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Politica

Turi senza Assessorato all’Agricoltura

Antonello Palmisano

Nessun assessorato all’agricoltura. Questa fu la prima grande novità riservata dall’Amministrazione Coppi agli agricoltori turesi. La delega all’agricoltura, infatti, insieme al marketing territoriale, all’ambiente e al verde pubblico fu  affidata al consigliere di maggioranza Antonello Palmisano. Una decisione, questa, su cui qualche cittadino manifestò e continua a manifestare delle riserve, essendo Turi un paese fortemente agricolo e alla luce della miriade di problemi con cui gli stessi agricoltori e il consigliere hanno dovuto fare i conti quest’anno: dalle calamità naturali alla vendita a bassissimo costo, fino alla tanto odiata Imu agricola.  A distanza di tempo, e alla luce dei recenti avvenimenti politici, abbiamo voluto riaprire la questione con Antonello Palmisano.
 Assessorato all’agricoltura: perché serve?
«La politica espressa da un’Amministrazione rispecchia inequivocabilmente la composizione della Giunta, la quale può esprimersi ed agire in maniera incisiva e diretta su quelle che sono le problematiche della cittadinanza. Sicuramente ogni assessore cura le proprie deleghe con la massima responsabilità; ne risulta che la politica espressa ha una certa “impronta”. Gli assessori della nostra Giunta sono sempre estremamente disponibili nei miei confronti e sempre pronti ad aiutarmi e a sostenermi in ogni mia iniziativa, ma non sono totalmente vicini all’agricoltura come lo sono io. Per tanto mi piacerebbe che in futuro la nostra politica possa lasciare un  “impronta agricola” più profonda. All’inizio della mia prima avventura politica sarebbe stato presuntuoso chiedere un assessorato quando intorno a me c’erano e ci sono persone più competenti e capaci a far funzionare da subito la macchina amministrativa. I cittadini non potevano aspettare che io imparassi a muovermi tra le stanze e il dedalo burocratico e gli assessori che il sindaco ha scelto erano e sono ancora oggi la miglior squadra che questo governo potesse schierare».
La settimana scorsa si vociferava che anche lei, come Leo Spada, avesse rinunciato alle sue deleghe. Lei ha prontamente smentito l’indiscrezione, ma ci ha comunque confidato di averci fatto un pensiero. Perché?
«Le deleghe assegnatemi sono di estrema importanza per Turi: l’agricoltura è l’anima economica della nostra comunità, l’ambiente la risorsa più cara ed importante per il nostro futuro, inoltre il marketing territoriale e il turismo gli strumenti per ottenere obiettivi di rilancio per il nostro paese. Tutti argomenti da non prendere a cuor leggero! Penso che sia normale ad un certo punto fermarsi ad analizzare il proprio operato per capire dove si può migliorare. Io ho la responsabilità di adoperarmi per il bene comune, ma anche di mettermi  in discussione laddove qualcuno possa farlo meglio di come lo faccio io; non fraintendetemi, il fatto che conservi le deleghe non vuol dire che non ci sia nessuno più bravo di me, anzi, ma credo fortemente che le logiche che hanno ispirato la formazione della maggioranza, l’assegnazione delle deleghe e degli assessorati siano ancora valide e a favore della buona amministrazione; consegnare le deleghe inoltre graverebbe sulla programmazione mia e degli altri, ma soprattutto non credo gioverebbe alla comunità al cui giudizio  mi rimetto costantemente».
Pare che a dicembre 2016 questo rimpasto ci sarà. Apprendiamo che tra i nomi dei futuri assessori potrebbe esserci anche il suo. È  vero?
«Attualmente, come ho già detto, non vedrei una formazione di Giunta diversa da quella attuale. Tuttavia,  non ti nascondo che in futuro mi piacerebbe sedere in giunta, non per fare l’esperienza da assessore ( non credo che opererei in maniera diversa da come faccio ora), ma per dare, come dicevamo prima, un’impronta politica ancora più vicina alle tematiche agricole, ambientali e del turismo».  
Qualcuno la dice vicino al Pd. Cosa risponde?
«Non bisogna sempre credere ai giornali! Ho partecipato e spero di farlo ancora ad incontri organizzati dal Pd, ma anche da SEL, sulle tematiche ambientali o di politiche agricole;  con gli iscritti, con i segretari di questi partiti mi confronto molto spesso. Esattamente come faccio con tantissima altra gente di cui, altrettanto spesso, ignoro l’appartenenza politica, ma con cui condivido o discuto, credo, arricchendomi. Se mi è concesso, sono parecchio lontano dalle vecchie logiche politiche dei partiti. Rispetto e a volte invidio la storia, le battaglie e le conquiste a cui gli uomini di questi partiti hanno partecipato, la preparazione e l’organizzazione che molti di loro posseggono,  ma, per coerenza, non credo di poter appartenere a gruppi politici  di cui non condivido le linee di governo nazionale presenti e passate».

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