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Cultura

Un “Canto di Natale” in Santa Chiara

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Fredda la serata, accogliente e familiare l’atmosfera. È quella respirata nella Chiesa di Santa Chiara, per il terzo appuntamento de “L’Ultima del mese”, organizzata dal Centro Studi di Storia e Cultura di Turi e dalperiodico Il Paese, in collaborazione con il Comune di Turi.
Questa volta non prorpio a fine mese, bensì domenica 13 dicembre, alla vigilia delle festività natalizie, ad offrire al pubblico presente che ha riempito i posti disponibili, una lettura teatrale del “Canto di Natale” di Charles Dickens.
“Perchè abbiamo scelto questa luogo per il nostro appuntamento?- ha aperto la serata Raffaele Valentini, direttore del magazine locale – Perchè a Turi ci osno pochi contenitori cultuali e perchè la Chiesa è il luogo dove il teatro c’è sempre stato. Sin dal ‘2-‘300, nelle Chiese si rappresentavano i drammi dei misteri, sulle vite dei santi. Poi il Teatro si è spostato dall’interno all’esterno della Chiesa ed infine nella piazza…”.
Quindi ha lasciato il posto alla presentazione della lettura seratel con la scelta di un autore, Charles Dickens, che visse nel pieno ‘800 e che scrisse uno dei romanzi fantastici più famosi e popolari. Il Natale che ritorna dal passato, incontra il presente e si proietta nel futuro.
Ad interpretare la lettura, Lilli Susca, Mauro Paladini e Betta Sbiroli, regista di teatro, putignanese, vissuta per 20 anni a Marsiglia, che ne ha anche curato i brani.
Emozionante la lettura del brano scelto per l’occasione, che ha trasportato gli uditori a conoscere Scrooge, personaggio che ritorna nell’intera storia. Scrooge, uomo d’affari, avaro ed egoista, che trascura la famiglia e ed è incapace di apprezzare le piccole cose come il calore che regala il Natale, tornando a casa più adirato del solito, incontra i tre fantasmi del Natale: passato, presente e futuro. Questi porteranno Scrooge a pentirsi dei propri atti egoistici e indifferenti, e dunque a cambiare interiormente. Alla fine della favola – e dell’avventura – Scrooge sembra proprio un’altra persona e tutti stenteranno a crederci. Scrooge ha capito ciò che ha fatto, si è reso conto di come ha vissuto fino a quel momento, prende coscienza dei suoi atti egoistici e forse un piccolo frammento dello spirito del Natale è entrato in lui e ha dato un senso diverso e più vero alla sua esistenza.
Non è un caso la scelta di Dickens e del “Canto di Natale”. Secondo l’autore inglese, il miglior modo per affrontare e superare i mali sociali, è proprio la rinascita morale dell’individuo. Una situazione che ben si ritrova nel nostro tempo. Anzi, una condizione che attraversa il tempo, i secoli e le situazioni e che si ripete, angosciosamente, senza mai trovare un’autentica svolta, che è la salvezza umana.

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