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‘Ghetto Italia: I braccianti stranieri tra caporalato e sfruttamento’

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L’agghiacciante realtà dei “ghetti a pagamento” in cui sono oggi costretti a vivere i braccianti immigrati, in varie zone d’Italia, in condizioni di forte sfruttamento a volte dovute alla collusione tra sistema agricolo e criminalità organizzata: di questo si è discusso domenica 28 febbraio presso la chiesa di San Giovanni Battista a Turi. Moderatrice della serata è stata la Prof.ssa Annalisa Rossi, che ha presentato il  libro-inchiesta “Ghetto Italia – I braccianti stranieri tra caporalato e sfruttamento”. Un lavoro scritto a quattro mani dal sociologo Leonardo Palmisano e da Yvan Sagnet, immigrato africano che ha vissuto la brutale esperienza nei campi salentini di Nardò, nonché membro del Dipartimento Immigrazione Flai-Cgil Puglia.

Partendo dalla lettura dello scenario apocalittico descritto da Pierpaolo Pasolini in “Alì dagli Occhi Azzurri”,  Sagnet ha tracciato con Palmisano un viaggio tra le storie raccontate in prima persona da chi, per lavorare nei campi, vive in situazioni al limite della sopportazione fisica e psicologica, dalla Puglia al Piemonte, passando per la Lucania, il Lazio e la Campania. In Italia, infatti, vive una popolazione di “invisibili”: stranieri che lavorano nelle campagne, lontano dagli occhi dei centri abitati, spesso alloggiati in tuguri fatiscenti, sfruttati e mal pagati da caporali e imprenditori nostrani. Da nord a sud, il loro impiego nelle campagne è capillare. È anche grazie alle loro braccia se certi prodotti arrivano sulle nostre tavole, eppure la loro vita resta confinata nel silenzio. Quello stesso silenzio che ci induce ad essere una società che produce scarti; un paese disonesto che ha visto superare l’interessante dualismo, descritto da Pasolini, tra società onesta e disonesta; un paese in cui, a questa situazione di sfruttamento, si somma la voracità dei gruppi mafiosi.

“Riflettiamo dunque – commenta Palmisano – perché dentro questo sistema c’è la quintessenza del capitalismo post-crisi: riduzione delle persone a strumento del consumo e del consumo di sé. Oltre i confini locali. Sono venuti meno i vincoli comunitari, le appartenenze ideologico-politiche e quelle sindacali, a tutto vantaggio di una melassa scorbutica, assassina, intossicante: un veleno che porta i nomi degli sfruttatori e delle multinazionali”.

Stagione dopo stagione, sotto gli occhi di tutti, i braccianti continuano a prestare servizio tra irregolarità contributive, sotto salario, orari eccessivi di lavoro e assenza totale di salute e sicurezza. Nella calabrese Piana di Gioia Tauro il lavoro nero sfiora l’83%, nella Capitanata sono presenti il 90% dei ghetti in Puglia, nel Lazio i lavoratori “sikh” sono costretti a doparsi.

La tragica situazione in cui riversa il comparto agricolo italiano è stata ulteriormente descritta dall’intervento di Nico Catalano, ingegnere agronomo della Regione Puglia, che ha evidenziato l’importante contributo che gli immigrati apportano alla nostra economia, riportando gli ultimi dati Istat che vedono impiegati oltre 360.000 lavoratori stranieri su un totale di 967.000 occupati nel settore agricolo.

La presentazione del libro “Ghetto Italia” si è conclusa con l’invito a fomentare la sensibilizzazione del consumatore e la consapevolezza del lavoratore affinché si possa vincere la lotta per i diritti di cittadinanza.

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