare permessi a costruire in regola con le tempistiche previste dalla legge; l’Ufficio Lavori Pubblici, che doveva provvedere ad acquisire, al patrimonio comunale le aree cedute e a cantierizzare le strade con le opere di urbanizzazione primaria, era indietro rispetto al volume dei permessi rilasciati. Fra l’altro esistono palazzoni privi di servizi (strade al buio con punti luce esistenti non allacciati alla pubblica illuminazione in quanto le suddette strade non sono state acquisite dal comune) o stabili finiti che non hanno ancora ottenuto il rilascio dell’agibilità anche se gli stessi risultano in effetti abitabili.

Fortunatamente, in alcuni casi gli stessi costruttori hanno provveduto, in convenzione, a realizzare le opere di urbanizzazione previste, sopperendo alle carenze della pubblica amministrazione. Per risolvere questa discrepanza, bisognerebbe sdoppiare i due settori e dotare entrambi di un numero congruo di personale.

Venendo al centro storico, va sicuramente riqualificato e in questa direzione, compatibilmente con le risorse di bilancio che la prossima amministrazione si troverà a gestire, si potranno immaginare delle agevolazioni che motivino i proprietari degli immobili in stato di abbandono ad intervenire per ristrutturarli e incentivare la nascita di attività commerciali.

Infine, quanto alla seconda domanda, ritengo che il tema dell’urbanistica non debba essere inquadrato in nessun gioco elettorale né sottoposto a logiche da bassa politica clientelare: esistono delle regole e devono essere applicate indistintamente per tutti. E se portare avanti questo principio di equità vuol dire perdere qualche voto, la Lega sarà più che felice di farlo in nome della trasparenza e del rispetto dei diritti di tutti i cittadini. Come abbiamo più volte ribadito, il nostro obiettivo è garantire la stabilità amministrativa del paese rinnovando regole e metodi della politica; ragion per cui non siamo disponibili a cedere ad alcun “ricatto”, da qualsiasi parte arrivi».

 

 

Adriano Dell’Aera (PD)
Progettiamo una rigenerazione sostenibile della città

Adriano Dell'Aera

«Turi ha vissuto negli anni passati un periodo di abusivismo e di cementificazione diffusa e non ben pianificata. Il risultato lo conosciamo tutti e riguarda il disprezzo per il nostro territorio da un punto di vista paesaggistico, ambientale e soprattutto di decoro urbano. A tal proposito è doveroso dirlo: l’attuale governo “del cambiamento” è pronto a varare una serie di condoni, anche edilizi, e quindi è lecito chiedersi a che serve fissare una cornice di regole se periodicamente viene superata dai condoni.

La cementificazione ha sicuramente un significato negativo; tuttavia parlare di questo argomento che interessa le dinamiche di espansione urbana non deve significare condannare l’economia che deriva dall’edilizia e dalla progettazione di nuove strutture urbanistiche. Non dobbiamo confondere il progettare e lo sviluppo urbano solo con il rischio diffuso, come abbiamo visto, di una speculazione a danno dell’equilibrio ambientale e del decoro urbano. Progettare e costruire, insomma, deve essere ben diverso dalla “cementificazione selvaggia”, cioè costruire senza una cornice di regole.

Per quanto mi riguarda bisogna pensare ad una rimodulazione degli spazi urbani attraverso quello che gli architetti chiamano “rigenerazione della città”, non bisogna solo pensare ad espandersi, ma talvolta è necessario ricostruire o riconvertire gli edifici già esistenti, ma fatiscenti, e nella ricostruzione prevedere verde e spazi pubblici, strade e servizi più moderni. Questo non basta. È fondamentale portare avanti le urbanizzazioni primarie, che dovrebbero far parte della cosiddetta manutenzione ordinaria di un paese, e non straordinaria.

Il nostro bellissimo centro storico, invece, deve continuare ad essere oggetto di attenzione e di recupero. Molto si è fatto e questo va riconosciuto alle amministrazioni passate, tanto è ancora da fare e sicuramente in tal senso devono essere intercettati altri finanziamenti pubblici. Il recupero del centro storico può partire da strumenti innovativi che mettano a reddito gli immobili in abbandono, riattivandoli a servizio dell’occupazione e dell’offerta di maggiori servizi alla cittadinanza ed ai turisti. Uno strumento interessante potrebbe essere il DUC; la regione Puglia sta promuovendo i Distretti Urbani del Commercio per realizzare una politica organica di valorizzazione del commercio nei centri urbani, promuovendo l’aggregazione fra operatori pubblici e privati interessati allo sviluppo e alla promozione del territorio, migliorando la qualità degli spazi pubblici e la loro fruibilità con interventi di riqualificazione urbana che mirano anche a contrastare la desertificazione dei centri storici, rendendoli zone a vocazione commerciale. Per far questo occorre, anche, un settore urbanistico efficiente: attualmente è sottodimensionato, quindi va rinforzato e riorganizzato.

Turi ha la sua nuova cornice di regole dal 2013, anno di approvazione del P.U.G. (Piano Urbanistico Generale). Il P.U.G. si realizza attraverso il P.U.E. (Piani Urbanistici Esecutivi), quindi il compito dei prossimi amministratori e della prossima amministrazione, di qualsiasi colore sia, sarà quello di mettere in campo e realizzare modelli di crescita del nostro paese coerenti con una visione di tutela ambientale, nella cornice delle regole date, e credo che sia da qui che passi lo sviluppo economico di un territorio e l’attenzione per il nostro luogo di vita e di socializzazione, permettendo un miglioramento della nostra qualità di vita».

 

 

Angelo Palmisano (FI)
“Si è costruito tanto e male”

Angelo Palmisano

«Inizio a rispondere al quesito dal centro storico che è in stato di parziale abbandono, con molte case a rischio crollo proprio a causa delle infiltrazioni d’acqua che si sono sommate negli anni. A differenza dei Comuni limitrofi, che hanno fatto dei propri centri storici un fiore all’occhiello, Turi non ha pensato a promuovere politiche di sviluppo turistico della città vecchia. Un vero peccato, considerando le potenzialità e il dato di fatto che i borghi antichi sono apprezzati da tutti i turisti che ospitiamo nelle nostre strutture ricettive. Ci vorrebbe maggiore iniziativa privata e su questo stiamo ragionando con gli altri esponenti di Forza Italia, perché la crescita – turistica e commerciale – del centro storico sarà uno dei punti qualificanti del nostro programma.

Dal 2012 al 2015 c’è stato effettivamente un boom del settore edilizio: la storia ci dice che non furono applicate le norme di salvaguardia del PdF (Piano di Fabbricazione) e tutti si affannarono a costruire. Ciò che penso è che si sarebbe potuto costruire meno e meglio, ovvero realizzare palazzi con un minor numero di piani e lasciare maggior spazio per il verde, le aree parcheggio e i locali commerciali. In questo modo avremmo avuto uno sviluppo urbanistico più armonico e un maggiore controllo del costruito e del venduto.

Dunque, si è costruito tanto e male e in questo “male” rientra anche la situazione che assilla molte zone di nuova realizzazione che, per manifesta incapacità dell’Ufficio Tecnico, non hanno ancora l’allaccio all’illuminazione pubblica o servizi connessi alle opere di urbanizzazione primaria. Questo nel 2018 mi sembra quantomeno inverosimile. Ed è da qui che bisogna ripartire, dal mettere l’Ufficio Tecnico nelle condizioni di intervenire in maniera adeguata e rapida, rispondendo alle istanze dei cittadini in tempi ragionevoli e non con attese di mesi o anni.

Stesso discorso vale anche per gli altri Uffici comunali: considerando che tra un paio d’anni andrà in pensione circa l’80% del personale in servizio, la prima questione che dovrà affrontare chi andrà ad amministrare il paese sarà quella di riprogrammare la pianta organica. Attivare le mobilità e i bandi di assunzione senza prescindere da un percorso di affiancamento: abbiamo dipendenti che sono la “memoria storica” e che dovranno essere opportunamente affiancati a chi arriverà per aiutare a capire dove mettere mano. La prossima amministrazione avrà il compito più oneroso di tutte quelle passate, anche perché la sfida deve durare dieci anni: la continuità amministrativa, difatti, è un altro punto imprescindibile per il prossimo governo cittadino.

Quanto al presunto legame tra urbanistica e consenso elettorale, sinceramente non credo esista una grande “lobby” dell’edilizia. L’Ufficio Tecnico non rilascia un permesso a costruire dal lontano 2014: se ci fosse stato un “gruppo di pressione” a favore del settore edile, avremmo già avuto una sommossa… Seguendo il filo di questo ragionamento, bisognerebbe pensare anche all’esistenza di una “lobby” dei medici di base, probabilmente nettamente più influente».

 

 

Sandro Laera (FdI)
È mancato il coraggio di dare un indirizzo chiaro agli uffici tecnici

Sandro Laera

In via prioritaria è necessario mappare e censire tutte le aree cedute e non acquisite dal Comune di Turi, operazione iniziata dall’amministrazione Coppi, forse troppo tardi, e successivamente stabilire un ordine di priorità “non clientelare” ovviamente, perché questo appartiene al modo di fare della vecchia e logorata politica che ci ha condotto allo stato attuale.

Il passo successivo è quello di destinare in occasione di ogni bilancio annuale un capitolo di spesa imputato a tali interventi. Ovviamente in tutto questo c’è un aspetto di rilevante importanza e sono gli uffici tecnici che, al contrario degli anni della cementificazione spinta, oggi rappresentano la paralisi del nostro Comune ove diventa difficilissimo e quasi impossibile ricevere un permesso a costruire, con la conseguenza economica che si genera dalle mancate entrate degli oneri di urbanizzazione. Questo vuol dire che chiunque si trovi ad amministrare questo Comune dovrà necessariamente cambiare le abitudini dei Dirigenti dell’Ufficio Tecnico ed indirizzarli ad effettuare un lavoro che vada in linea con le necessità urbanistiche e dei cittadini.

Nessuna delle amministrazioni passate ha avuto il coraggio di dare indirizzo politico per effettuare contestazioni disciplinari a coloro che non rispettano le regole, i ruoli, i compiti, in sostanza il proprio lavoro come si dovrebbe fare in una qualsiasi azienda privata.

 

 

Fabrizio Resta (SI)
Ripartiamo dall’analisi del territorio e dal confronto con i cittadini

Fabrizio Resta

«L’attuale assetto urbanistico di Turi è il risultato di una vicenda politica miope e abbastanza complessa ma questa non è la sede opportuna dove discutere di vicende legate al passato; in questo momento dobbiamo guardare al futuro ponendo le giuste basi su come migliore l’attuale assetto urbanistico.

Il lavoro che la futura amministrazione dovrà attuare non può essere svincolato dalle attuali esigenze che si stanno creando in ambito turistico e commerciale. Attualmente il paese è afflitto da innumerevoli problemi dovuti ad una mancata programmazione di interventi di manutenzione ordinaria e dalla mancanza di un chiaro indirizzo politico che si focalizzi su degli obiettivi concreti da portare avanti.

Turi è carente soprattutto nelle zone nuove. Parcheggi inesistenti, la mancanza di locali adibiti ad uso commerciale è un dato di fatto ed è sicuramente un ostacolo allo sviluppo del paese. Fatta eccezione per Via Conversano e la zona attigua a Largo Pozzi, nelle altre zone del paese non puoi aprire una macelleria, un panificio, nulla. Tutte queste zone sono condannate ad essere zone morte o comunque di serie B, con tutti gli inconvenienti del caso per chi ci abita.

La risoluzione dei problemi devono partire necessariamente dall’analisi del territorio e dei bisogni dei cittadini, in questo modo si può concentrare l’attenzione su determinate opere.

Analizzando il territorio in maniera molto sommaria, si possono evidenziare immediatamente una serie di criticità:

1) L’ideale sarebbe quello di creare un Piano paesistico comunale al fine di fornire all’Amministrazione un valido supporto per la valutazione paesistica dei progetti edilizi, di trasformazione urbana ed in generale di tutti gli interventi che prevedono modificazioni al territorio.

2) Centro storico: bisogna favorire una serie di interventi volti al decoro urbano (colori della facciata che rispettino i colori tipici dei centri storici, infissi, impianti di riscaldamento e raffrescamento, impianto di illuminazione) e favorire una politica di recupero degli edifici esistenti in modo da evitare la ghettizzazione del centro storico. Esiste un piano particolareggiato per il centro storico che anche se è vecchio è ancora in vigore. Sarebbe un ottimo inizio farlo rispettare in modo sistematico.

3) Viabilità, continuare il processo che abbiamo iniziato durante la nostra amministrazione con il nuovo piano viario. Il progetto volto a studiare una nuova viabilità cercando di favorire le strade a senso unico e permettere la realizzazione di nuovi parcheggi è stato ideato ed approvato. Noi avevamo pensato di fare il senso unico con pista ciclabile nel centro storico, implementare la segnaletica a Piazza Venusio; in via Massari e via Vincenzo Orlandi l’avevamo pensato a senso unico (restava a doppio senso solo il tratto di Via Putignano perché non ci sono strade alternative). In questa maniera si creavano nuovi parcheggi e le zone di accesso carico/scarico.

4) Favorire il recupero degli edifici esistenti in stato di abbandono, recuperandoli o demolendoli in modo da evitare il consumo di suolo e favorire la riqualificazione di alcune aree esistenti.

5) Individuare opere di carattere pubblico che possono tornare utili alla popolazione.

6) Per quanto riguarda nello specifico l’abusivismo, voglio ricordare che la Cassa depositi e prestiti prevede un Fondo Demolizione opere abusive a cui i Comuni possono attingere per demolire le case abusive (sempre seguendo l’iter giuridico). Al giorno d’oggi, tuttavia, i milioni messi a disposizione non vengono utilizzati, se non in misura marginale. Il motivo è palese: sconfiggere l’abusivismo potrebbe far perdere voti. Forse servirebbe un po’ più coraggio da parte delle giunte comunali e prendere le decisioni più giuste anche se sono impopolari.

Questi sono alcuni punti da cui partire, fermo restando che ogni iniziativa dovrebbe partire da un continuo dialogo tra pubblica amministrazione e cittadini in modo da individuare le reali esigenze dei cittadini ed evitare quello che è successo negli ultimi anni, dove le decisioni più importanti sono state prese a porte chiuse e non sempre si sono rivelate opportunità di crescita per il paese».

 

 

Fabio Topputi
Innovazione civica e design sociale per recuperare l’identità dell’abitato

Fabio Topputi

«Il fenomeno della “cementificazione” spinta si è sviluppato spontaneamente perché non è stata fatta una politica attiva di inclusione e di partecipazione della cittadinanza che rappresenta sempre un fabbisogno a cui va data una risposta. Ad un mancanza di pianificazione è susseguita una perdita progressiva dell’identità dell’abitato, ampliatosi senza regole e senza un carattere.

Sicuramente è necessario affrontare la questione secondo una visione strategica, non si tratta di rattoppare o eliminare un edificio, ma di creare un percorso economico e culturale per trasformare tali ambiti in parti di città, di lasciare esprimere la loro vocazione e di aumentarne il valore.

Mi piacerebbe costituire un laboratorio di innovazione civica e design sociale con e per i cittadini di Turi, mappare gli spazi di proprietà comunale e destinarli a scopi sociali attraverso la microimpresa culturale e sociale, invitare l’Università a portare qui i suoi ricercatori e trasferire ai nostri giovani le competenze necessarie. Si tratta di creare valore, imparare a crescere in comunità, rigenerare le aree della città secondo un piano complessivo che opera a diversi livelli, soprattutto dal basso, anche in concerto con la Regione che sta promulgando una legge sulla Bellezza.

Il centro storico può fare da volano, integrando quelle funzioni di utilità e che possono attrarre interesse e investimenti nei locali ora abbandonati; trovare le forme per consentire una riattivazione dal basso e poi un regolamento per giardini conviviali, orti urbani, laboratori, street design (l’arte di strada, per esempio abbellimento di edifici abbandonati), arredo temporaneo; creare una immagine di borgo che cresce, anche demograficamente, e pensa a se stesso come un insieme.

Le idee che creano benessere, inclusione, partecipazione, dialogo e confronto trovano sempre rispetto e attenzione, certo la legalità è la precondizione per poter parlare di comunità coesa e che stabilisce i propri obiettivi di crescita. Un paese che perde il valore e crea disattenzione non può piacere. L’urbanistica è una disciplina nata per regolamentare la crescita e la comunione delle economie urbane, il suo scopo insieme al design sociale è quello di incrementare il valore degli spazi, di renderli resilienti e duraturi, ed efficienti nel ciclo di manutenzione. Abbiamo bisogno di una visione supportata da specialisti, anche nostri concittadini, che portino la loro esperienza e, lavorando in rete con Università e Associazioni, possano aiutarci a ritrovare noi stessi, come comunità. Dobbiamo ridare dignità al nostro paese. Dobbiamo amarci di più!».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *