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A 77 anni si è spento il sorriso di Santino Iacovazzi, un uomo d’altri tempi…

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Santino Iacovazzi è morto il giorno delle Palme. Miglior giorno non poteva scegliere. Aggiungiamo poi che si chiamava Santino… degno nome di una persona a modo. Nome significativo e indicativo del suo carattere e, nella sua essenziale semplicità, ci racconta di lui. E lo fa molto bene. Sempre disponibile, garbato, sorridente, mai un commento o una frase fuori luogo. Un sorriso e un saluto per tutti. Con naturalità. Insomma, sembrava un uomo di un tempo andato, come ce ne sono pochi. Santino Iacovazzi. 77enne. Uomo di pace, uomo di amicizia. Lo conoscevamo tutti. Lui conosceva (quasi tutti) noi. Gli mancavano i giovanissimi. Avrebbe voluto conoscerli ad uno ad uno. Era titolare di un bar storico. Lui barista, figlio d’arte. Aperto al dialogo, aperto a tutti. Aveva una bellissima voce. Mi dicono avesse cantato col tenore Toma. Possiamo immaginare come, negli ultimi anni di vita, abbia sofferto e si sia depresso per quella voce che era andata via, lasciando il posto a dei gesti con le mani che lui si sforzava di rendere decifrabili. Ci ha lasciati  un uomo che aveva imparato a parlare per mezzo del silenzio. Santino aveva fatto del suo bar, nella splendida piazza Silvio Orlandi, il fulcro della sua vita. Pensate che lì termina la sua rincorsa, il carro di Sant’Oronzo. E, davanti al suo bar, centinaia e centinaia di persone si entusiasmano per l’arrivo spettacolare del Carro trionfale. E il bar Iacovazzi è stato per lui, alle 23 circa di ogni 26 agosto, il centro del mondo, considerando che sul  terrazzo, turesi e turisti aspettavano l’arrivo  gustando i suoi gelati. Chi non è mai andato,  quando non esistevano i telefoni nelle case e le cabine telefoniche per le strade, a infilarsi in un buio corridoio alla ricerca di un elenco telefonico, per sentire un figlio lontano? Telefonate a Firenze, Aosta, Trapani le potevi effettuare grazie al suo provvidenziale aiuto e così tutte le città che ti potevano interessare avevano un numero. Quello giusto. Sempre. I saluti di Santino ci facevano bene, ci  rendevano felici. Aveva un solo difetto. Era tifoso della Juventus. Ecco, era in questo essere juventino sfegatato che, ancora una volta, c’era la sua forza e la sua voglia di vivere. Ma che volete, il suo sangue da rosso era diventato bianco-nero. La gioia che gli dava la squadra del cuore gli ha permesso di trascorrere un periodo delicato della sua vita  e di vivere più serenamente grazie alle soddisfazioni che gli donavano anche i suoi due figli Milko e Angela. Con lui se ne va certamente non un grande luminare ma una persona semplice che riusciva a portare la luce nei rapporti umani. E in questi giorni, in via xx Settembre, il sole non splende come al solito…

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