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Cultura

La dipendenza da Internet

Da sinistra il dott. Vavalle, il sindaco Coppi, la dott.ssa Zaccheo

Si è tenuta lo scorso sabato, alla presenza del sindaco Coppi, della dott.ssa Zaccheo, della psicologa Nunzia Romano e dell’illustre ospite Gaetano Vavalle, psicologo e psicoterapeuta, la prima delle tre conferenze sulle dipendenze patologiche, incontri volutamente dedicati alle famiglie e ai ragazzi in particolare. Il progetto, denominato “Obiettivo Salute” e promosso dalla consigliera Zaccheo e dall’Amministrazione comunale, ha visto la collaborazione attiva delle scuole presenti a Turi. A tal proposito, sono stati distribuiti nelle scuole dei questionari per verificare il grado di conoscenza e la consapevolezza che i nostri ragazzi hanno sulle dipendenze patologiche. La dott.ssa Nunzia Romano, psicologa, ha relazionato sui risultati del questionario per la dipendenza da internet.
I dati del questionario sulla dipendenza da internet nelle scuole di Turi. Il test è stato proposto ai minori delle scuole medie e agli studenti dell’Ites. Le domande del questionario andavano ad indagare le sfere che gli psicologi ritengono importanti per individuare una dipendenza: capire quanto i ragazzi (e i loro genitori) vadano a minimizzare il problema; comprendere quando certi comportamenti alienino i ragazzi o li allontanino dalla socializzazione; indagare la sfera emotiva che vive il minore nel momento in cui si approccia ad internet. Dai dati in questione emergono sostanzialmente due aspetti: nelle scuole turesi, la maggior parte dei ragazzi si localizza nella condizione “uso problematico” (i ragazzi si dedicano ad internet abbastanza spesso); l’uso problematico cresce con il crescere dell’età (i ragazzi dell’Ites avrebbero un uso problematico di internet maggiore rispetto ai più giovani). “Questi dati dovrebbero farci riflettere sull’importanza e la necessità di intervenire precocemente – spiega la dott.ssa Romano – attraverso una forma di prevenzione”, che si traduce in “progetti da introdurre anche nelle scuole” e in “propaganda”, intesa come diffusione di informazioni. “In conclusione possiamo dire che il test ha avuto molto valore, in quanto ha permesso sia l’individuazione del problema che la segnalazione oggi”. Secondo la Romano, il problema a Turi sarebbe non conclamato, “ma questo non deve farci rilassare troppo”.
Le “nuove dipendenze”. Ha parlato delle dipendenze senza sostanze il dott. Gaetano Vavalle, psicologo e psicoterapeuta presso il SERD ACQUAVIVA DDP della Asl di Bari, il quale ha fatto partire il suo intervento dal concetto di disturbo mentale transitorio. Sin dagli albori della sua esistenza, la psicologia scientifica ha tenuto in gran conto il contesto socio-economico quale configuratore, plasmatore e indicatore delle varie forme di sofferenza patologica. Ogni epoca storica possiede le sue forme di disturbo mentale, all’interno delle quali insorgono e si incastrano le vulnerabilità umane. Per questo, ai nostri giorni, possiamo parlare di “nuove dipendenze”, cioè di un particolare coinvolgimento in un’abitudine ripetitiva e persistente che non tiene conto delle conseguenze e che sviluppa una tolleranza. Pensiamo alle dipendenze da gioco d’azzardo, da tecnologia, da spese, da lavoro, e alla dipendenza affettiva. Papa Francesco le ha definite “abitudini senza cuore”. In questo gruppo multiforme di disturbi – spiega Vavalle – l’oggetto della dipendenza non è una sostanza, un prodotto, ma un’attività lecita e socialmente accettata, se non addirittura incoraggiata. Inoltre, le “nuove dipendenze” non rientrano nei livelli minimi di assistenza (L.E.A.), tranne che per il G.A.P. Quali sono i fattori di vulnerabilità? Lo psicologo parla di condizioni individuali, famigliari, ambientali, ma anche economiche, culturali, sociali e, infine, tecnologiche. Per ritenere una dipendenza patologica, tuttavia, bisogna avere a disposizione dei criteri e strumenti certi e scientifici per gli accertamenti e il riconoscimento. Tuttavia, tra i parametri di definizione di una dipendenza patologia troviamo la persistenza di comportamento, l’isolamento, i cattivi pensieri, l’impulsività o compulsività, la perdita di tatto affettivo, l’ansia, l’insonnia e spesso anche danni economici e morali.
La dipendenza da tecnologia. Il dott. Vavalle ha definito la dipendenza da tecnologia un uso smodato dei mezzi tecnologici con danni all’aera psicologica, famigliare, scolastica o lavorativa. Alcune volte anche fisica. Gli oggetti del desiderio sono principalmente computer, giochi, cellulari, Ipod, chat, giochi di ruolo, il cyber sesso, i giochi d’azzardo e persino i blog. Lo psicologo – in conclusione – sottolinea il bisogno di prudenza nell’attribuire certi disturbi, ricordando che solo determinati parametri scientifici e l’aiuto di esperti possono aiutare a diagnosticare un simile disturbo. E, non a caso, propone una citazione di Socrate, a dimostrazione del fatto che, nel corso dei secoli, siamo eccessivamente severi o temiamo il nuovo che le nuove generazioni si portano dietro: “Oggi i bambini amano il lusso, si comportano male, disprezzano l’autorità, non rispettano gli anziani. […] Oggi i bambini sono dei tiranni, non aiutano in casa, […] contraddicono i genitori […] e maltrattano gli insegnanti”.

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