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Cosa fare dopo il referendum?

Natalino Ventrella

“Dopo il referendum di domenica sulle trivelle, bisognerà parlare della dismissione degli impianti” – avvia così il suo discorso Natalino Ventrella, amministratore del Consorzio Mediterrae.

“Quando un giacimento si esaurisce, segue la fase di smantellamento degli impianti, la dismissione degli impianti consiste nella rimozione in sicurezza del centro olio, delle piattaforme, delle strutture per la compressione e il dispacciamento degli idrocarburi, la rimozione delle teste pozzo e delle condotte di collegamento con i punti di raccolta. 
Dopo la rimozione degli impianti segue la fase di ripristino ambientale” – spiega ai nostri microfoni.

“Per quanto riguarda le aree dove sorgevano i pozzi e il centro olio, queste vengono bonificate e ricondotte alla situazione precedente l’inizio delle operazioni, con la ricostruzione del manto erboso e la piantumazione degli alberi. Per quanto riguarda la dismissione degli impianti offshore – aggiunge – vengono eseguite le operazioni di messa in sicurezza dei pozzi e vengono rimosse le strutture e le condotte che collegavano la piattaforma ai centri di trattamento a terra. Tali operazioni sono molto delicate e richiedono personale specializzato al fine di evitare impatti ambientali”.

“Alla fase rimozione degli impianti, segue l’individuazione di siti idonei per il conferimento dei materiali non riutilizzabili e lo smaltimento finale dei prodotti potenzialmente inquinanti” – puntualizza. “Un approccio alternativo allo smantellamento e rimozione delle strutture offshore – spiega con attenzione – prevede il riutilizzo in loco delle piattaforme dismesse, ad esempio come barriere artificiali. È stato osservato, infatti, che molte strutture artificiali poste in mare aperto vengono colonizzate dalla macro fauna bentonica e da numerose specie di pesci che trovano un habitat idoneo alla riproduzione. Un’altra possibilità è l’installazione di impianti eolici offshore sulle piattaforme dismesse. Le piattaforme dismesse, infatti, possono fornire un supporto alle pale eoliche e permette di installare gli impianti lontano dalle coste, dove i venti sono più forti e costanti e dove non ci sono problemi paesaggistici”.

Quindi sottolinea: “L’opzione di lasciare sul posto le piattaforme dismesse, deve essere attentamente valutata, dal punto di vista ambientale e legislativo”.

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