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Politica

Gravinese nella segreteria provinciale del PD

Gravinese e il governatore di Puglia Michele Emiliano

E intanto chiarisce, in esclusiva a La Voce del Paese:
“Non spettano a me le sorti di questa amministrazione”


Giuseppe Gravinese è entrato nella segreteria provinciale del PD.


Cosa comporta il ruolo nella segreteria provinciale?

“Comporta altri sacrifici e altro impegno per il partito e per la gente. È un ruolo importante se lo si svolge in un determinato modo.
La segreteria non è un organo politico ma esecutivo, per questo diventa il necessario collegamento fra la politica e tutto il territorio metropolitano. Cura le iniziative, la promozione e i rapporti con gli enti locali di tutta la provincia. Fino al 4 marzo tutta la squadra sarà impegnata per la campagna elettorale nei diversi collegi baresi”.


È un riconoscimento da Bari per non aver fatto ancora cadere Coppi?

“Mi costringe a ripetere quello che ormai tutti sanno, non sono io che ho la prerogativa di tenere le sorti di questa amministrazione. Come già più volte detto il sindaco e parte della maggioranza da tempo ha scelto di esautorare i partiti e di tenere rapporti diretti fra gli eletti. Non si può pensare di rivolgersi ai partiti solo quando vi è da mettere una pezza a qualcosa, i partiti devono essere il fulcro della vita politica e amministrativa di un paese, devono essere utilizzati per la programmazione e per il raggiungimento degli obiettivi comunemente fissati, non possono ritenersi un mero luogo di pronto soccorso per le emergenze politiche.

Solo se i partiti fossero parte attiva della quotidiana vita amministrativa potrebbero davvero contribuire a ripristinare equilibri momentaneamente saltati, qui invece si fa finta di non vedere quello che è chiaro a tutti. Ognuno poi è libero di scegliere come andare avanti, se si ritiene utile e appagante è cosa soggettiva a quanto pare”.


Sarà lei il prossimo candidato sindaco di centrosinistra?

“No, non è la mia aspirazione. La mia attività e quella di tutto l’odierno circolo del Partito Democratico è quella di formare una classe dirigente coesa e che si metta al lavoro conoscendo già il modo di pensare e le linee guida dei propri compagni di viaggio.

Le accozzaglie elettorali, come testimoniano le ultime esperienze, non portano mai alcun vantaggio al nostro paese anzi per la maggior parte delle volte determinano solo frizioni e stalli”.


Quale conseguenza ha avuto la remissione delle deleghe di Tardi?

“Immagino siano un messaggio forte, conosco Giuseppe Tardi saranno state sofferte e inevitabili. Lui non è uno che rimette le deleghe e poi fa finta di nulla.

Per fugare ogni dubbio, tornando alla sua seconda domanda, sulla storia delle interferenze baresi posso chiaramente dirvi che nessuno ha la bacchetta magica e nessuno da Bari può agire sulla cosa più importante che appartiene ad ogni politico e a ogni essere umano, la dignità e il rapporto che un eletto ha con il proprio elettorato.

Tardi è stato eletto da indipendente da un gruppo di persone, molte visto che fu il più suffragato dei maschietti, che gli conferirono specifico mandato. Lui deve dare conto ai suoi elettori. Non può nessuno da fuori cambiare queste regole.

Se qualcuno pensa che in politica, e per deformazione ritorno sempre sul mandato di rappresentanza che ogni eletto provvisoriamente detiene, sia possibile fregarsene dei propri elettori e assecondare i desiderata di qualche singolo commette un grave errore e trasmette ai cittadini un triste messaggio di inutilità del voto.

Questi atteggiamenti, purtroppo, sono quelli che allontanano dalla politica le persone che vogliono davvero contribuire al bene comune per fare spazio a chi pensa di mettere solo insieme consensi per le competizioni elettorali senza alcuna programmazione e appartenenza.

Per questo motivo ci vogliono maggioranze più unite con i partiti al centro delle attività e a dare conto dell’operato dell’amministrazione ai propri elettori e, perché no, opposizioni più determinate e orgogliose. Questa è la vera rappresentanza e questa è la vera democrazia”.

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