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Politica

Migranti accampati. È sbando totale

Il carro trionfale utilizzato come accampamento

Samir è lì, dove tra qualche mese Ciccio si farà il segno di croce. È in ginocchio sul tappeto, proprio dov’è custodito il carro trionfale di Sant’Oronzo; invoca il nome di Allah. Sono gli ossimori e le contraddizioni dell’umanità.

Le selezioni all’arco Marchesale.

Jamal, come Samir, è stato ‘ingaggiato’ all’arco Marchesale, giovane e idoneo per la raccolta delle ciliegie, selezionato come al mercato degli schiavi, dai turesi stessi, produttori cerasicoli, che si lamentano del degrado, dei bivacchi e degli accampamenti ovunque, ma non disdegnano la forza lavoro proveniente dal Marocco, quindi dalla Calabria. Sono gli stessi contadini di Turi a chiedere l’utilizzo di questa forza lavoro; nella maggior parte dei casi li chiamano pure, si conoscono, sembra come se sono di famiglia, ma di fatto lavorano e basta, non sono nemmeno invitati per un caffè.

Jamal ci accompagna nel tour cimiteriale, dove i primi extracomunitari giovedì 4 maggio si sono accampati abusivamente con tende, cartoni, mezzi di fortuna. Utilizzano i bagni pubblici per lavarsi, caricare i cellulari, per la siesta. Un locale alle spalle dei bagni è diventato dormitorio. Mentre le signore turesi che fanno visita ai propri cari corrono furtive all’ingresso; qualcuna apre la porta del bagno e deve rinunciarvi, non ci sono forze di sicurezza.

I turesi ci vogliono…

“Siamo venuti qui perché nessuno ci ha detto niente. Sono gli agricoltori di Turi che ci chiamano e ci conoscono pure, sanno chi siamo. Il primo appuntamento – conferma – è all’arco Marchesale; arriviamo lì e incontriamo le persone che ci faranno lavorare, e che sanno già chi siamo, perché i turesi ci vogliono, hanno bisogno di noi, solo noi raccogliamo le ciliegie a 50 euro per 10 ore al giorno”. Insomma, il cimitero è per loro un accampamento sicuro, “anche perché nessuno ci dice dove andare”.

L’indifferenza totale dell’Amministrazione comunale è evidente: loro saranno pure abusivi, ma la gestione di questa emergenza è allo sbando totale, sia dal punto di vista amministrativo (non ci sono indicazioni pratiche), sia dal punto di vista politico (Turi è ignorata dagli enti provinciali e regionali).

Coppi scrive al Prefetto e sbugiarda se stesso.

“Vedrete – ci avvertì Jamal venerdì scorso – ne stanno arrivando tanti altri”. E infatti, una settimana dopo sono accampati in piazza Resta, in cinquanta con materassi e altre tende all’aperto. Solo così, il sindaco Coppi, davanti all’evidenza, si è visto costretto a convocare una conferenza stampa, che si è tenuta mercoledì 10 maggio; nemmeno quelle immagini girate su Facebook erano quelle che spesso, irresponsabilmente, bolla come “chiacchiere da bar”, scomparendo dalla scena.

Di fatto, il primo cittadino, in questa conferenza, si è lavato le mani: Coppi ha scritto una lettera al Prefetto e a tutte le Forze dell’Ordine chiedendo una “attivazione di controlli”, ma non fornisce al momento indicazioni su come verrà affrontato il problema.

E non è tutto. Coppi ammette che l’allestimento della tendopoli nel 2016 è costata quasi 12mila euro alle casse comunale, a differenza di quanto si era sostenuto (il famoso “rimborso” che sarebbe dovuto arrivare dalla Regione).

Infine, accenna, a un ultimo incontro con la Prefettura tenutosi il 26 aprile; evidentemente non si è riusciti a ottenere nessuna garanzia. Questo è un dato politico interessante; certifica che “il giardino della Provincia” continua ad essere ignorato. Coppi è un danno politico per Turi, che nello scacchiere provinciale non conta più nulla.

 

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