Archivio Turiweb

La Voce del Paese – un network di idee

Politica

Sì o No: le ragioni in un confronto pubblico

Giovanni Giuliano, Daniele Amatulli e Lamberto Camposeo

 

Con Comuni Intenti si chiariscono le motivazioni del Referendum Costituzionale


Si è svolto nella mattinata di domenica 20 novembre, presso il Centro Studi di storia e cultura “Matteo Pugliese” di Turi, l’incontro organizzato da Comuni Intenti sul Referendum Costituzionale. Votare sì o votare no il prossimo 4 dicembre? È un appello al voto, quello rivolto in apertura dei lavori di confronto, moderati da Giovanni Giuliano e introdotti da Lamberto Camposeo. “Fra venti anni, guardando ad oggi, dobbiamo sentirci fieri di essere stati informati, di aver ben compreso, di quello che vogliamo, del nostro voto” – ha spronato Camposeo, lasciando poi la parola agli ospiti e al confronto tra le ragioni del Sì e del No.

A rispondere alle domande del moderatore, Francesco Lerede, esponente del Movimento Turi Revolution, e Daniele Amatulli, responsabile delle comunicazioni politiche europee e internazionali GD Puglia.

Al centro dell’intero dibattito pubblico c’è la Carta Costituzionale, quell’insieme di norme purtroppo conosciute a pochi, che rappresenta il pilastro della nostra Repubblica Democratica, approvata nel dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1 gennaio 1948. “Parliamo di un testo che quando fu approvato, vide il coinvolgimento di tutte le parti politiche; oggi – tuona Lerede – la revisione delle norme costituzionali che il Referendum vuole modificare, è stata approvata da una minima parte delle fazioni politiche esistenti. È un chiaro esempio di limitazione della nostra democrazia”.

Non si lascia intimidire Daniele Amatulli, giunto con qualche minuto di ritardo al confronto, dalle parole espresse da Lerede ed anzi attacca rilanciando una domanda ai presenti. “In questo momento storico, quanti sono stanchi e lamentano i processi istituzionali italiani? Oggi il nostro Stato necessita di un cambiamento, ed è per questo che è importante votare Sì”. “Ammettendo – prosegue con fermezza – che le istituzioni sono lente e non del tutto rispondenti ai nostri bisogni, ammettiamo la necessità di apportare modifiche. In questo momento storico – ribadisce Amatulli – necessitiamo di tempistiche certe e azioni più rapide, che grazie a queste riforme costituzionali saranno possibili. In tutto questo, nessuno mette a repentaglio la nostra Democrazia”.

Francesco Lerede e Giovanni Giuliano

Sono quesiti ritenuti “ingannevoli” nei titoli, quelli che, secondo il parere del fronte del No rappresentato da Francesco Lerede, sono chiamati a votare gli italiani il prossimo 4 dicembre. “I titoli sono posti in maniera errata” – aggiunge, entrando nel dettaglio dei punti costituzionali che il Referendum vuole modificare. “Si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche gli amministratori locali chiamati a comporre il nuovo Senato godrebbero dell’immunità parlamentare; anziché superare il bicameralismo paritario, la riforma lo rende più confuso, creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato; la riforma – prosegue nei vari punti – non semplifica il processo di produzione delle leggi, ma lo complica: le norme che regolano il nuovo Senato, infatti, produrrebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti; i costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare solo il 20%; l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare; il combinato disposto riforma costituzionale-Italicum – cita infine – accentra il potere nella mani del governo, di un solo partito e di un solo leader”.

A smontare i punti e le ragioni del No, Daniele Amatulli che ribadisce, passo dopo passo, la necessità di votare il Sì. “Con questa riforma possiamo dire addio a questo bicameralismo che non è più espressione delle necessità attuali, dei nostri tempi: si supera il famoso ping-pong tra Camera e Senato, con notevoli benefici in termini di tempo; la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, ndr) produrrà notevoli risparmi; grazie all’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario migliora la qualità delle democrazia; il Senato farà da ‘camera di compensazione’ tra governo centrale e poteri locali, quindi diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale”. “Potremo – sottolinea – avere in Senato e tra quel numero inferiore di senatori dei veri rappresentanti dei territori. Oggi, non mi sento rappresentato da alcun senatore”. “Oggi – riprende con forza – non conosco alcun senatore meritevole, non si conoscono se non dopo la loro morte. Citami – rivolgendosi a Lerede – un senatore che rappresenta il nostro territorio, che sia meritevole, che stia portando beneficio alla sua terra. Io, non ne conosco! Voglio in Senato persone che sia no filtro della loro terra!”.

Netta è comunque l’espressione del No dinanzi alla scelta referendaria. Ma cosa accadrà il 5 dicembre se vince il No? “Si parlerà di modifiche, ma le si sceglieranno tutti insieme. Le modifiche potranno essere condivise” – ha obiettato Lerede.

“Se vince il No – ha riguadagnato la parola Amatulli – gli Italiani pensano di mandare a casa Renzi. Molti infatti credono che rispondere No al Referendum significa dire No al governo Renzi. Invece dire No significa non voler riconoscere la necessità del cambiamento, la necessità di ridurre il numero dei senatori, la necessità di abolire il CNEL. Se vince il No – conclude – non so se e quando capiterà nuovamente, per noi italiani, la possibilità di cambiare quello che oggi lamentiamo”.

Una lunga mattinata, proseguita in un confronto tra ospiti e presenti, nella quale è emerso sicuramente un dato incontrovertibile: il 4 dicembre 2016 sarà una giornata che entrerà nei libri di storia. Gli italiani sono chiamati ad esprimere un loro parere, con il loro voto. Nessuno potrà dire loro cosa votare, come esprimere il proprio diritto che questa volta è apartitico. Riguarda tutti noi, senza alcuna distinzione e colore. Necessario non è sedersi e guardare. Fondamentale è agire. La nostra arma è una matita. Il 4 dicembre andiamo a votare!

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *