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Benvenuto Giuseppe! Il nostro vescovo entra in Diocesi. Turi c’è

Boccardi e Notarnicola all'arrivo del vescovo Favale

I nostri comuni appartenenti alla grande Diocesi Conversano-Monopoli hanno accolto il nuovo vescovo Giuseppe Favale. Don Peppino! – l’hanno acclamato i tanti amici venuti da Castellaneta (Taranto) – terra di origine del nuovo pastore – che sabato 30 aprile, durante una solenne cerimonia, ha fatto per la prima volta il suo ingresso da vescovo nella nostra diocesi.

Una cerimonia a tratti commovente, impreziosita dalle voci del Coro e dalla cornice suggestiva di Largo di Corte, con le facciate del castello e della cattedrale immerse in un cielo blu intenso. “Doveva piovere come a Castellaneta, e invece anche questa volta è stata una bella giornata” – scherza così il nuovo vescovo, per dire che non sempre si può fare affidamento alle previsioni meteorologiche, ma alla Divina provvidenza; al Signore possiamo affidarci sempre, Lui sa aspettare e ci ama sempre.

In auto era seduto avanti. Segno di umiltà.

Il vescovo Giuseppe è entrato da via Polignano, e in auto era seduto avanti, al fianco dell’autista, e non sui sedili posteriori, rompendo per la prima volta il protocollo, un grande segno di umiltà. È arrivato in Villa Belvedere e ha subito abbracciato tutti. Ad accoglierlo in anfiteatro c’erano le autorità civili e militari, i sindaci di Conversano, Monopoli, Noci, Polignano a Mare, Putignano, Rutigliano, Turi, Alberobello, Castellana Grotte, Cisternino e Fasano. A rappresentare il Comune di Turi, visibile con lo stendardo, c’era il consigliere di maggioranza Vito Notarnicola. Presente anche il senatore turese, Michele Boccardi. Tra gli altri, presente il comandante della Guardia di Finanza di Monopoli, capitano Pietro Mazzarella. Giuseppe Favale era accompagnato dal rettore del Seminario di Conversano, don Roberto Massaro, da mons. Fusillo e dal cerimoniere don Mauro Sabino. 

“Benvenuto tra noi vescovo Giuseppe. Benvenuto nostro Pastore nella grande comunità della Diocesi di Conversano-Monopoli” – queste le prime parole del sindaco di Conversano, Giuseppe Lovascio, che lo ha accolto per primo, a nome degli undici comuni della nostra Diocesi.

Alcuni turesi presenti tra il pubblico in piazza Castello

“Buon pomeriggio a tutti!” – sono state invece le prime parole di Giuseppe Favale da vescovo, qui, in Diocesi. Favale ha espresso tutta la sua gioia: “Sono contento di venire tra voi! Sono contento di venire in un territorio ricco di bellezze naturali e di storia; sono contento di venire in una comunità operosa e geniale nel suo impegno civico, intraprendente nell’individuare percorsi nuovi, capace di non arrendersi dinanzi alle difficoltà. Sono contento di venire in una Chiesa illustre per il suo glorioso passato, ma soprattutto ricca di tanti fermenti, che rivelano l’azione dello Spirito al suo interno”.

Vengo per servire l’Uomo.

Perché la Chiesa è esperta in umanità? Da dove le deriva questa prerogativa? “Perché – risponde Favale – è discepola di colui che conosce l’uomo in profondità, più di quanto l’uomo conosca se stesso. Lo afferma San Giovanni nel suo Vangelo: Gesù “conosceva quello che c’è nell’uomo” (Gv 2,25)”. “Io vengo per servire – ha aggiunto il vescovo – sull’esempio di colui che è Signore e Maestro (cf Gv 13,13), mettendomi accanto a ciascuno, per tenere viva la speranza, anche quando tutto sembra oscuro e senza via d’uscita, e per alimentare il fuoco della carità, la sola capace di spingere a gesti eroici, indispensabili a volte per risanare situazioni incancrenite nel male”.

L’appello ai nostri Sindaci: fate il bene comune.

Poi l’appello agli “Amministratori della vita pubblica”, quindi ai politici e ai nostri sindaci, affinché perseguano sempre il bene comune. Il vescovo Giuseppe non sarà spettatore passivo, ma custode e vigile di questo bene. Egli assicura: “mi lascerò guidare, nel leggere gli eventi  che accadono, dalla parola del Vangelo, che tante volte sarà olio per lenire le ferite e carezza per consolare nella prova, mentre altre volte potrà essere spada tagliente che giudica le coscienze o vento gagliardo che sferza l’indifferenza di chi chiude gli occhi per non vedere le necessità dei fratelli. Lo farò nel rispetto delle autonomie di ciascuno, senza interferenze – chiarisce Favale – ma con l’unico intento di condividere la vita dei cittadini che abitano sul nostro territorio. Sappiate che guardo tutti con stima e attenzione, aldilà dell’appartenenza partitica o politica, perché so che volete far crescere le potenzialità di bene presenti tra di noi. Ma, permettetemi di dirlo, non un bene qualunque o peggio di parte o interessato o personale, bensì il bene comune, fondamento di una convivenza pacifica e cordiale tra tutte le diversità presenti nella società. Il bene comune è uno dei princìpi cardine della Dottrina sociale della Chiesa, perché esso tiene conto di quella che è una delle caratteristiche fondamentali della persona umana: la vocazione alla socializzazione”.

Con parole sublimi e di grande sostanza, il vescovo Giuseppe ha espresso un concetto di grande umiltà – “vedere le necessità dei fratelli”. Mille inutili comizi di altrettanti mille blasonati politici, non valgono una sola di queste parole.

Dopo l’ingresso, il saluto alle autorità e l’abbraccio coi fedeli dall’anfiteatro a piazza castello, tutti i parroci dei nostri paesi si sono ricomposti in fila, lungo la processione introitale con partenza dall’Episcopio con arrivo davanti all’altare per la celebrazione eucaristica, che si è conclusa con Favale emozionatissimo e desideroso di conoscere, abbracciare e ringraziare tutti, fino all’ultima persona di una piazza gremita. Sul pulpito c’erano, tra gli altri, mons. Maniago, mons. Fusillo e mons. Padovano, per consegnare al pastore Giuseppe la diocesi che ha guidato per 29 anni. 

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