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Otto giorni per raggiungere Santiago

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Il cammino di Santiago è un cammino ormai famoso, un lungo percorso che i pellegrini fin dal Medioevo intraprendono, attraverso la Francia e la Spagna, per giungere al santuario di Santiago di Compostela a visitare la tomba di San Giacomo. Un percorso di 800 km per la durata di un mese da fare da soli o in compagnia, da fare a piedi o in qualunque modo possibile ed immaginabile, un viaggio in cui ci si deve preparare a tutto. Ogni uomo, ogni pellegrino, interpreta il cammino seguendo un proprio percorso di coscienza e consapevolezza, dalle motivazioni alla scelta del percorso medesimo, ma una cosa li accomuna tutti: l’importanza del cammino non è rappresentata dalla meta che si raggiunge, ma è insita nel cammino stesso e nella trasformazione personale che ne deriva.
11882676_885562281498971_2788476936251257989_oSono partiti con uno spirito di scoperta gli otto scout turesi, guidati da Antonio Perfido, lo scroso 24 agosto, pronti ad intraprendere gli ultimi chilometri che li separavano da Santiago.
Dai cento chilometri prefissati, alla fine ne hanno percorsi 198, tutti a piedi, con zaino in spalla, superando la fame – “mangiavo le mele che incontravo sul cammino” – e la sete – “purtroppo l’acqua delle fontane era ricca di cloro, quindi dovevamo per forza acquistarla quando potevamo”, con un’unico obiettivo: vivere il Pellegrinaggio fino a Santiago di Compostela.
Un’esperienza che li ha segnati e che “ognuno di noi ha vissuto in maniera differente” – ci ha speigato Antonio Perdifo.
Occhi più maturi, occhi forgiati dal sacrificio che il viaggio ha imposto, dalla spettacolarità degli scenari che hanno trovato dinnanzi a loro e forse anche dalla consapevolezza di poter contare solo su se stessi. 11947484_883700328351833_3752643580677393736_nOtto giorni e mezzo, nei quali hanno percorso più di 190 chilometri, dalle 9.00 del mattino alle 17.00 del pomeriggio “perchè poi dovevi provvedere alla notte e a rifocillarti”. Il cammino di Santiago coincide con la scoperta di luoghi, di culture e di tradizioni totalmente differenti dalle nostre ma è soprattutto un viaggio di natura introspettiva e psicologica, di conoscenza delle proprie qualità ma anche di presa di coscienza dei propri limiti.
Un viaggio che lascia un segno indelebile, attraverso la conoscenza del pellegrino che ti affianca, con la forza e il coraggio che trovi in te stesso di andare avanti, la necessità che ti porta ad inventare mille modi per sopravvivere. Il sacrificio e le difficoltà sono l’unico modo per affrontare questo viaggio e purificarsi dalla superficialità di cui siamo quotidianamente protagonisti, un viaggio che ti purifica l’anima, la pelle, gli occhi.
Passo dopo passo, fino a Santiago di Compostela, dove “ogni ragazzo condivide il proprio percorso – in una cerimonia finale – e i capi sono i testimoni della loro scelta”. A piedi nudi, li rendono liberi di camminare da soli e dare agli altri quanto sino a quel momento hanno ricevuto. Una cerimenia che “certifica” l’essere un buon cristiano, un buon cittadino, un buono scout!

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