Archivio Turiweb

La Voce del Paese – un network di idee

Cultura

La Sacra Undena e i nove Giubilei

Giubileo dei Portatori (56)

Dal Giubileo dei Portatori a quello dei Sacerdoti e dei Diaconi
Le immagini delle celebrazioni in memoria della prigionia di Sant’Oronzo

 

Dal 15 agosto, ha preso il via la Sacra Undena: undici celebrazioni, fissate alle ore 19 in Chiesa Madre, in ricordo degli altrettanti giorni di prigionia che, secondo le agiografie ufficiali, il Vescovo Oronzo affrontò prima del martirio.

La prima Undena di cui abbiamo traccia scritta risale al 1775, ed è stata realizzata da don Giuseppe Domenico Gonnelli. Alla fine dell’800, poi, fu don Oronzo Morelli a riscrivere le undici meditazioni, che sono state lette fino al 1993, quando don Vito Ingellis, adeguando l’Undena all’epoca post-conciliare, che pone al centro la Liturgia, ha riplasmato l’Undena seguendo lo schema della Liturgia delle ore.

Una liturgia che quest’anno è stata impreziosita dai vari “Giubilei”, a partire dal Giubileo dei Gruppi Missionari concelebrato, giovedì 16, dal Reverendo Padre Nsolo, Missionario degli Oblati di Maria Immacolata. La messa è stata dedicata in suffragio del Sacerdote Martire don Firmino, ucciso lo scorso 29 giugno nella Repubblica Centrafricana. “Martire e apostolo della pace”, così Padre Nsolo ha voluto ricordare don Firmino, sottolineando che il suo sacrificio appare come “la più grande testimonianza di fede”.

Venerdì 17 è stata la volta del Giubileo dei Malati e dei Gruppi UNITALSI, officiato da Mons. Felice Di Molfetta, Vescovo Emerito di Cerignola – Ascoli Satriano ed Assistente Regionale dell’UNITALSI. Mons. Di Molfetta nella sua omelia ha tributato il giusto omaggio ai tanti volontari che a Turi e in tutta Italia offrono conforto e assistenza ai fratelli segnati dal dolore. Dame e fratelli unitalsiani si mettono al servizio di chi vive nella sofferenza in maniera discreta e premurosa, evocando il ruolo dei Santi che intercedono per coloro che sono in difficoltà.

Sabato 18, invece, Mons. Mauro Carlino, Segretario di Nunziatura presso la Segreteria di Stato della Città del Vaticano, ha presieduto il Giubileo delle Associazioni Laicali della Città. Il culto e la venerazione di Sant’Oronzo Vescovo e Martire affondano le radici nella storia del cristianesimo delle origini e, secondo Mons. Carlino, ci consentono di riscoprire la vitalità della nostra fede più autentica, ancorandola alla testimonianza di coloro che hanno versato il proprio sangue per diffondere la Parola di Dio.

 

Domenica 19 agosto, il Vicario dell’Arcivescovo di Brindisi – Ostuni, Mons. Fabio Ciollaro, ha celebrato l’importante appuntamento del Giubileo dei Portatori dei Santi Patroni. Chi ogni anno decide di camminare insieme al Santo Patrono nelle strade della propria comunità prende sulle proprie spalle il peso della fede e della tradizione, non fermandosi al mero folklorismo ma vivendo quell’intenso momento con spirito cristiano. A Turi poi va il primato di aver dato vita al gruppo delle portatrici: costituito all’inizio del 1996, oggi conta 28 adesioni.

La Concelebrazione Eucaristica è stata accompagnata dall’omaggio alla Reliquia da parte dei Cavalieri della Cavalcata storica di Sant’Oronzo di Ostuni. Guidati dal presidente Agostino Buongiorno, i Cavalieri di Sant’Oronzo hanno dato vita ad un corteo che, giunto nella piazza antistante Palazzo Marchesale, è stato salutato dai membri dell’Associazione “Mule del Tiro del Carro di Sant’Oronzo”.

 

 

A seguire, il Giubileo delle Confraternite che, lunedì 20, ha visto la presenza di Mons. Michele Seccia, Arcivescovo di Lecce. Prima della celebrazione della Santa Messa Mons. Seccia ha chiesto di visitare la Grotta di Sant’Oronzo. Accompagnato da don Giovanni Amodio e dagli storici turesi, dopo un momento di preghiera, l’Arcivescovo di Lecce ha voluto ricordare l’importanza di coltivare la “memoria della fede”, di ascoltare la voce delle pietre e dei luoghi che raccontano la storia delle prime comunità cristiane, delle persecuzioni e del coraggio ispirato da Dio a diffondere il Vangelo. Una “memoria della fede” che deve indurci a vivere la Festa Patronale non come consuetudine secolarizzata, bensì come via per riscoprire le nostre radici, partendo dai gesti più semplici ed evocativi come il segno della croce.

 

Martedì 21 è stata la volta del Giubileo dei Gruppi di Preghiera della “Comunità di Gesù”, guidato da Mons. Mario Paciello, Vescovo emerito di Altamura, Gravina in Puglia e Acquaviva delle Fonti. In un tempo non meno pagano di quello in cui ha vissuto Sant’Oronzo, la “Comunità di Gesù” rispecchia appieno l’impegno della Chiesa al rinnovamento carismatico e a dare una nuova linfa vitale all’evangelizzazione. Fondata a Bari da Matteo Calisi nella Pentecoste del 1983, la Comunità si è diffusa nelle nostre diocesi attraverso la nascita dei Gruppi di Preghiera, la cui missione è l’adorazione del Santissimo di Gesù, la proclamazione della Parola di Dio ai non credenti e la rievangelizzazione dei cristiani non praticanti, nonché l’ecumenismo, attraverso la preghiera e il dialogo con altre chiese e comunità cristiane.

 

 

Mercoledì 22 l’atteso Giubileo della Cultura, presieduto da Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari e Bitonto. La Concelebrazione, oltre ai vari rappresentati delle associazioni turesi impiegate nella diffusione della cultura, ha visto la partecipazione di una folta rappresentanza del corpo docente, del direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, il turese Giuseppe De Tommaso, e dello stesso Presidente del Comitato Feste, Giammaria Di Venere.

A conclusione del rito, il prof. Osvaldo Buonaccino d’Addiego ha fatto dono ai fedeli presenti del volume “Sant’Oronzo tra storia e tradizione, archeologia, arte e cultura”. Il pregevole libro è l’aggiornamento del saggio dal titolo “Sant’Oronzo, storia di un culto” che il Buonaccino pubblicò nel 2007 sul X quaderno Sulletracce. Edito dal Centro Studi di Storia e Cultura di Turi, la ricerca aveva il merito di “svecchiare” per la prima volta le conoscenze sul nostro Santo Patrono, ferme agli studi di don Vito Ingellis. Tra le nuove ipotesi e i vari contributi che si possono leggere in questa riedizione, spiccano le riflessioni dell’archeologo turese Donato Labate sul pavimento in maiolica della Grotta di Turi, lo studio della medievista Mariapia Branchi sul reliquiario di Zara e l’intervento del prof. Giorgio Otranto fatto in occasione della presentazione del saggio.

«Nella speranza – ha chiosato Buonaccino – che la lettura possa servire per conoscere meglio la nostra storia più antica, spesso ignorata o dimenticata, ricordo che tutte le ipotesi da me elaborate non vanno intese come punto di arrivo, ma come semplici spunti di riflessione: Se saranno capaci di provocare successivi approfondimenti e confronti tra gli appassionati di storia locale e non, se ne gioverà la ricostruzione delle nostre più antiche origini».

 

 

Mons. Giovanni Intini, Vescovo di Tricarico, chiamato giovedì 23 a presiedere la celebrazione del Giubileo dei Migranti, ha rimarcato l’importanza che i temi dell’accoglienza e dell’integrazione rivestono per ogni cristiano. La nostra coscienza non può restare indifferente a chi, per fuggire da guerre e tragedie, approda sulle nostre coste spesso con mezzi di fortuna solo per cercare un po’ di dignità e libertà. È nostro dovere segnare un cambio di passo, farci voce di queste persone troppo spesso emarginate e difendere i loro diritti. Ma, come ha più volte sottolineato Papa Francesco, non basta accogliere. La vera sfida è dell’integrazione: bisogna avere la forza di mettersi in gioco, rinunciare a restare aggrappati alle proprie verità ed aprirsi al dialogo. Solo in questo modo è possibile conoscersi reciprocamente e abbattere i muri del sospetto e della sfiducia.

Oltre all’importante tema de migranti, giovedì 23 sono stati accolti anche i membri del Movimento “Fede e Luce”, che unisce le famiglie con figli diversamente abili. Il Movimento nasce a Lourdes nella Pasqua del 1971, in occasione di un pellegrinaggio organizzato da Jean Vanier e Marie-Hélène Mathieu cui presero parte quattromila pellegrini con disabilità mentale. Dopo quel momento di profonda condivisione, i pellegrini continuarono a riunirsi regolarmente all’interno di comunità per vivere momenti di amicizia, di preghiera e di festa.

“Fede e Luce”, facendo tesoro di quell’esperienza, si è strutturata nel tempo con l’obiettivo di sottrarre le famiglie alla tentazione di isolarsi e pian piano scoprire che proprio il loro figlio più fragile può essere fonte di solidarietà e di unione con gli altri. Da qui il motto che accompagna i membri: “Meglio accendere una luce che maledire l’oscurità”.

 

 

Il culmine dell’Undena si è raggiunto, venerdì 24 agosto, con il Giubileo dei Sacerdoti e dei Diaconi. Accanto al Vescovo Favale, il sacro rito è stato officiato dall’Arcivescovo di Zara, Mons. Želimir Pulji? e dal Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Zara Mons. Josip Lenki?.

Dopo aver ringraziato il Vescovo Favale per l’accoglienza, Mons. Želimir Pulji? nel breve discorso prima dell’omelia ha voluto rivolgere un «saluto speciale a don Giovanni Amodio che due mesi fa venne a Zara, insieme al Sub Commissario Giangrande e al Maresciallo Stefano de Carolis, con il piano di portare le reliquie di Sant’Oronzo nella città di Turi».

«Di fronte alla supplica del Vescovo Favale e alle parole convincenti dell’Arciprete don Giovanni – ha proseguito l’Arcivescovo di Zara – non mi è rimasto altro che fare tutto il possibile affinché si realizzare il piano pastorale che possiamo chiamare “piano don Giovanni Amodio”. Con l’aiuto del Ministero della Cultura in Croazia le reliquie di Sant’Oronzo sono qui esposte alla nostra venerazione».

«Da quello che ho letto – ha concluso Mons. Pulji? – la Festa di questo Vescovo Martire è molto sentita a Turi e in tutta la Puglia. Sembra che coinvolga intensamente l’intera cittadinanza con grande vivacità sia nella dimensione liturgica e spirituale che nella condivisione gioiosa delle manifestazioni civili, nelle quali la ragione della fede incrocia l’anima devota e popolare. Ed è questo il bello che ci portano i Santi, ci fanno riunire in Cristo, portandoci il suo messaggio e la testimonianza del suo sacrificio».

Prima di giungere a Turi per omaggiare l’intera comunità pastorale chiamata ad onorare l’importante appuntamento giubilare, i due vescovi zaratini hanno fatto tappa a Conversano. Qui, dopo essere stati accolti nel Palazzo Vescovile da Mons. Favale, hanno visitato il Monastero di San Cosma e Damiano, la Cattedrale e il Monastero di San Benedetto, sotto la guida dello storico conversanese Antonio Fanizzi.

 

Il 24 agosto, infine, è stato anche il giorno in cui i ragazzi del Cammino di Sant’Oronzo hanno fatto rientro a Turi, portando a compimento il faticoso pellegrinaggio che ha toccato le terre di Puglia più devote al nostro Protettore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *