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Valery De Grisantis sul referendum: “Ottima l’opera di sensibilizzazione di Emiliano”

Valery De Grisantis, segretario GD Turi

Le votazioni del 17 aprile sono passate agli archivi e il quorum non è stato raggiunto né in Italia né nel microcosmo turese, dove si è registrata una delle percentuali più basse di votanti in tutta la provincia di Bari. Nonostante l’opera di sensibilizzazione attuata nel nostro paese, anche durante l’evento di “Post it” di cui abbiamo parlato negli scorsi numeri, i risultati non sono esaltanti. Abbiamo parlato di tutto ciò con Valery De Grisantis, Segretario dei Giovani Democratici turesi ed esponente della stessa associazione “Post it”.

Com’è risaputo non si è riusciti a raggiungere il quorum per questo referendum, tuttavia la nostra regione si classifica sul podio delle regioni con maggior numero di votanti con Basilicata e Veneto, anche grazie alla forte sensibilizzazione da parte del Presidente Emiliano. Dove si è sbagliato e dove si è fatto bene, secondo te?

 

“Il lavoro del Presidente Emiliano è stato davvero impeccabile, un lavoro innanzitutto per la difesa e la tutela ambientale della nostra Regione, ma anche contro la disinformazione trasmessa dai media come per il caso Agorà. Sul risultato referendario penso che siano pesate proprio la scarsa informazione, ma anche la disaffezione del cittadino riguardo le vicende politiche”.

Perché la gente continua a vedere i referendum come votazioni “secondarie”, nonostante siano l’ultimo baluardo di sovranità popolare di questa, ormai, “Terza Repubblica”?

“Hai detto bene, l’ istituto referendario oltre ad essere l’ ultimo baluardo del potere del popolo è anche l’esempio più limpido di democrazia diretta, quindi meriterebbe di essere esercitato con meno superficialità e maggior interesse da parte del cittadino”.

Forse il problema di molti è stato quello di mettere sullo stesso piano un “No” e un’astensione. Perché il nostro Premier, nonché l’ex Presidente della Repubblica Napolitano, hanno invitato il popolo ad astenersi più che a votare per la non abrogazione, senza di fatto prendere una posizione definita?

“L’atteggiamento del Presidente del Consiglio e dell’ex Presidente della Repubblica a favore del ‘non voto’ è stato senza dubbio diseducativo. I cittadini in questo periodo storico sono già sfiduciati dalla classe politica e quindi vanno incoraggiati e motivati a recarsi alle urne”.

Una piccola nota positiva è rappresentata dal fatto che palesemente, anche nel microcosmo turese, gran parte dei votanti fosse al di sotto dei 30 anni. Cosa ha giocato un ruolo fondamentale in questa campagna, oltre ai social network, per far sì che i giovani sentissero tutta l’importanza di questa votazione?

 

“Solitamente i giovani hanno una visione prospettica a 360 gradi, grazie anche ad un percorso culturale e di informazione più accentuato. L’Italia ha grandi potenzialità per lo sviluppo delle energie rinnovabili e i giovani hanno acquisito maggiore consapevolezza sulle ragioni per cui ci si dovrebbe concentrare maggiormente sugli investimenti cosiddetti ‘green’, in modo tale che alla chiusura di queste piattaforme petrolifere ci troveremmo preparati ad essere una nazione leader ed esportatrice di energia pulita”.

Una domanda provocatoria adesso: hanno davvero vinto i lavoratori del settore petrolifero? E hanno davvero perso i demagoghi?

 

“Non credo, penso che sicuramente hanno perso i cittadini per due semplici motivi. In primis per non aver sfruttato l’opportunità di poter prendere decisioni importanti sotto il profilo economico-ambientale. Secondo motivo perché queste decisioni si ripercuoteranno sul tenore di vita degli stessi. Da questa consultazione gli unici vincitori sono i poteri forti rappresentati dalle compagnie petrolifere presenti nei nostri mari”.

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