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Boccardi ci crede ancora

michele boccardi

Il senatore Michele Boccardi a capo di Forza Italia in Puglia? Forse sì, anzi no. O forse la trovata di Magistà ha bruciato le tappe e innervosito le varie anime del partito. Ma perché il direttore del TgNorba e di Fax, nonché amico dell’imprenditore turese, ha rischiato di lanciare come un kamikaze la nomina di Boccardi? Ci auguriamo per lui che non sia troppo tardi. Non sarebbe la prima volta che una strategia comunicativa sbagliata riduca in polvere tutto ciò che finisce sotto i riflettori del baffetto di Puglia. Boccardi in realtà lo abbiamo sentito e intervistato; ci è apparso sereno e sicuro. Ecco come ha risposto alle nostre domande.

Senatore bentornato. È passato esattamente un mese dalla sua nomina a senatore. Vuole tracciare un primo bilancio? Cosa l’ha colpita in positivo e negativo?
“Sono entrato in Senato in un momento importante per la storia della Repubblica Italiana, cioè quello della riforma costituzionale. Chiaramente, essendomi trovato solo nell’ultima fase, mio rammarico, non ho potuto partecipare alle discussioni e alle votazioni precedenti, e quindi non ho potuto fornire un mio contributo personale all’edificazione del DDL Costituzionale. Ho passato un mese intenso, dal lunedì al sabato, rinchiuso all’interno del Senato e ormai siamo prossimi all’approvazione decisiva e definitiva; insieme ai colleghi di Forza Italia stiamo dando il nostro apporto affinché venga fuori una Carta costituzionale quanto più perfetta possibile.
Non nascondo, tuttavia, che stiamo attraversando un momento molto confuso per il centrodestra, dove prevalgono soprattutto le divisioni. A mio avviso, indistintamente con tutte le anime di centrodestra, bisogna riprendere una linea comune, tornare a dialogare, chiudere la stagione dello scontro e avviare quella del confronto aperto, costruttivo e democratico. Solo così si potrà rilanciare tutto il centrodestra in Italia e in Puglia, e si potrà tornare a vincere e governare”.

Ha più chiarito con Raffaele Fitto. Era un suo amico…
“Raffaele era ed è un amico. In politica l’amicizia e le scelte politiche possono percorrere la stessa strada e quindi combaciare, così come possono camminare su due strade parallele. Ad un certo punto del mio percorso, che è coinciso con la nomina a Senatore, ho semplicemente deciso di rimanere in Forza Italia, ovvero nella casa madre dove sono sempre stato sin dall’inizio della mia carriera politica”.

Non ha nulla da rimproverarsi rispetto alla scelta di stare con Berlusconi?
“Assolutamente no, ho preso questa decisione con lucidità, coscienza e consapevolezza, pertanto sono convinto e non ho rimpianti e nulla da rimproverarmi. La mia scelta oltre che politica ha un valore anche morale, umano e affettivo, perché ricordo che il posto che ricopro in Senato apparteneva ad un amico politico e personale, ovvero al Senatore Donato Bruno, che sedeva nei banchi di Forza Italia”.

Fitto dice che Berlusconi è finito. Lo ha dichiarato alcuni giorni fa, aggiungendo: “Si faccia da parte”. Chi c’è dopo Berlusconi?
“Quando si parla di Forza Italia non si può prescindere dal Presidente Berlusconi”.

Se fosse in corso il patto del Nazareno, chi sceglierebbe? Forza Italia o altro?
“Resterei sempre al mio posto ovvero in Forza Italia”.

Come metterà il suo mandato a disposizione del territorio? C’è qualcosa che potrà fare per alcune nostre problematiche? Quali?
“Sicuramente ricoprire un ruolo così importante dà la possibilità di poter raggiungere più facilmente gli uffici dei Ministeri preposti alla realizzazione di grandi opere,  faccio riferimento in particolare alla S.S. 172 (Strada dei Trulli), che è stata inserita nelle opere potenzialmente finanziabili dalla Regione nel nuovo ciclo di progettazione. Vorrei infatti seguire e portare a termine questo procedimento e percorso che ho avviato già da qualche anno quando ero Consigliere Regionale.
Come da sempre, non mancherà assolutamente l’attenzione verso il territorio che rappresento, quindi verso l’agricoltura, che è il motore trainante della nostra economia; verso  l’industria che, se in crescita, è fonte di tanti posti di lavoro e quindi maggiore stabilità per le famiglie; verso il turismo che, considerate le bellezze paesaggistiche, architettoniche e la storia di cui è ricca la nostra Puglia, va valorizzato e sviluppato”.

Apprendiamo che l’Ufficio di Presidenza si riunirà mercoledì 14 ottobre, ma come mai il direttore Magistà ha diffuso per prima la notizia della sua nomina a coordinatore? Non c’è il rischio di aver bruciato così la sua nomina? O di aver quantomeno infiammato il dibattito interno?
“So di certo che l’idea di Berlusconi è di ristrutturare il partito, partendo dal basso, e tornare ad avere un movimento forte e radicato sul territorio con l’obiettivo di tornare a vincere”.

Ci sono ancora divisioni e correnti nel centrodestra turese. Anche sui ex amici sono ancora lontani. Come pensa di riunificare il centrodestra e di recuperare i pezzi persi?
“Si sa che in politica le sconfitte portano alle divisioni. Bisognerà assolutamente ripartire da zero, invertire la rotta, quindi non adottare più una politica di rottura e contrasto, mettere da parte i rancori e ritrovare un dialogo costruttivo per condividere insieme i valori che da sempre ci contraddistinguono. Trend storici dimostrano che Turi è un paese tendenzialmente di centrodestra, se siamo tutti compatti, insieme possiamo  tornare a vincere e realizzare grandi cose”.

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