La Susca al posto del Capo Di Bonaventura. E Menino cede all’ennesimo ‘ricatto’
Metti la Susca qua e di DiBonaventura là. Il cambio imposto da Menino ci ricorda una vecchia e simpatica canzone-filastrocca: “Quella macchina qua devi metterla là, quella macchina là devi metterla qua”. O se preferite, è la legge della proprietà commutativa: cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia. Anzi, peggiora!
Così, per soddisfare il capriccio di un consigliere, e per non andare a casa, Menino ha ceduto all’ennesimo ricatto politico: l’architetto Delia Susca dall’Ufficio Lavori Pubblici è stata spostata all’Urbanistica, mentre l’ing. Giuseppe Di Bonaventura è costretto a subire questo capriccio, passando dall’Urbanistica ai Lavori Pubblici.
Certo, il lavoro di entrambi è a nostro avviso molto discutibile; abbiamo raccontato le tante inefficienze imputabili a entrambi gli uffici (carte e progetti dell’Ufficio Urbanistico che stranamente stazionano nei cassetti e poi magicamente diventano operativi e prioritari; incarichi dei Lavori Pubblici affidati quasi sempre a esperti esterni; lavori vergognosi come quelli del parco in via Conversano, sulle ceneri dell’ex ospedale; opere sbagliate (ricordate gli scavi a largo Pozzi?). Diciamola tutta, entrambi andrebbero più che invertiti di ruolo, mandati a raccogliere le ciliegie (se proprio devono, è il momento dell’acinino…). Ma il punto non è questo. Il ‘changè la dame!’ è inutile, dannoso, improduttivo. È utile solo a Menino.
Certo, gli spostamenti si possono fare, ma ancora una volta l’azione è frutto di opportunismo, non il calcolo di un’attenta programmazione e razionalizzazione delle risorse umane. Il cambio è il frutto amaro di un ricatto.
Il casus belli
Tutto nasce da richieste inevase del consigliere Giuseppe Tardi, che chiedeva conto di alcune opere pubbliche non ancora realizzate (campo sportivo, rotatoria, e altro) all’Ufficio diretto dalla Susca. Il caposettore non ha mai risposto, né verbalmente e neppure informalmente, nonostante Tardi abbia scritto nero su bianco. Tardi si è sentito maltrattato, e così ha presentato a voce le sue rimostranze al sindaco, chiedendo di tutelare la sua immagine di consigliere comunale. Il sindaco non ha risposto, e Tardi sarebbe passato all’attacco con una mail scritta, minacciando di far venire meno il numero in maggioranza al voto del consuntivo, facendo cadere l’amministrazione Coppi.
Coppi non si è assunto la responsabilità
Il sindaco Coppi furbescamente non ha risposto per iscritto (verba volant scripta manent). Sotto pressione di Tardi – “Se non lo fai ti mando a casa” – Coppi ha invertito i ruoli dell’arch. Susca e dell’ing. Di Bonaventura appena scaduto il decreto di assegnazione degli incarichi.
Era necessario agire in questo modo? Ancora una volta Coppi si è nascosto, rifuggendo dalle sue responsabilità. Poteva intervenire in tanti altri modi, sanzionando, scrivendo agli Uffici, chiedendo conto delle opere e degli iter burocratici. “Perché non è nella sua indole affrontare le questioni di petto. Ma è subdolo” – ha dichiarato il consigliere Leo Spada ai nostri microfoni, nell’intervista che segue.
Le questioni legate ai Lavori Pubblici e all’Urbanistica non si risolveranno di certo così. Anzi, ora dobbiamo aspettarci possibili azioni di ostruzionismo. Il potere maggiore negli enti comunali lo detengono proprio i dirigenti e capi ufficio. Loro restano, le amministrazioni passano. Menino a casa? Fusse che fusse la vortabbona…