Archivio Turiweb

La Voce del Paese – un network di idee

Politica

Coppi sfida l’innominato Gravinese

Coppi ultimo comizio 2018

“Il gruppo dirigente del PD venga in piazza a prendersi il merito
di aver fatto venire il Commissario”


“Stasera vi parlerò dei miei errori, perché di errori ne ho commessi anche molti. Non mi voglio nascondere dietro niente. Non è più il tempo della mediazione, forse ho usato troppa mediazione in questi quattro anni”.

L’apertura del comizio dell’ex sindaco Coppi fa sperare che sia arrivato il tempo della verità, che alla diplomazia e al silenzio si sostituisca finalmente una coscienziosa analisi del fallimento del progetto politico che, fin dalle prime battute, si è caratterizzato per una costante afasia, un’incapacità di comunicare con i cittadini, intercettandone esigenze e prospettive. Non a caso più volte abbiamo sentito dire dai vari esponenti di questo governo cittadino che “hanno lavorato in silenzio”, ed è stato proprio quel silenzio – intervallato da qualche sterile rigurgito contro la stampa locale – che ha scavato un solco sempre più profondo tra sé e la comunità.

La politica è partecipazione: questa amministrazione ha optato per la “beata solitudine”, uno stoicismo che ha finito per essere letto come arrogante supponenza.

Tornando al comizio, le aspettative sono per l’ennesima volta tradite. Coppi non parla al paese e non parla del paese; la sua urgenza è indicare il responsabile del commissariamento, tracciare un linea immaginaria tra i buoni e i cattivi. Ma anche in questo caso, resta nel vago: parla genericamente del “nuovo gruppo dirigente del PD”, che fin dall’inizio avrebbe creato ad arte situazioni di tensione, minando la stabilità della maggioranza e, in ultimo, non disdegnando neanche il ricorso ai veti e ai ricatti politici.

Ci pare lecito chiedersi perché, se ci sono stati ricatti politici, non si è provveduto a denunciarli a tempo debito. Magari in occasione del rimpasto di giunta, quando puntando i piedi Coppi avrebbe potuto cambiare le sorti del governo. Ora è giusto che si paghi il conto di quel tatticismo silente che, in buona o cattiva fede, si è deciso di portare avanti. Rinfacciare oggi al PD di non essere stato un alleato fidato assume il sapore sgradevole della rivendicazione; il famoso sassolino da togliersi per marchiare a fuoco il partito ed ipotecarne la credibilità per le prossime elezioni.

La politica è anche tempismo: questa amministrazione si è dimostrata una volta in più asincrona, raschiando un vinile che ha continuato a suonare la traccia dei ‘fuoriclasse incompresi’.

Altra annotazione è che il nome di Giuseppe Gravinese non viene mai tirato in ballo. Il segretario cittadino del PD diventa una sorta di convitato di pietra in piazza XX Settembre. E questa è solo una delle tante omissioni: si ammicca alla questione della ‘moltiplicazione dei pani e delle tessere’, senza avere l’audacia di denunciare eventuali irregolarità; ci si vanta di non aver dispensato incarichi sottobanco, ma non si dice chi li avrebbe chiesti. Un gioco di specchi in cui le ombre diventano volutamente indistinguibili.

Ecco perché suona come uno sberleffo la sfida lanciata quasi in conclusione da Coppi: “Chiedo dunque al nuovo gruppo dirigente del PD di venire in piazza e prendersi il merito di aver fatto venire il Commissario”. Per quando sarebbe conveniente cedere alla tentazione della semplificazione, il commissariamento del Comune di Turi è l’esito di quattro anni di occasioni perse, di ‘probabili cadute su disastri annunciati’, di un patrimonio politico che è stato azzerato in favore della ‘ragione di stato’ e della proverbiale ‘conservazione della specie’.

FD

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *