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Si è chiuso un portone, ma si è aperto il cuore!

Giubileo 2016 Favale (4)


Il vescovo Favale chiude la Porta Santa nel Giubileo della Misericordia e lancia un appello ai sacerdoti e alle nostre comunità


Un seme di speranza è stato gettato nel terreno fertile di una delle Diocesi più belle al mondo, la nostra Conversano-Monopoli. È il seme che germoglia e genera frutti di misericordia. E per questo, sia ringraziato papa Francesco e sia lodato il Signore, perché questo anno giubilare che si conclude ha chiuso un portone e ha aperto per sempre il cuore, tanti cuori di numerosi fedeli.

L’anno del Giubileo ha segnato un’esperienza di forte cambiamento anche per me, è stato un anno di grazia che un giorno avrò modo di raccontarvi.

Giubileo 2016 Favale (2)

Sabato 12 novembre, nell’accogliente Cattedrale di Conversano, il nostro vescovo Giuseppe Favale ha chiuso la Porta Santa della Diocesi e attraversato la navata centrale in un tripudio di fedeli in festa, perché forse è vero che il bello di questo Giubileo che si conclude domenica prossima in piazza San Pietro, deve ancora venire.

E tante cose belle sono accadute in questo anno, ha ragione Favale: “quante risurrezioni ci sono state, quanti passaggi da morte a vita. Quanti fratelli e sorelle che da anni vivevano nel tormento di situazioni di peccato e che oggi sono stati capaci di compiere passi di autentico rinnovamento!”.

 

L’omelia del vescovo Giuseppe

Il pastore della nostra diocesi, nel corso dell’omelia, ha rivolto diversi appelli ai sacerdoti e alla comunità intera. Una predica difficile da sintetizzare per i tanti argomenti e aspetti rilevanti abbracciati.

Favale ha citato la “Chiesa del Grembiule” di don Tonino Bello, richiamando tutti quanti, religiosi e laici, a una maggiore responsabilità verso il compimento massimo del disegno di Dio, sposando i valori della misericordia, abbandonando ogni forma di ipocrisia che ci allontana dall’amore e dal perdono e ci avvicina all’odio, alla vendetta.

Favale si è commosso davanti a un’assemblea di fratelli e sorelle tutti così uniti, insieme. “Portate il mio saluto a tutte le comunità” – è la prima chiamata rivolta a parroci e diaconi. “Avete il compito di riversare sui nostri fedeli l’abbondanza della misericordia del Signore.

 

“Andate nelle periferie della nostra diocesi Conversano-Monopoli”

Giubileo 2016 Favale (1)

A sacerdoti, diaconi e religiosi, Favale chiede di raggiungere le “periferie” della diocesi, dove c’è emarginazione, povertà non solo materiale, ma soprattutto spirituale. È questa la missione da compiere attraverso il dono della misericordia.

“Cari sacerdoti e diaconi, siate strumento di misericordia – esorta il vescovo – percorrete con coraggio le strade degli uomini, create avamposti ecclesiali sulle tante frontiere di povertà e di emarginazione, non abbiate paura a sporcarvi questo grembiule di cui vi siete cinti. Lo chiedo anche a voi cari consacrati e consacrate, la vostra vita sia richiamo profetico delle realtà ultime”. Ai sacerdoti e diaconi, Favale rammenta: “tutti quelli che ci accostano, devono sentirsi amati da Dio. Usate questo grembiule per andare a cercare le situazioni più periferiche della nostra diocesi, lì dove più urge curare le ferite con l’olio della misericordia”.

I parroci devono sapere che la legge dell’amore non è utopia. Favale indica la strada e il giusto approccio con i fedeli: “Fatelo toccare con mano questo amore, attraverso la bellezza della vostra vita fraterna”.

 

L’appello ai fedeli: “Perdonate e vivete secondo misericordia”

Un consiglio alla comunità intera: “Cari fedeli laici, in qualunque stato di vita vi troviate, lasciate passare la misericordia nelle vicende concrete della vita, a casa, a scuola, a lavoro. Pensate e agite da uomini e donne misericordiosi. Sia questa, miei cari, la vostra carta d’identità. Date un volto nuovo alla vostra società. Se è vero che il perdono di Dio fa nuovo il cuore, questa novità deve potersi cogliere attraverso la misericordia. I cristiani devono essere uomini e donne che vivono gioiosamente la misericordia, dando concretezza e visibilità anche nelle azioni quotidiane”.

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Il Giubileo non finisce qui…

Che Chiesa sarebbe senza misericordia? “Svilirebbe e tradirebbe la sua identità – ammonisce il vescovo – la Chiesa riscopra le opere di misericordia corporali e spirituali, anche ora che l’anno santo si conclude. Proprio adesso, per il futuro, dobbiamo fare un esame di coscienza per analizzare le occasioni che Dio ci concede per dare volto alla misericordia, per capire se queste sono utilizzate al meglio”.

 

“Gesù non è profeta di sventure. Dio ci ama”

Il vescovo Giuseppe ha fatto luce su alcuni passaggi apocalittici delle letture, precisando che veramente grande è l’amore del Signore per noi. Il grande giorno che verrà, “sarà rovente come un forno, perché venendo, spazzerà via ogni malvagità, recidendone ogni radice e germoglio, e farà sorgere il sole di giustizia”. “Questo grande giorno – rassicura Favale – si è già compiuto grazie alla tenerezza di Dio che ha fatto visita in mezzo a noi, incarnandosi in Gesù. Dio è già dentro la storia. Nel volto di Gesù scorgiamo il volto del Padre, e attraverso il suo cuore cogliamo i palpiti della misericordia del Padre. Tutto in Gesù ci parla del padre, perché sono una cosa sola: “Chi ha visto me ha visto il Padre”, dice Gesù”.

 

Tutto passerà. Il dolore passerà. Solo l’amore resterà

“Cristo – ricorda Favale – muore sulla croce compiendo attraverso questo suo gesto, un atto di amore che lo lega per sempre a tutta l’umanità di cui diviene il salvatore. La croce è per lui il suo amare fino alla fine. La risurrezione è la risposta del Padre, ridandogli la vita ricrea tutta l’umanità, principio della nuova creazione che è già in essere e raggiungerà la sua pienezza quando tutto sarà ricapitolato in Cristo e Dio sarà in tutto e in tutti.

Dio prepara nuovi cieli e nuova terra per l’umanità e quando questo apparirà, noi conosceremo in pienezza il giorno del Signore. Ma il nuovo passaggio sarà accompagnato da tradimenti e persecuzioni che avverranno a causa del suo nome. Tuttavia possiamo guardare al compimento della storia senza paure o angosce. Affrontiamo il cammino. Con la perseveranza salveremo la nostra vita”.

“Per questo Gesù non è un profeta di sventura – ha concluso, a proposito dei fatti spaventosi raccontati nel Vangelo di Luca – l’apparizione della nuova creazione deve essere accompagnata dalla prova e dalla sofferenza, come avviene nelle doglie del parto, quando una nuova vita viene alla luce. Ma quando la nuova vita appare in tutta la sua bellezza, le sofferenze e le doglie scompaiono e non sono più ricordate”.

“Tutto passerà, solo l’amore resterà L’amore è eterno”.

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