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Cultura

Erasmus: un’esperienza di vita

Angelica Squeo


Angelica Squeo da Varsavia: “Once Erasmus, always Erasmus!”


È una delle esperienze formative e di crescita più amate e riuscite delle università. È una delle possibilità che garantisce, a numerosi studenti italiani e non, di vivere e toccare con mano luoghi, persone, usi, costumi, forme di istruzione lontane da casa, imparando non solo una nuova lingua, ma stringendo rapporti sociali che legheranno la persona a quel luogo per il resto della sua vita.

Parliamo dell’Erasmus, o European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, il programma di mobilità studentesca dell’Unione europea, creato nel 1987.

Tanti i ragazzi turesi che ne hanno aderito, ed oggi abbiamo incontrato Angelica Squeo, alla quale abbiamo rivolto alcune domande.

 

Che facoltà segui e perché hai deciso di aderire al programma Erasmus?
“Sono iscritta al secondo anno della magistrale in Psicologia clinica, presso l’Università degli Studi di Bari. La decisione di partecipare al programma Erasmus a dire il vero è stata molto impulsiva e fortemente voluta allo stesso tempo. Ho sempre desiderato viaggiare e conoscere il mondo, culture diverse e fare nuove esperienze. Quella era la mia occasione. Inutile dire che ero stanca della vita che conducevo nel mio piccolo paese, di vedere sempre la stessa gente intorno a me, delle mie abitudini e delle opportunità che quel posto mi offriva. Desideravo qualcosa di più, vivere forti emozioni ed esperienze indimenticabili: un Paese completamente diverso dal mio, punti di vista differenti, una nuova università e un nuovo metodo di approccio allo studio. L’idea di incontrare persone provenienti da qualsiasi parte del mondo e condividere con loro momenti di vita quotidiana è uno dei motivi che più mi ha portato ad intraprendere questa avventura. Avevo bisogno di esprimere quella che sono, o almeno credo di essere: una persona con una grande voglia di arricchirsi e crescere ogni giorno grazie alle esperienze che la vita gli offre”.

Dove sei ora e come sei stata accolta nella nuova realtà?
“Ho trascorso gli ultimi cinque mesi nella capitale della Polonia, Varsavia, e sono tornata in Italia da poco più di una settimana. Ricordo perfettamente il primo giorno di università: i membri di ESN (Erasmus Student Network) ci hanno accolto con grande entusiasmo. Fin da subito ho avvertito una forte sensazione di collaborazione e positività, voglia di condividere le proprie esperienze e conoscersi. Abbiamo trascorso la prima settimana di orientamento tra giochi, cene ed uscite per visitare la città, e ovviamente la sera i party non mancavano mai”.

Cosa ti ha colpito in positivo e negativo?
“Quando penso alla mia esperienza Erasmus, non riesco a trovare nulla di negativo, se non la velocità con cui sono trascorsi questi 5 mesi. Per la prima volta nella mia vita ho avuto l’opportunità di vivere da sola e quindi mettere alla prova le mie capacità di adattamento. Il risultato è stato sorprendente: mi sono fin da subito ambientata nella nuova città, e in quella che sarebbe diventata la mia seconda casa. Non ho avuto grosse difficoltà inizialmente, se non quelle relative all’utilizzo della lingua inglese. L’ostacolo principale è stato proprio questo, sia durante le lezioni, sia durante la comunicazione con gli altri studenti. Ma c’è una cosa che ho capito solo dopo poche settimane, che la voglia di conoscersi e di vivere ogni singolo giorno è così forte che le barriere linguistiche si annullano. Sono stati gli altri ragazzi, i professori e la positività dell’ambiente che mi circondava ad avermi dato il coraggio di cercare di comunicare, anche se commettevo molti errori, e a volte ero costretta a ripetere più volte quello che dicevo pur di farmi capire. Ma almeno ci ho provato. Con il tempo ho acquistato più fiducia in me stessa, e ciò non sarebbe stato mai possibile senza l’aiuto e la comprensione della gente meravigliosa intorno a me. Se dovessi pensare a qualcosa di negativo riguardo questa esperienza, beh, è sicuramente non aver potuto restare più a lungo e concludere così il mio ultimo anno di università”.

Ci torneresti?
“Certo che tornerei a vivere lì, forse non per sempre, ma per un altro lungo periodo sicuramente. Ci sono ancora troppe cose rimaste in sospeso: viaggi, escursioni e luoghi incantevoli che aspettano solo di essere esplorati”.

Qual è la difficoltà maggiore tornando in Italia dopo l’esperienza Erasmus?
“Quando torni nella tua città, dopo aver vissuto quasi mezzo anno all’estero, nella tua casa e con i tuoi nuovi amici, il ritorno è devastante. Ancora oggi, a distanza di una settimana e mezzo dal ritorno in Italia, mi sento in una fase transitoria. È come se stessi trascorrendo le mie vacanze qui, con la mia famiglia e i miei amici di sempre. È ancora difficile realizzare che la mia esperienza Erasmus si è ormai conclusa. Non avrei mai immaginato di dovermi ambientare nella mia città, nella mia casa e nella mia camera, che ancora oggi mi sembra poco familiare. Tornare a vivere qui, significa per me non essere più totalmente indipendente e libera di gestire le mie giornate a seconda delle mie esigenze e dei miei impegni. Credo sia questa la difficoltà maggiore, oltre quella di dover vivere, almeno per ora, a chilometri di distanza dai miei amici”.

Cosa ti senti di dire o dover consigliare ad un tuo collega universitario?
“C’è una frase che ogni studente erasmus conosce: ‘Once Erasmus, always Erasmus!’. Non c’è niente di più vero. Questa esperienza ti cambia la vita, ti rende una persona migliore e ti offre l’opportunità di conoscere te stesso e l’altro. Abbatte ogni barriera, cancella i pregiudizi e ti fa guardare il mondo con occhi diversi. Credo che tutto ciò riassuma esattamente come mi sento ora, e quanto questa esperienza mi abbia cambiato la vita in positivo. Che dire, se ne avete l’opportunità, non sprecatela e rischiate di vivere questa fantastica avventura!”.

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