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Una nuova cooperativa per il centro di accoglienza di Turi

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Dall’Amministrazione Comunale ci arriva la notizia che a giorni, forse a fine settimana, ci sarà l’aggiudicazione a favore di un’altra cooperativa per la gestione del gruppo di migranti ospiti di Turi. Esce dunque di scena la cooperativa Cometa, che comunque pare si sia adoperata per ospitare e accogliere al meglio i migranti.

Alla gara d’appalto hanno partecipato due realtà turesi: l’Holiday residence, che ha nuovamente vinto, ed una struttura ricettiva sita in Via Gramsci, che pare sia arrivata ultima. Ciò significa che per il 2017 Turi non dovrebbe essere destinataria di altri richiedenti asilo: la lunga polemica che si era creata sentendo solo la voce di un probabile arrivo di un nuovo gruppo di migranti è stata dunque assolutamente inutile.

A giochi ormai fermi, ci permettiamo qualche considerazione. Turi, così come ogni altra città italiana che in questi anni si è dovuta confrontare con il fenomeno dell’immigrazione, non è un paese razzista. Casomai è un paese impreparato, e dunque impaurito. Scorrendo i social, i commenti che balzano agli occhi si allineano lungo una duplice direttrice: la sicurezza (i migranti ce li ritroviamo fuori dai supermercati a chiedere l’elemosina e chissà cos’altro fanno) e la rabbia per quella che viene percepita come “disparità di trattamento” (i migranti ricevono vitto, alloggio e spesso trovano anche lavoro; noi turesi siamo abbandonati a noi stessi).

Se si vuole superare con successo questa nuova sfida – almeno a livello locale, giacché la politica nazionale e quella comunitaria sono a dir poco lacunose – ci pare che sia debba lavorare molto sulla cultura dell’integrazione, aiutando a smontare i facili pregiudizi alimentati spesso da situazioni di disagio personale, cui il sistema sociale – quel famoso welfare continuamente depotenziato – non riesce a dare sufficienti risposte. Ed il miglior modo per iniziare è la trasparenza: trasparenza nei fondi percepiti dalle cooperative per la “gestione” dei migranti e trasparenza nella linea comunicativa dell’amministrazione. Quest’ultima non può continuare a ritenersi “entità superiore” che decide se e quando comunicare con i cittadini (si vedano a tal proposito le dichiarazioni di Lavinia Orlando in merito alla vicenda della “questione meningite”). L’arroganza – anche quella in buona fede – non genera altro che confusione e intolleranza, due atteggiamenti che allontanano sempre più Turi dal riscoprirsi comunità.

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