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Cronaca

Auto prende fuoco. I sospetti su una vicina

L'auto incendiata2L'auto incendiata1I segni dell'incendio ancora in terra3

“Dell’auto, in realtà, mi importa ben poco, ma è del gesto e del dover spiegare ai miei figli che al mondo esiste gente in grado di copiere simili azioni che mi fa davvero male!”.
È con queste parole che ci apre la porta di casa Cinzia Bellarosa, una nostra concittadina, vittima, nella notte tra il 7 e 8 dicembre, di un vile gesto che poteva avere conseguenze ben più gravi.
Sono sufficienti le immagini a commentare quello che è accaduto alla famiglia turese svegliata, l’8 dicembre, alle 3.00 del mattino, dai Vigili del Fuoco, intervenuti a domare le fiamme che avevano avvolto l’auto della signora.
“Per fortuna una ragazza, di passaggio, aveva notato le fiamme ed avvisato i Vigili del Fuoco, altrimenti non so cosa sarebbe potuto accadere!” – ha proseguito, mostrandoci come l’auto fosse parcheggiata sotto il balcone di un altro condomino, che sarebbe potuto essere investito dalle fiamme.
Ma cosa è accaduto all’auto? Come può aver preso fuoco così dal nulla? Certo, anche in questo caso, sono le immagini a parlare e chiariscono il dolo che ha colpito la signora Bellarosa. “Non siamo certi di chi ci ha incendiato la macchina, ma i sospetti sono tanti”. Inizia così il suo racconto, una vicenda che vede il suo avvio circa 10 anni fa, con una serie di beghe condominiali accertate, sfociate nell’insulso e folle gesto di versare della benzina sul tettuccio dell’auto da cui, poi, è partito l’incendio.
“Supponiamo si tratti di qualche vicino – prosegue nel racconto – ed abbiamo esposto denuncia contro ignoti ed una persona sospetta” – continua, soffermandosi sulla speranza che si faccia presto giustizia e che anche le forze dell’ordine, alle quali ora è affidata l’indagine, possano risalire al colpevole. “Attendiamo, infatti, che i Carabinieri visionino le telecamere poste nella zona” – spiega la vittima, aggiungendo che la stessa mattina sono stati allertati i Carabinieri della locale stazione ma, prosegue: “Noi non ci fermiamo e vogliamo andare a fondo nella vicenda. Sono la vittima e devo essere tutelata dalla giustizia e dall’opinione pubblica” – prosegue la signora Bellarosa. Dopo tre giorni dal folle gesto, ancora si aspetta che qualcuno indaghi e cerchi di capire chi ha compiuto il gesto che sicuramente, come prosegue la donna: “Non è dovuto ad un corto circuito, come qualcun altro ha ipotizzato!”, consapevole, come suo marito anch’egli Carabiniere, del dolo procurato, ma fiduciosa aggiunge: “Dio è grande. Vede e provvede!”.
A far rabbia, nell’intera situazione, è l’indifferenza ed anzi la calma con la quale, la principale sospettata, prosegue nella sua vita quotidiana, senza preoccuparsi delle conseguenze che col suo vile gesto ha provocato. A far ricadere i sospetti sul vicinato, una serie di azioni che negli anni sono state compiute dalla stessa persona nei confronti non solo della famiglia vittima dell’incendio, ma anche di altri condomini, altrettanto vittime di altri screzi e problemi con la stessa persona.
Un gesto quindi che è solo l’epilogo di una serie di comportamenti ed azioni che lasciano l’amaro in bocca a chiunque le ascolti. Fin dove può sfociare la cattiveria umana? Fino a che punto è possibile sopportare angherie e dispetti da parte di un vicino di casa? Ad aggravare la situazione, è la consapevolezza che un gesto simile, probabilmente compiuto dalla stessa persona, sia stato rivolto nei confronti di un’altra vittima che, circa due anni fa, si è vista incendiare l’auto.
“Per fortuna abbiamo avuto il sostegno e il supporto morale dei nostri vicini di casa, dell’opinione pubblica, degli amici dell’Associazione Culturale “I dìscjadìsce” di cui faccio parte… sono loro che ci stanno aiutando a non fermarci ed andare avanti”. Ed è la giustizia, quella che chiedono. Presto infatti la signora Bellarosa denuncerà l’accaduto anche al comando provinciale, perchè l’ingiustizia non può restare impunita e perchè chi compie azioni dettate dall’impulsività e dalla cattiveria non può rimanere protetto diertro maschere e scusanti.

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