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Politica

Silenzio. C’è Zio Franco che sta origliando tutto!

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Franco D’Addabbo è tornato. Anzi, forse non se n’è mai andato. Gli abbiamo chiesto un’intervista, e l’ex vicesindaco, fine stratega della politica, ha risposto ben volentieri, offrendo numerosi spunti di riflessione e aprendo i nervi scoperti di questa fallimentare amministrazione. Zio Franco tornerà nell’agone della politica attiva? Sarà futuro candidato sindaco? “Per ora mi limito ad ‘origliare’” – confiderà a un certo punto dell’intervista. Intanto difende i tecnici, usati dai politici per scaricare responsabilità.

 

Bentornato. Cominciamo con un aggettivo. Come definisce l’attuale amministrazione Coppi?

“Più che definirla con un aggettivo la definirei con un verbo: languire! Sì, perché si va avanti a stento, nell’abbandono più totale. Sembra di essere al capezzale di un’ammalata terminale verso la quale ogni tipo di terapia, sia pure intensiva, fallisce. E questo male incurabile ha un nome: INCOMPETENZA”.

 

Vuole analizzare in modo più approfondito tutto quello che non funziona?

“Questa è stata un’amministrazione dai fantasmagorici proclami elettorali, formata interamente da persone alla prima esperienza amministrativa che bacchettavano tutto e tutti dall’alto della loro ‘saccenza’. Ma come recita una nota canzone ‘sono solo parole’, perché al vaglio dei fatti si sono dimostrati inadeguati per la guida di una comunità e non perché non funziona l’apparato o le risorse umane che l’Ente mette a disposizione, ma perché sin da subito si è notato un forte scollamento fra la parte politica e l’apparato amministrativo. Qualunque amministrazione, quando manca questo “feeling”, è destinata ad essere fallimentare.

È sotto gli occhi di tutti che non si riesce nemmeno a fare l’ordinario (vedi manutenzioni, strade rurali…). Fatevi un giro lungo le strade della nostra periferia per toccare con mano”.

Le opere pubbliche sono sempre state un problema. Lo erano anche quando stava Lei al governo. Quindi tutta colpa dei tecnici?

“Quando si diventa amministratore di un Ente Pubblico la prima cosa da fare è dismettere la casacca di appartenenza a questo o quel partito o formazione politica. Poi, indossati i panni dell’amministratore di tutta la comunità, devi scegliere fra due categorie di pensiero: essere disposto ad assumerti tutte le responsabilità derivanti dal tuo ruolo e dal tuo operato o cercare di evitarle il più possibile. Faccio questa premessa perché dice bene Lei direttore: le Opere Pubbliche a volte possono diventare un problema. Anche a me è capitato di imbattermi in una scelta che alla lunga si è rivelata sbagliata nonostante le forti motivazioni che l’hanno determinata. Ma non ho mai giocato allo ‘scaricabarile’ (pare che sia diventato lo sport dell’anno per questa amministrazione), assumendomi, con i miei colleghi la responsabilità dell’errore.

Quindi la colpa non è dei tecnici (a meno di grossolani errori tecnici dimostrati), ma dell’organo politico che visiona e approva i progetti nelle loro varie fasi. Nessuno può dire ‘io non sapevo’ perché in quel momento il tuo ruolo è quello di conoscere dove, quando, perché e come vengono spesi i soldi pubblici.

Non è, al pari, assolutamente giustificabile dire “la variante non è passata dall’approvazione in Giunta”. Avevi, hai e avrai sempre il dovere civico, politico e morale di capire cosa stava succedendo, altro che scrollarsi le spalle e mettere la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi. E non stiamo parlando di bruscolini, ma di centinaia di migliaia di euro!”.

Si riferisce al ponte di via Conversano ovviamente…

“Certo. Su questa faccenda avevo deciso di tacere pur conoscendo alcuni aspetti che la rendevano nebulosa…”.

Prego, parli pure…

“Il goffo e grossolano tentativo di scaricare la responsabilità sulle precedenti amministrazioni e la commedia recitata, con la regia del Sindaco Coppi, nel corso del Consiglio Comunale  appositamente richiesto dall’opposizione, mi ha letteralmente lasciato allibito: si è dato ‘in pasto’ alla minoranza consiliare e all’opinione pubblica la componente tecnica, defilandosi abilmente da ogni responsabilità politica. BRAVI!!

Ma sono scivolati sulla classica buccia di banana perché durante quel Consiglio sono venuti alla luce i due aspetti più inquietanti dell’intera vicenda: 1) la mancanza del parere preventivo obbligatorio della Sovrintendenza ai Beni Architettonici per la demolizione del vecchio ponte in pietra; 2) il pagamento dell’intera opera con i lavori ancora in corso (a questo si aggiunga la mancanza del parere del Genio Civile, anch’esso obbligatorio, sulle opere sostitutive in cemento armato). Ed è patetico il tentativo di rimediare facendosi recapitare una mail giustificativa dell’abbattimento del ponte, da parte della Sovrintendenza (22.02.2016 ore 12.18), quando l’opera era stata già realizzata: è semplicemente una chiara ammissione di colpa.

Ora, aldilà del giudizio tecnico su un’opera che andrebbe quantomeno rivista e possibilmente integrata, qui siamo in odore di reati penali (abuso edilizio e falso in atto pubblico) commessi da una Pubblica Amministrazione che non devono e non possono passare inosservati. Bene hanno fatto quanti si sono prodigati per far conoscere l’accaduto alle Autorità competenti”.

Ora si rimpiange la precedente Amministrazione Resta. A cosa è servito buttarla giù? Si poteva evitare? Chi e cosa ha sbagliato in quell’esperienza politica?

“Non conosco i dettagli di quell’esperienza politica, ma da osservatore esterno dico che quando si creano delle fratture evidenti e insanabili, la convivenza diventa estremamente difficile. Forse si poteva evitare, magari giungendo ad una situazione di compromesso fra le due posizioni estreme, ma questo avrebbe potuto determinare una situazione di stallo amministrativo. A questo punto ognuno avrà avuto le sue buone ragioni per protendere da una parte o dall’altra. Sta di fatto che quando si va a casa anzitempo è una palese dimostrazione di incompatibilità le cui conseguenze, però, ricadono sulla cittadinanza. Perciò in questi casi, anche se ci sono state delle specifiche responsabilità, non si può che parlare di un fallimento politico”.

Dell’opposizione in Consiglio Le piace qualcuno?

“L’opposizione va assolta in toto, anche perché ricoprire quel ruolo che ritengo sia estremamente scomodo! Immagini quante istanze amministrative e rivendicazioni popolari vengono portate all’attenzione di tutti nella massima assise comunale e che vengono puntualmente respinte, a volte senza la minima argomentazione, con la sola forza dei numeri. Deve essere deprimente ricoprire quel ruolo quando sai che in Consiglio Comunale arriva tutto preconfezionato e pronto per essere votato senza lasciare spazio a niente e nessuno. Ma nonostante tutto nell’opposizione sono emerse delle personalità che hanno dato dimostrazione di notevole spessore politico nei propri interventi. Va comunque dato atto a tutta l’opposizione di far sentire in maniera veemente la propria presenza quando si tratta di discutere di argomenti che hanno una valenza particolare per la nostra città”.

Se fosse in Consiglio cosa farebbe?

“Quando diventi amministratore lo diventi per tutta la cittadinanza. Questo significa che non ha nessun senso per la maggioranza chiudersi a riccio e per la minoranza fare opposizione fine a se stessa. Per cui, nonostante il divario ideologico, avrei cercato di dare il mio contributo lavorando intorno a quello che ci unisce: la diminuzione della pressione fiscale, la razionalizzazione degli interventi in materia di opere pubbliche e private, la vivibilità degli spazi comuni e molto altro, naturalmente usando le sedi opportune perché queste istanze, che non sono altro che le aspettative dei cittadini, avessero potuto trovare compimento. Allo steso tempo non dimenticherei che il mio ruolo di oppositore mi imporrebbe di essere un rigido controllore dell’operato degli organi di governo, cioè vigilare sempre e comunque perché ogni cosa abbia i canoni della liceità e della trasparenza, altrimenti inchiodarli alle loro responsabilità, cosa che peraltro l’attuale opposizione sta facendo egregiamente”.

Secondo Lei cosa si nasconde dietro le dimissioni di Tardi?

“Se ci sono delle motivazioni recondite, le conosce solo lui e forse pochi intimi. Ma, prendendo per buone le sue dichiarazioni posso capirlo sul piano umano, perché mosso da tanta voglia di fare ha dovuto prendere atto che la realtà è molto differente dai proclami e dalle presunte certezze che si sventolano in campagna elettorale. Politicamente, però, oltre ad essere una palese ammissione di fallimento è un madornale autogol non solo per lui ma per tutta l’amministrazione perché il suo gesto e le sue parole sono la prova provata che la definizione che ho usato in apertura fotografa molto fedelmente la situazione.

Perseverare in queste condizioni significa continuare a fare del male a se stessi e soprattutto alla cittadinanza intera. Per non parlare poi del fango buttato sull’apparato gestionale: non ha senso puntare l’indice indiscriminatamente, è come sparare nel mucchio. Se ci sono delle anomalie o presunti boicottaggi o evidenti incompetenze si facciano nomi e cognomi. E poi tante amministrazioni si sono confrontate con questo personale e non mi risulta che ci siano stati degli episodi che abbiano fatto gridare allo scandalo. Mi risulta, invece, che c’era la ferma volontà di assumere altro personale specialmente figure apicali per potenziare l’Ufficio tecnico e non solo, ma anche questo atto “langue”, forse sperduto in chissà quale cassetto o semplicemente perché qualcuno si è opposto?”.

Chissà. Lo scopriremo. Ora veniamo al Sindaco. Cosa dovrebbe fare secondo Lei?

“Alla luce degli eventi che si sono susseguiti in questi ultimi due anni, di tutte le vicissitudini di cui sono stati protagonisti, delle battaglie interne per un ruolo di potere, dell’immagine di Turi irrimediabilmente deturpata per la famigerata storia del ponte di via Conversano (nei paesi limitrofi ormai ci ridono addosso per questa sconcertante vicenda), non c’è che una strada da percorrere: DIMETTERSI, perché questa specie di calamità naturale che si è abbattuta sulla nostra popolazione finisca il più presto possibile. Almeno col Commissario Prefettizio l’ordinaria amministrazione sarebbe garantita!”.

Di questi giovani vogliamo parlarne? Sono davvero così promettenti?

“Fra i giovani che si sono cimentati nell’agone politico, ritengo ci sia dell’ottimo materiale umano. Ragazzi talentuosi, con tanta voglia di fare, con un entusiasmo che è il carburante della loro azione, che crede in quello che fa, che magari sogna una Turi diversa, migliore di quella che hanno trovato.

Ci sono tutte le premesse per far bene! Una sola, a mio parere, è la condizione necessaria perché queste potenzialità vengano totalmente espresse: quella che io chiamo la ‘sana presunzione della gioventù’ che accompagna quasi naturalmente chi è alla prima esperienza amministrativa deve rimanere tale, perché sconfinare nell’arroganza o peggio nella protervia significherebbe non avere i mezzi per potersi dotare di quella buona dose di umiltà che ti permette di essere sempre pronto a metterti in discussione e far posto a quanto di buono, in termini di azioni e idee, ti viene proposto o suggerito”.

Cosa si prova a stare lontani dalla politica come Lei in questo momento? A proposito c’è chi sostiene che Franco non se ne sia mai andato. Lei è sempre lì…

“Chi ama la propria terra, le proprie origini, le proprie radici, non può disinteressarsi delle sorti della sua comunità. Certo fare politica attiva è il mezzo più potente che si ha a disposizione per incidere profondamente nelle scelte strategiche, ma non è il mio ruolo. In questo momento mi limito a ‘origliare’ attentamente per essere aggiornato su quanto accade intorno a noi. Vi assicuro che è un esercizio che serve per poter valutare con la massima oggettività e cognizione di causa tutto quello che succede. E se posso dare un contributo non mi tiro certo indietro”.

Franco D’Addabbo è pronto a scendere in campo da candidato Sindaco? O da consigliere, se proprio deve….

“Le mie scarpe sono appese al chiodo da quattro anni… e molto probabilmente lo resteranno per sempre, perché alla soglia dei sessant’anni e alla luce delle esperienze vissute, sei preso da nuove consapevolezze. Oggi per me non significa nulla scendere in campo da candidato Sindaco o da semplice Consigliere se quello che si spaccia come ‘progetto politico’ non è altro che ritrovarsi in campagna elettorale e sventolare programmi forbiti, esaustivi, che contemplano di tutto di più, magari ottenuti con il copia e incolla, pur sapendo della loro irrealizzabilità. Non è questo lo specchio del mio pensiero, del mio modo di fare politica.

Avrebbe invece significato ‘inventarsi’ un tavolo dove si possa, per esempio, discutere del modello di città che vogliamo lasciare alle nuove generazioni, che tipo di vivibilità possiamo garantire, lo spessore culturale da dare ad iniziative ed eventi che devono caratterizzarci. Le risorse economiche di cui c’è bisogno, le priorità d’intervento… Avere ,cioè, un’idea compiuta di come TURI dovrebbe essere fra 10 o 20 anni e tutti, senza distinzione di appartenenza politica, a lavorare per perseguire l’obiettivo di far rivivere questo Comune.

Con questi presupposti vi assicuro che non solo io, ma tanta gente di buona volontà che oggi è alla ‘finestra’ o che ha già dimostrato in passato dedizione, competenza e capacità, toglierebbe le scarpe dal chiodo e tornerebbe in campo per giocare la partita amministrativa più importante della sua vita”.

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