La ciliegia nella scienza medicinale e nell’arte sacra
L’incredibile ricerca documentale di Stefano de Carolis esposta al Palazzo Aceto durante la XXVI Sagra della Ciliegia
Venerdì 10 Giugno, presso il palazzo di “Beniamino Aceto” di via XX Settembre, in occasione della “XXVI Sagra della Ciliegia Ferrovia”, è stata inaugurata l’esposizione tematica intitolata “La ciliegia fonte di benessere. Tra arte e devozione”. L’evento culturale è stato interamente curato da Stefano de Carolis (Sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri, specializzato nella Tutela del Patrimonio Culturale Nazionale, presso il Ministero dei Beni e le Attività Culturali di Roma, nonché redattore della rubrica “storie di storia” del giornale telematico internazionale “Il Corriere Nazionale”) e gratuitamente patrocinato dall’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”.
Il 10 giugno, infatti, il Magnifico Rettore dell’Ateneo barese, il prof. Uricchio, ha personalmente visitato la mostra, apprezzando apertamente lo studio condotto dal de Carolis. Non è escluso che l’evento possa essere riproposto proprio nella sede universitaria del nostro capoluogo.
Nella mostra, che è rimasta aperta al pubblico per tre giorni consecutivi, è stato possibile ammirare l’allestimento di una antica farmacia-spezieria; osservare una preziosa collezione di rèclame pubblicitaria dei prodotti galenici tra Ottocento e Novecento; documentarsi grazie alla presenza di 140 schede esplicative indicanti le proprietà della ciliegia, antiche ricette e rimedi, l’uso medicinale del frutto (noto sin dal I sec. d.C.) e contenenti numerose foto di opere d’arte. Naturalmente la ciliegia è stata l’anello di congiunzione di tutto questo materiale.
Come nasce la mostra. Questa mostra è il prodotto di una attenta e minuziosa ricerca documentale dall’antichità fino ai nostri giorni, iniziata con lo studio scientifico delle proprietà benefiche della ciliegia e sfociata, infine, in un’interessante catalogazione di opere d’arte (il de Carolis ne ha catalogate circa 120) che legano la ciliegia alla simbologia sacra e dunque all’arte devozionale.
La ciliegia nella scienza antica e moderna. Lo studio del de Carolis parte dal I sec. d.C., quando a Roma, sotto Nerone, un medico botanico e speziale di medicina di nome Discoride Pedanio si interessò alle qualità benefiche della ciliegia, descrivendone in uno studio tutte le sue proprietà, confermate, poi, anche dalla scienza moderna. Lo studio sulla ciliegia, infatti, ha visto anche la partecipazione del prof. Renzo Luisi, turese e Ordinario di Chimica presso l’Università di Bari, e della Prof.ssa Pinarosa Avato, Ordinario di Farmacognosia e coordinatrice del corso di studio in Scienze e tecnologie erboristiche e dei prodotti per la salute sempre presso l’ateneo barese. Da questa interessante collaborazione è emerso che la ciliegia è ammessa dalla nostra legislazione e da quella europea (Lista Belfrit) in preparati d’integrazione per favorire la diuresi. Non a caso, alcuni pannelli espositivi riportavano la pubblicità di un prodotto americano a base di ciliegia ed oppio, il “Cherry Pectoral” del farmacista americano Ayer, in commercio negli Stati Uniti dal 1843 per circa un’ottantina di anni. II prodotto, utilizzato per la cura di brochiti, pertosse, tubercolosi e mal di gola, ebbe un tale successo da rendere il farmacista ricchissimo.
La ciliegia tra arte e devozione. Il de Carolis ha catalogato circa 120 opere d’arte, tutte legate dal tema della ciliegia, di cui Madonne, Madonne con Bambino e Miniature. È stato particolarmente straordinario scoprire l’esistenza di otto “Madonne della ciliegia”, realizzate anche da illustri pittori quali Annibale Carracci, Tiziano, Leonardo Da Vinci e il Barocci. Alcune di queste opere sono custodite all’estero, come la Madonna del Tiziano (che si trova a Vienna), mentre alcune sono rimaste in Italia: l’opera del Barocci, ad esempio, è ammirabile nei Musei Vaticani. Tra le altre ricerche di Stefano de Carolis sono emerse anche piccole miniature su carta, alcune delle quali raffiguranti l’ultima cena (una risalente al 1300). Una di queste ritrae invece un ladro di ciliegie che viene sorpreso dal proprietario, mentre un’altra illustra alcune colombe che beccano il frutto. In questo contesto tematico, le opere catalogate ed esposte nella mostra sono testimonianze straordinarie. Particolare attenzione è stata riservata anche alla ciliegia nell’arte dell’Ottocento napoletano e alle sue allegorie.
La simbologia sacra della ciliegia nell’arte devozionale. Già dal 1400 – ci spiega il de Carolis – la ciliegia nell’arte era un simbolo forte della Passione di Cristo, sia per il colore rosso del frutto, riconducibile al sangue, sia per il nocciolo, dall’aspetto legnoso, che ricorda il legno della Croce di Gesù. Questo spiega perché in alcune opere sull’ultima cena, sulla tavola sono state raffigurate anche le ciliegie. Due esempi in tal senso, possono essere i due affreschi di Domenico Bigordi detto il Ghirlandaio, esposti a Firenze, uno nel Cenacolo di S. Marco, l’altro al Museo Ognissanti. E sempre riconducibile alla Passione del Cristo è anche la presenza della ciliegia nelle rappresentazioni della Madonna con il Bambino, dove la Madre porge a Gesù uno o più frutti rossi: una sorta di premonizione che preannuncia la sua fine. La Madonna della ciliegia più antica ritrovata è una tempera su tavola di Sano di Pietro, pittore del ‘400.
L’altare a Conversano. Proprio nei giorni a ridosso dell’inaugurazione della mostra, il de Carolis è stato testimone di una importante scoperta fatta nella Chiesa del Monastero di S. Benedetto a Conversano. Dopo un attento lavoro di restauro e pulizia, su un altare barocco del ‘600 è venuta fuori una sorprendente decorazione con ciliegie. Sembrerebbe che tutto l’altare, dorato, sia ricoperto di questo frutto. Un particolare ha poi colpito l’attenzione dello studioso turese, un punto dell’altare in cui è ritratto un cardellino con una ciliegia: nella simbologia dell’arte devozionale anche questo volatile riconduce alla tema della Passione di Cristo. La scoperta, oltre ad essere importante da un punto di vista artistico (l’opera è di ottima fattura), è un’ulteriore dimostrazione che il frutto rosso nel ‘600 era già ampiamente presente sul nostro territorio e che godeva anche da noi di un’importante ruolo simbolico nell’arte sacra. All’interno dell’altare, inoltre, c’è una tela raffigurante la Madonna del Rosario e risalente al ‘500: anche in questa opera sono stati ritrovati riferimenti alla ciliegia.
Lo stemma araldico del turese Francesco Valentini. Stefano de Carolis ha voluto mettere in mostra anche l’opera di un nostro concittadino, Francesco Valentini, classe 1935, agricoltore, artista, scultore e intagliatore ancora in attività. Si tratta di un bellissimo stemma araldico, scolpito in marmo di Carrara della Cava di Michelangelo. Sullo stemma è stato raffigurato un ramo di ciliegia ferrovia.