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Deturpato il Monumento al Bersagliere

Il post pubblicato su Facebook dallo stesso Basile (2)

Dopo la morte di Michelangelo Buonarroti, autore degli strepitosi affreschi che rivestono la Cappella Sistina, alcuni esponenti della Chiesa del tempo incaricarono un pittore del tempo, “Braghettone” (al secolo Daniele da Volterra), di dipingere dei drappi sulle parti intime dei personaggi raffigurati, per rendere l’opera più consona al luogo sacro che la ospitava. Alcuni novelli “Braghettoni” qualche giorno fa (forse durante la notte di Halloween) hanno deturpato il Monumento al Bersagliere: armati di bomboletta spray, hanno imbrattato con segni neri occhi e zona inguinale.

La statua realizzata da Alessandro Fabio Basile fu commissionata dagli esponenti turesi dell’Associazione Nazionale dei Bersaglieri (tra cui il presidente Alberto Lenato) nel 2010 e inaugurata il 5 maggio dell’anno seguente, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Abbiamo approfittato dello spiacevole episodio per intervistare l’artista nel suo laboratorio, tra sculture e dipinti ultimati e in corso d’opera.

Ci parli brevemente del significato della sua creazione.

“Ho voluto raffigurare un ‘uomo bersagliere’ caratterizzato soltanto dal tipico cappello piumato, che vuole in un certo senso ricordare momenti storici come quello della Breccia di Porta Pia. L’uomo non fa altro che attraversare i tempi, proiettandosi in avanti verso la storia moderna, come si può evincere dal foro centrale che rappresenta la sua capacità di non fermarsi davanti a nessun ostacolo o difficoltà. Più che monumento lo definisco una ‘stele policroma’, data la presenza del rosso e del verde a ricordare il tricolore italiano, insieme al bianco che rappresenta la purezza del militare”.

Di che materiale è fatta la stele?

“È una pietra arenaria che i soci stessi dell’Associazione hanno rinvenuto nelle campagne turesi, originariamente alta circa 3 metri”.

Come è venuto a conoscenza di ciò che è stato fatto alla sua opera?

“Casualmente. Ho accompagnato mio figlio a scuola (il monumento si trova in via Cisternino, in una villetta situata proprio davanti alle scuole, ndr.) e ho notato queste macchie nere. È incredibile come nessuno si sia preoccupato di avvisarmi o di fare rapporto presso le autorità locali”.

Cosa ha provato nel vedere la sua opera in quello stato? E cosa crede abbia spinto i vandali, presumibilmente giovanissimi, a comportarsi così?

“Mi deprime molto questa cosa dello spray. Pensi che il 5 maggio 2011 comprai uno sverniciatore e avevo preventivamente verniciato la scultura con un anti-spray. Sapevo che sarebbe arrivato questo giorno, considerando anche la vicinanza alle scuole e la pericolosità dei ragazzini in gruppo… e sinceramente mi considero fortunato che sia arrivato dopo ben quattro anni e mezzo. I più giovani dovrebbero essere educati dalle famiglie e dalle istituzioni scolastiche a nutrire rispetto verso l’arte. Dovrebbero insegnare loro che cosa c’è dietro il lavoro dell’artista e quanta fatica e passione ci sono alla base di tutto ciò, rendendoli partecipi e sensibili verso la nostra professione. Si, perché la cosa importante è che quella scultura non è mia, ma del Comune di Turi. Nel momento in cui è stata inaugurata è diventata di proprietà dell’intera comunità turese: non ne sono io il possessore o il manutentore! Anche se, a dirla tutta, sono io che sto pulendo la mia creazione, svolgendo un ruolo che in realtà doveva spettare a un restauratore”.

Non le pesa doversi occupare in prima persona anche della manutenzione della stele?

“Lo faccio con piacere perché le mie opere sono pezzi di cuore, ma se un giorno questi atti si ripeteranno? I monumenti dovrebbero essere illuminati e resi importanti agli occhi dei cittadini più o meno giovani. Devono essere posti vivi agli occhi della gente. Non possiamo pensare solo all’intonaco di casa o alla porta del garage: anche un monumento è parte di casa nostra. Se si abbandona quello che potrebbe diventare un cuore del paese, questo cuore muore. Infatti basta pensare alle scritte sui muri della stazione o in altre zone di Turi per capire che l’inciviltà è figlia dello stato di abbandono dei posti stessi. So che tutta questa è un’utopia, ma io un po’ ci spero”.

Cosa direbbe a chi ha deturpato la stele?

“Sarebbe bello invitarlo con me a ripulire le macchie nere che ha lasciato con la sua bomboletta spray. Non voglio lasciare un messaggio diretto unicamente a chi ha rovinato la mia statua ma a chiunque vada a lasciare il segno qua e là nel paese, perché l’inciviltà è la stessa. La maleducazione è la stessa. I graffiti, spruzzati così a caso, fanno schifo dappertutto!”.

Non sarà l’ultima volta che ci troveremo a fronteggiare problemi del genere, ma resta viva la speranza in un crescendo di interesse da parte dell’amministrazione pubblica, perché anche l’occhio vuole la sua parte.

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