Onofrio Pagone: “chi ama non sbaglia!”
È tornata anche a Polignano, lo scorso lunedì 24 Aprile, la “Notte di Inchiostro di Puglia”. Tale iniziativa, nata quattro anni fa dall’idea del blogger Michele Galgano, è un invito alla lettura in una regione che, le statistiche lo dimostrano, legge poco! Per una notte caffè letterari, librerie, associazioni culturali, sparsi in tutta la regione, si sono trasformati, in simultanea, in “fortini letterari”, in luoghi cioè in cui la cultura resiste. Polignano, come comune, ha abbracciato l’iniziativa.. Per l’occasione quindi Palazzo San Giuseppe e la Biblioteca comunale si sono trasformati in luoghi di resistenza in cui i presenti si sono ritrovati intorno ad un amico comune: il libro.
La presentazione del romanzo “Io non ho sbagliato” di Onofrio Pagone, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, è stato il secondo appuntamento previsto nell’ambito del programma polignanese di “Notte di Inchiostro di Puglia”. La presentazione, che ha avuto luogo presso Palazzo San Giuseppe, è avvenuta attraverso l’intervento dell’Assessore alla Cultura del Comune di Polignano a mare, Marilena Abbatepaolo in collaborazione con Tina Ottavino, organizzatrice turese di eventi. Katia Berlingerio (insegnante, avvocato con la passione per il teatro) ha accompagnato la presentazione con la lettura di passi scelti dal testo.
“Il libro Io non ho sbagliato è un viaggio. Il tema scelto per questa serata è infatti il viaggio”- a parlare è l’assessore Abbatepaolo annunciando l’ inizio del viaggio verso sé stessi e verso gli altri che sta per compiersi attraverso il romanzo di Onofrio Pagone e durante l’intera serata.
Il contenuto del libro si intreccia alla storia professionale e al vissuto emotivo dell’autore. La storia, infatti, è quella di una studentessa diciasettenne intervistata dall’autore a Bari. La ragazza è scappata clandestinamente dalla Romania per raggiungere la madre che svolge il lavoro di badante vicino Bari per poter dare alla luce il bambino che le cresce in grembo e che lei desidera. Un viaggio, faticoso e drammatico, intrapreso dalla ragazza per amore e che avrebbe dovuto condurla verso l’amore, primo fra tutti quello di sua madre. Eppure, non sempre, quello che ci si aspetta si realizza. La ragazza partorisce e il bambino le viene tolto. Divisione forzata compiuta non sulla base della volontà della ragazza, ma sull’ interpretazione arbitraria degli scossoni del capo da lei compiuti in risposta alla domanda, espressa in italiano, poco prima del parto: “Vuoi tuo figlio?”. La non comprensione della lingua italiana e quindi della domanda stessa e la conseguente impossibilità di comunicare in italiano decreteranno l’evolversi della vicenda da quel momento in poi.
È il dramma della comunicazione umana, della violenza istituzionale, della maternità voluta ma non espressa, sentita dalla ragazza ma non capita dagli altri, resa drammatica da chi avrebbe dovuto aiutarla e proprio nel luogo dove lei si pensava felice con suo figlio. Un insieme di emozioni contrastati che hanno colpito l’autore al punto da superare la cronaca, cui solitamente è abituato per lavoro, e trasformarsi nella narrazione, in prima persona, della storia di una ragazza semplice, giovane ma matura che voleva diventare mamma.
Attraverso il racconto, Onofrio Pagone trasferisce direttamente al lettore le emozioni provate.
Tina Ottavino, come sicuramente molti lettori, è stata particolarmente colpita dalla capacità di immedesimarsi dell’autore nel vissuto della maternità e quindi della figura della donna.
A tal proposito l’autore precisa:” L’uomo non è un elemento a parte rispetto alla maternità. La maternità è un prodotto comune e significa genitorialità di entrambi. Se affrontiamo il tema della maternità in termini di genitorialità, non esiste più una distinzione tra il papà e mamma, l’uomo e la donne. Non ho avuto difficoltà a raccontare quello che una donna può provare rispetto al figlio che arriva semplicemente perché penso che, sotto il profilo della genitorialità, sia lo stesso di ciò che può provare il padre”.
In conclusione l’autore, in riferimento al titolo scelto, aggiunge “io non ho sbagliato è un espressione ricorrente fin dalle prime pagine. “Io non ho sbagliato” perché io ho amato e chi ama non sbaglia!”
Il romanzo dunque invita a compiere un viaggio d’amore introspettivo attraverso il viaggio geografico e sentimentale della ragazza che ha scoperto l’amore di essere mamma.
“Dedicarsi ad un libro è un modo per non sbagliare perché contiene tante vite e leggere un libro è un modo per incamerarle tutte”- con queste parole di Onofrio Pagone auguriamo a tutti di scoprire la bellezza di un viaggio condotto su un mezzo di trasporto diverso dai tradizionali, il libro appunto, ma che può portare altrettanto lontano, a nuove conoscenze, o avvicinare così tanto a se stessi fino a conoscersi meglio.