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Cultura

Passeggiata tra Presepi e odori del passato di Turi

I Vecchi Tempi

 

Paolo Borracci: “Una passione nata dalle mazzate di mio padre”


Durante un freddo pomeriggio autunnale di novembre, dove solitamente si rimane in casa sotto le coperte o seduti sulla poltrona di fronte al camino, abbiamo fatto una suggestiva passeggiata attraverso gli odori e le tradizioni tra le vie del borgo antico di Turi. Ad accompagnarci in questa passeggiata c’è stato il mastro presepiaio Paolo Borracci, che tra una folata di vento e l’altra ha voluto raccontarci la sua storia.


Buon pomeriggio Paolo, com’è nata la tua passione per i presepi?

“Tutto è nato quando ero ancora bambino. Più o meno durante il periodo natalizio, mentre aspettavamo con gioia che nostra madre facesse le pettole. Tutti insieme facevamo l’albero e il presepe, e mia madre aveva delle statue in terracotta molto antiche ereditate da mio nonno. Mio nonno è stato un antico fornaio turese e, ogni volta che andava a Bari per la fornitura del forno, si fermava nei negozi per comprare queste statue.
Da bambini in quel periodo giocavamo in casa, e in uno dei vari giochi, correndo e scappando, urtai e ruppi le preziose statue di mia madre. Ricordo che mio padre non ebbe nemmeno il tempo d’ascoltare come tutto era accaduto, che già mi stava dando una bella lezione a suon di sberle. Il senso di colpa che avevo era atroce e per rimediare al danno fatto iniziai a usare delle pietre per costruire delle statue per mia madre”.


I tuoi genitori quindi erano contenti di questa tua passione?

“Beh, tutto sommato sì. Prima abitavamo nell’attuale Forno D’Addante, ma poi ci siamo trasferiti in un’altra zona del centro storico. Inizialmente ai miei genitori non dava fastidio questo mio passatempo, ma a lungo andare disturbavo la loro quiete, dato che lavoravo e facevo molti rumori di notte. Inoltre mia madre si ritrovava spesso con la casa piena di sporcizia a causa del lavoro artigianale che svolgevo”.


All’epoca eri solo un bambino, col tempo come hai perfezionato la tua arte?

“Pian piano ho iniziato ad usare anche altri materiali, come ad esempio il sughero o anfore che facevo tagliare per gli usi che volevo farne. Ho iniziato anche a fare alcune mostre presepiali nel centro storico con le opere che ho creato”.


Tra le varie mostre, hai iniziato a operare anche nel Forno D’Addante.

“Quella del forno è una storia particolare. Sin da quando ci siamo trasferiti diventò un deposito, tanto è vero che, quando nel 2008 il mio amico Paolo Florio mi chiedeva di farglielo vedere, inventavo sempre una scusa per non farlo, perché mi vergognavo d’avere quel posto in quelle condizioni. Dopo tanta insistenza, però, alla fine ho ceduto ed ho fatto vedere i locali a Paolo: dal suo stupore mi ricordai della vera bellezza di quel posto.
Quindi ci mettemmo subito all’opera e iniziammo a pulire il forno. Abbiamo passato sei mesi di sudore per riportare il forno alla sua bellezza originaria, e infine ne uscì davvero una bomboniera. Da lì iniziammo a fare le prime mostre presepiali (con la novità d’avere un presepe nel forno) e della civiltà contadina, che è una passione che io e Paolo Florio condividiamo appieno”.


L’idea di creare un’associazione come vi è venuta?

“La creazione de ‘I Vecchi Tempi’ è stato poi un evento naturale, dato che le passioni erano comuni e che le collaborazioni già c’erano, il passaggio è stato davvero veloce. Poi sono nate varie collaborazioni, come ad esempio quella con ‘Il Viandante’, con cui abbiamo condiviso le chiavi del locale senza gelosia e che spesso ha portato turisti nel nostro forno”.


La tua passione per i presepi non accenna a fermarsi a quanto pare, avete delle novità per la mostra di quest’anno?

“L’8 dicembre alle 19:30 ci sarà l’inaugurazione della quarta edizione di storia presepista in via XX Settembre. Quest’anno ci sono molte novità, sia a livello di contenuti che di location, dato che abbiamo l’intenzione di ritornare ad organizzare una scenografia presepistica all’interno della Chiesetta di San Rocco”.

Un grazie e un in bocca al lupo a Paolo Borracci e ai suoi soci, che continuano a portare avanti queste tradizioni, che altrimenti resterebbero letteralmente intrappolate nei depositi fisici e mentali del nostro Paese.

 

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