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A SEL in scena con “Il mare non si trivella”

Santorsola

“Votiamo Sì per pianificare il nostro futuro. Votiamo Sì affinché il governo intraprenda con decisione la strada della transizione energetica, per favorire la ricerca e la diffusione di tecnologie e fonti energetiche che ci liberino dalla dipendenza dei combustibili fossili”. È questo il messaggio che Mimmo Santorsola, Assessore Regionale all’Ambiente, la geologa Katrin Bianco ed il moderatore Nico Catalano hanno trasmesso, sabato 9 Aprile, durante l’incontro informativo “Il mare non si trivella”.

L’incontro, avvenuto presso la sede di SEL, a partire dalle ore 18.00, ha chiarito il quesito referendario, per la prima volta non richiesto attraverso una raccolta di firme da parte dei cittadini ma voluto dalle Regioni, col sostegno di alcune associazioni ambientaliste, e diffuso la cultura del Sì offrendo  ai numerosi presenti delle motivazioni di carattere etico e scientifico. Il 17 aprile 2016 il popolo italiano sarà infatti chiamato a votare per il Referendum contro le trivelle in mare,  referendum che avrà valore solo se andrà a votare il “50 per cento + 1” degli aventi diritto (il cosiddetto quorum), per favorire (con il No) o impedire (con il Sì)  il rinnovo delle concessioni alle trivelle attualmente in azione entro le 12 miglia. Se passasse il Sì le concessioni attualmente attive non potranno essere rinnovate alla scadenza anche se il giacimento non fosse esaurito. Mentre qualora  il referendum non raggiungesse il quorum, oppure se passasse il No, le attuali norme non saranno modificate e le richieste di rinnovo delle concessioni saranno valutate secondo l’iter stabilito ed eventualmente prorogate.

“Il quantitativo di petrolio e di gas naturale fornito al nostro Paese dalle piattaforme entro le 12 miglia non supera rispettivamente lo 0,9% ed il 3% dei consumi nazionali. Una quantità irrisoria. Le rinnovabili rappresentano – ha affermato la geologa  Katrin Bianco – la prima voce di investimento nel mondo”.  Anche se le piattaforme italiane non possono causare incidenti simili a quello che si verificò nel Golfo del Messico nel 2010 sono sempre possibili incidenti di minore entità che, in mari chiusi come quelli italiani, possono alterare l’ambiente.

 “Le trivelle sono incompatibili con la bellezza del nostro Paese, l’unico nostro vero petrolio. Inoltre a discapito di quanto possano sostenere i promotori del No, l’unico modo per garantire un futuro occupazionale duraturo è quello di investire in innovazione industriale e in una nuova politica energetica. Tutte le previsioni parlano di un settore delle rinnovabili – ha affermato Nico Catalano –  in espansione, che in Italia potrebbe generare almeno 100mila posti di lavoro. Se vince il Sì, le piattaforme non chiuderanno il 18 aprile, ma saranno ripristinate le scadenze delle concessioni rilasciate”.

Nel corso della serata sono stati attentamente analizzati gli impatti ambientali e politico amministrativi che l’eventuale vincita del No potrebbe causare. Tra gli impatti di natura ambientale ricordiamo: gli incidenti sulle piattaforme, blow up, sversamento di petrolio, dispersione di inquinanti, gas serra e subsidenza. Mentre tra le conseguenze di natura politico amministrativa: una gestione non sostenibile e una pessima gestione delle royalities. Ad impreziosire il dibattito sono stati i continui riferimenti al Progetto di Tempa Rossa, in Basilicata, e l’analisi del contratto tra Eni e Regione Basilicata che mostra delle evidenti inadempienze. L’incontro informativo “Il mare non si trivella” si è concluso con il saluto ed il ringraziamento di Mimmo Santorsola e con l’invito a votare Si.

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