Archivio Turiweb

La Voce del Paese – un network di idee

Cronaca

Due furti di rame in pochi giorni: disagi per i pendolari delle Ferrovie Sud-Est

Stazione di Turi


La piaga continua. L’ombra della mafia dietro la compravendita dell’ ‘oro rosso’. Intanto continuano gli scandali alle Ferrovie Sud Est


Meno puntuali i treni, sempre più puntuali, invece, le sgradite sorprese: venerdì 1° luglio, la circolazione ferroviaria sul tratto Casamassima-Adelfia è stata temporaneamente sospesa, costringendo anche i pendolari turesi a ripiegare sul servizio sostitutivo offerto dai bus di linea.

La ragione del disservizio va rintracciata nell’ennesimo furto di cavi elettrici, avvenuto nella notte precedente proprio lungo la tratta che collega Casamassima ad Adelfia.

Nella mattinata abbiamo ascoltato alcuni di questi pendolari che, partiti da Turi, appena giunti nelle rispettive stazioni ferroviarie per raggiungere la ‘capitale’ Bari, hanno dovuto fare i conti con lo sgradito imprevisto.

«Appena siamo scesi dal treno ci è stato riferito che, per raggiungere Adelfia, dovevamo usufruire del pullman. Ulteriore sorpresa quando siamo stati avvisati che questa navetta non sarebbe arrivata in stazione ma che avremmo dovuto recarci in Piazza Orologio. La ragione? La stazione sarebbe ‘inibita’ ai pullman». Questo solo uno degli sfoghi raccolti, sia da studenti che devono dare esami all’Università di Bari, che da lavoratori che si svegliano la mattina presto per raggiungere il posto di lavoro o gli uffici nel capoluogo barese.

L’altra spiacevole sorpresa si è avuta pochi giorno dopo, il 5 luglio, quando è stata presa di mira da malintenzionati la tratta Sammichele di Bari – Casamassima.

I precedenti. Ormai sono a cadenza trimestrale i furti di cavi elettrici lungo questo tratto. Il più eclatante caso, molto simile a quelli di venerdì del 1° e del 5 luglio, risale all’agosto del 2015, esattamente un anno fa. Quel 13 agosto 2015 fu il terzo furto di rame in meno di sette giorni: ignoti, mai arrestati, rubarono nella notte ben 2,5 km di cavi tra Adelfia e Casamassima. Agirono indisturbati avvitandoli in un mezzo pesante.

 

L’ombra della mafia. Spariscono 3mila Kg al giorno. Nel 2011 dalla rete ferroviaria italiana sono sparite mille tonnellate di rame. Una media di 3.200 chili al giorno. Per questo stillicidio le Ferrovie dello Stato hanno perso quasi 20 milioni di euro in due anni. Senza calcolare i danni collaterali, ancora più gravi: migliaia di pendolari arrivati in ritardo al lavoro, i ragazzi che hanno perso il giorno di scuola. Perché senza rame sulla linea i treni non partono. “Le mille tonnellate sfilate da sotto il naso di Fs – spiega Federico Formica – sono solo una piccola parte del bottino. Ci sono anche i furti dai cavi elettrici di Enel (2.500 quelli segnalati lo scorso anno) e dalle linee di Telecom (3.300).

Se viene chiamato “oro rosso”, un motivo c’è: sui mercati il rame è arrivato a valere 7,5 euro al chilo. Una quotazione destinata ad aumentare ancora, visto che il bene è sempre più scarso e sempre più ricercato, soprattutto dalle grandi potenze emergenti come India, Cina e Brasile.

Formidabile conduttore elettrico e termico, resistente, non magnetico, facilmente lavorabile per la sua malleabilità. Il rame è davvero merce preziosa. Per averla c’è chi è disposto a chiudere un occhio sulla sua provenienza. E per guadagnarsi la giornata c’è chi è disposto a morire pur di portare via qualche treccia.

Esiste infatti una filiera illegale vastissima e sempre più organizzata che ha un solo scopo: rubare più rame possibile per rivenderlo all’estero. Alla base ci sono i piccoli ladruncoli (sei su dieci sono italiani, gli altri quasi tutti dell’est europeo) che lo rivendono a rottamai e grossisti per 4 o 5 euro al chilo. Da qui, il metallo viene spedito in fonderia oppure lavorato sul posto.

È a questo punto che l’oro rosso passa nelle mani dei “pesci grossi”. Possono essere esportatori legali e del tutto inconsapevoli oppure criminali. Le mafie infatti hanno fiutato l’affare e si sono tuffate in un mercato che promette enormi guadagni. Nei porti di Napoli e Gioia Tauro nel 2007 la polizia ha bloccato 23 container di rame rubato dalle ferrovie. Sequestri del genere oggi sono molto più difficili, perché il rame esclusivo di Fs viene quasi subito fuso e reso irriconoscibile anche all’occhio più esperto”.

 

I tanti guai delle Ferrovie Sud Est. Nel solo 2016 il valore dei danni subiti a causa dei ripetuti furti si aggirava attorno ai 200mila €, inclusi i disagi che causano ai pendolari e alla regolare circolazione dei treni.

“I furti di rame – osserva Ferrovie del Sud Est in una nota – producono, oltre ad un notevole danno economico all’azienda, disagi agli utenti che pagano indirettamente le conseguenze di un fenomeno criminale che è, purtroppo, in costante crescita”.

Ma i guai delle Ferrovie Sud Est sono tanti e ben altri. Sono i 12 milioni di € sequestrati dai pm di Bari per presunto danno erariale allo Stato pari a 4,5 milioni €, riguardo la vergognosa e ormai nota vicenda dei 27 treni d’oro finanziati dalla Regione Puglia, gli sprechi, le tangenti e le consulenze d’oro. Scandali a danno dei viaggiatori e dei quali la Sud Est e l’ex amministratore Luigi Fiorillo (non solo lui) dovranno prima o poi dar conto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *