Archivio Turiweb

La Voce del Paese – un network di idee

Politica

La “rivoluzione culturale” di Rifondazione Comunista

rifondazione comunista logo

Nonostante gli sforzi di Renzi e dei suoi giornali amici di raccontare un’Italia in ripresa, è sotto gli occhi di tutti la difficoltà generalizzata di andare avanti. Lavoro insufficiente, calo dei consumi, attività commerciali che chiudono sono purtroppo evidenze che le persone reali, quelle che non frequentano i salotti televisivi, conoscono bene.
Anche Turi vede serrande abbassarsi con una frequenza ormai tragica. Le ragioni sono diverse, la crisi colpisce tutti, si acquista meno, si risparmia su tutto, le vendite crollano e i negozianti chiudono.
Una spirale perversa che abbisogna di una politica nazionale più attenta ai bisogni della gente comune e non solo delle banche. Ma non scriviamo questo testo per alimentare polemiche sui fallimenti del renzismo. Ci preme capire quale ruolo possa assumere un’amministrazione comunale in questo contesto. Possiamo in qualche misura incidere dentro queste dinamiche, è possibile riuscire a favorire il commercio locale?
Il potere di un’amministrazione è limitato, è certo, magari il destino di un’attività commerciale potesse dipendere dalle scelte di un sindaco. Tuttavia quel poco che si può fare, va fatto.
Ma cosa fare? Migliorare i cartellone degli eventi, certamente. Gli eventi e le manifestazioni possono attirare su Turi potenziali consumatori. Ma i soldi di cui il Comune dispone per le attività culturali sono insufficienti, non ne parliamo degli sponsor privati, quel poco che proveniva dalla Provincia è praticamente sparito. E per quanto ci sia certamente da migliorare sotto questo aspetto, non riteniamo che il problema sia prevalentemente lì, dato che gli spettacoli possono aumentare e meglio qualificarsi, ma restano episodi che non cambiano il bilancio annuale di un esercizio.
Possiamo abbassare le tasse locali, ad esempio la TARI? I servizi costano e soltanto una raccolta differenziata porta a porta potrebbe, sul lungo termine, portare benefici economici importanti. Bisogna arrivarci, per ragioni se non soprattutto ambientali, anche per portare gli esercizi commerciali a risparmiare qualche euro (è opportuno chiarire che non dipende dal comune se una banca paga molto meno di un bar, direttive nazionali impongono che i pagamenti della tassa sui rifiuti non dipendano dal reddito dell’attività, ma dalla quantità di rifiuti prodotti).
Riteniamo, però, che l’operazione più importante stia in una rivoluzione culturale di cui questa amministrazione debba farsi carico. È necessario, urgente, inderogabile avviare una campagna di informazione seria sul consumo consapevole e responsabile, che porti i turesi a comprendere l’enorme importanza dell’acquisto dei beni dagli esercenti locali.
Ogni pizzeria che chiude mette a casa un pizzaiolo, una serie di camerieri, riduce le vendite di mozzarelle del caseificio locale, spegne un servizio per la comunità. E questo vale per ogni attività. Ogni serranda che si abbassa riduce il livello di vivibilità di un paese.
Comprenderlo è fondamentale. Dunque, cosa fare? Come provare, almeno provare, senza la presunzione di risolvere tutti i problemi con un’azione, a sensibilizzare maggiormente la cittadinanza su questo tema?  Come far capire quanto sia importante innalzare nella misura più elevata possibile la quota di beni acquistati dentro Turi?
Rifondazione Comunista propone all’esame della maggioranza, degli esercizi commerciali e della cittadinanza un progetto orientato a favorire il mercato locale, composto da due fasi, una strettamente economica, un’altra più culturale.
Primo passaggio: pensiamo a una rete di esercizi commerciali uniti in un circuito che premia i consumatori che acquistano beni da esercizi turesi con una serie di sconti o coupon d’acquisto da spendersi presso le stesse attività di Turi. Il principio è quello di premiare coloro che fanno la spesa al supermercato di Turi, che prendono un caffè a un bar locale, che acquistano un tablet, un mazzo di fiori, una pizza da un esercizio turese. Premi che sarebbero finanziati con una compartecipazione comunale. Ad esempio, ogni 1000 euro di spesa effettuata a Turi, il cittadino riceve un buono sconto da utilizzare, ripetiamo, presso una delle attività turesi aderenti al circuito.
Secondo passaggio: questo circuito commerciale sarebbe rappresentato da un logo che verrebbe esposto sulle vetrine di ogni attività commerciale aderente. Pensiamo che il logo debba essere il risultato di un concorso di idee promosso presso le scuole del territorio, coinvolgendo gli studenti in questa operazione, favorendo la sensibilizzazione sul tema, portando nelle classi il problema di un consumo consapevole. Acquistare un bene non è un’operazione neutra, coinvolge tematiche fondamentali come il rispetto dell’ambiente, dei diritti del lavoro e l’amore per il proprio territorio. La costruzione del logo attraverso un concorso di idee permetterebbe di far crescere nei ragazzi la consapevolezza dell’importanza del tema.
Un passaggio culturale, dunque. Incentivare i consumi attraverso la promessa di uno sconto, ma anche mediante la presa di coscienza dell’importanza di queste azioni. Cultura ed economia possono e devono coesistere. Provarci è un dovere morale, prima che politico.
Restiamo a disposizione della maggioranza e della cittadinanza tutta per una rielaborazione della nostra proposta progettuale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *