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Cultura

Vito Antonio Loprieno ospite del Presidio del Libro di Turi

Loprieno e Resta

Ritorna a stupire e coinvolgere, con i suoi inviti irrinunciabili, il Presidio del Libro di Turi, che questa volta ci ha accolto nel Centro Studi di Storia e Cultura di Turi per presentarci “Pudore”, di Vito Antonio Loprieno.
Nato a Monterotondo di Roma ma di origini  baresi, ha vissuto sino a 16 anni a Matera, la città dei Sassi. Dopo i successi editoriali dei precedenti romanzi “Lorodipuglia”, “il Mare di lato”, “Il tredicesimo papiro” editi tutti da Il Grillo, Loprieno affronta la storia della Grande Guerra nel Mezzogiorno d’Italia.
Alle prese nuovamente con la sua irrefrenabile passione per la Storia con la ‘S’ maiuscola, l’autore sviluppa il racconto delicato e travolgente di un amore illegittimo eppure intenso, in un’epoca nella quale i sentimenti sono messi al bando anche quando sono veri. Nel centenario dall’entrata in guerra del nostro Paese nella Prima Grande Guerra, Vito Antonio Loprieno compone in parole un affresco del “piccolo mondo” pugliese di inizio ‘900, che si affaccia per la prima volta sulle grandi vicende mondiali. A fare gli onori di casa, il presidente del Centro Studi di Storia e Cultura di Turi, il dott. Domenico Resta che pone presto l’accento della serata su due personaggi di “Pudore”: la Puglia e Rosa. Entrambi personaggi che si scontrano con una realtà storica, quale appunto la Guerra Mondiale. Una “piccola storia” nella “grande storia”.
All’ombra del grande orrore della guerra che incombe, a Locorotondo altri conflitti si consumano nel silenzio di una realtà chiusa, ostile, che l’abile ricerca storica di avvenimenti, tradizioni e gastronomia compiuta dall’autore ci fa rivivere sino ad appropriarcene.
Lo stile, fluido, amabile e colorito da espressioni dialettali, tesse un filo che ci lega alla nostra identità territoriale e culturale spesso occultata.
La protagonista del romanzo, Rosa, è una donna al cui interno infuria l’incoercibile lotta tra pulsioni naturali, tacite norme sociali e desiderio di vivere la propria femminilità e propensione per la cultura come poche altre donne del suo tempo.
Il “Pudore” è quello di Rosa che sommessamente, dopo molto dolore, ridiventa padrona della sua vita e artefice della sua dignità. “Pudore” è quello del piccolo paesino rurale che regge il peso di una guerra, vera protagonista del romanzo, che non capisce e che non gli appartiene.
Nel “piccolo” e nel “grande” mondo, due guerre portano alla luce le più recondite sfaccettature della natura umana a cui Rosa assiste nel suo travaglio verso l’affermazione di sé.
In quella terra e nella tragedia che le sta attorno, Rosa ritrova la voglia di vivere, di servire gli altri, di rivendicare una libertà per sé e per tutte le donne, di provare a ridisegnare il futuro, suo e della bambina che ha adottato. E quando tutto sembra imboccare la strada della serenità ecco i nazisti…”La Grande Guerra non è mai finita! E la Storia non ci è maestra”.

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