Il turese Stefano De Carolis presenta “L’ultimo bacio” a Casamassima
Gli studi di ricerca e la fama del turese Stefano De Carolis, specializzato nell’Arma dei Carabinieri alla Tutela e Salvaguardia del Patrimonio Culturale e giornalista – attualmente redattore della rubrica “Storia di Storie” del Corriere di Puglia e Lucania – sono approdati, mercoledì 16 settembre, a Casamassima.
Lo studioso è intervenuto nella splendida location di Piazza Aldo Moro ancora addobbata per la recente Festa Patronale per illustrare il suo ultimo lavoro di ricerca, intitolato “L’ultimo bacio”, che affronta il tema degli amori clandestini (da qui il titolo) e del conseguente abbandono degli infanti, pratica che esiste, spiega l’autore, sin dagli antichi romani.
Le sue ricerche si sono concentrate tra 1800 e 1900: come veniva “esposto” un bambino? Esisteva in ogni paese la “ruota”? Che fine facevano questi bambini? Quale diventava la loro condizione giuridica dopo l’abbandono?
L’incontro è stato moderato dalla giornalista e direttrice responsabile del Corriere di Puglia, Nunzia Bernardini ed organizzato da Marisa Mola di Ludi (Libera Università delle idee).
Media partner della serata sono stati il giornale telematico il Corriere di Puglia e Lucania e la nostra testata. Ci racconta in esclusiva De Carolis: «Ho iniziato questo lavoro di ricerca su Turi studiando il fenomeno dell’esposizione tra 1800 e 1900, delle ruote, delle balie, delle levatrici, tutte le figure insomma attorno a questo fenomeno. Si tratta di un argomento affascinante ma poco conosciuto. Per quanto riguarda Turi non si sapeva nulla, neppure dove fosse situata la ruota degli esposti; dopo vari studi e ricerche la ruota, una finestrella con all’interno un meccanismo rotante, è stata individuata dalle parti della ex macelleria, chiusa nel 1992, di Domenico Bruno detto Papagni ed è ora di proprietà comunale. Ho censito circa 700-800 bambini abbandonati dal 1800 al 1900. Vorremmo che venga riaperta la finestrella della ruota e mi sto muovendo in tal senso». Continua Stefano De Carolis: «Il mio lavoro di ricerca è cominciato da Turi e poi mi sono spostato sui paesi limitrofi sullo stesso tema, come appunto Casamassima. Interessante è vedere le differenze tra paese e paese, sia per quanto riguarda i cognomi che venivano dati ai bambini, sia per quanto riguarda la condizione giuridica che assumevano».
De Carolis inoltre mostra ed espone durante la serata una sua collezione personale sugli oggetti antichi riguardanti l’infanzia: seggioloni in legno che diventano cullette, le famose “fasciature” che si facevano ai bambini, una culletta antica con una bambola altrettanto antica proveniente dalla Spagna.
La moderatrice della serata, Nunzia Bernardini, direttore responsabile del Corriere di Puglia e Lucania, fa notare come l’argomento, se pur appartenente al passato, è in verità molto attuale: «Questa ricerca ha il valore della memoria e della storia intima delle famiglie; io sono rimasta davvero ammirata dal lavoro di ricerca fatto e dall’importanza della documentazione, reperita da De Carolis presso gli Archivi di Stato, ma anche e sopratutto dall’attualità del tema; se trasferiamo questo argomento in un contesto moderno notiamo che alla fine si hanno le stesse problematiche: le donne che non sanno che si può partorire in maniera anonima in ospedale sono tante e poi sentiamo di bambini abbandonati nei cassonetti».
Durante la serata De Carolis mostra documenti, fotografie, decreti comunali sulla questione e conduce un’attenta e minuziosa analisi comparata del comportamento che adottavano i vari comuni davanti al bambino esposto. Un’analisi e una ricerca ammirevoli, attuali, davvero interessanti. «Perché» – conclude la moderatrice – «tutelare i bambini è un valore che appartiene ad ogni epoca».