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Festeggiamenti in onore della Madonna del Carmine

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Si sono conclusi ieri sera, giovedì16 luglio, i festeggiamenti in onore della Madonna del Carmine, protettrice degli artigiani. La festa, quest’anno, ha rotto con la tradizione, lunga ormai quarant’anni, abbracciando la volontà dell’Arciprete Don Giovanni Amodio, di dare una nuova piazza alla Santa Messa solenne del tardo pomeriggio del 15 luglio.
A differenza di piazza Silvio Orlandi, che di consuetudine ospitava questa seguita e sentita celebrazione religiosa, quest’anno è stato il sagrato di Santa Chiara ad anticipare la Processione.
Una Santa Messa un po’ contestata, durante l’intera celebrazione, dall’impossibilità di udire qualsiasi parola proferita da Don Giovanni e Don Nicola. “Non si sente nulla” – è stato più volte ripetuto e noi stessi, giunti nella piazzetta divanzi alla statua della Madonna, abbiamo fatto fatica ad ascoltare l’intera celebrazione religiosa.
In tanti, comunque, hanno voluto prendere parte alla messa solenne seguita da una processione che ha accompagnato la Madonna dalla chiesa di Santa Chiara, fino alla Chiesa Madre, con un percorso, anche questo, rivisto rispetto al passato.
La procesisone lungo le vie cittadine è stata così il momento più partecipato di giovedì pomeriggio quando, dopo la Santa Messa Solenne, la statua è stata riportata presso la chiesa di S.Chiara, dove la stessa è conservata e dove fu adagiata per la prima volta nel 1875.
Il culto per la Madonna del Carmine è particolarmente sentito nella nostra comunità paesana, basti pensare che abbiamo due splendide rappresentazioni pittoriche della Madonna, ci riferiamo alla tela ad olio dipinta da Donato Conversi nel 1722, presente nella Chiesa dei Riformati di San Giovanni Battista, ed al dipinto insito nella nevata destra della Chiesa Matrice. La devozione a Maria nel Carmelo – legata alla storia e ai valori spirituale dell’Ordine dei “frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo” (Carmelitani) – è espressa mediante lo “Scapolare del Carmine” – ed è una delle devozioni più amate tra il popolo di Dio. La grande diffusione sembra doversi ricondurre alla tradizione di una visione della Madonna, documentata almeno alla fine del XIV secolo.
È una devozione antica, che, tuttavia, conserva tutta la sua validità, se compresa e vissuta nei suoi valori autentici, quei valori che oggi sembrano essere sempre più soppiantati. La festa della Madonna del Carmine rappresenta per gli ormai “grandi” turesi un’occasione per riversarsi per le strade cittadine, per ammirare le luminarie, anche quest’anno allestite dalla pluripremiata ditta “Faniuolo” di Putignano, guardare la tradizionale processione, ascoltare le note prodotte dai musicisti delle Bande di Turi e di Bisceglie, disposti sulla cassa armonica e passeggiare magari in compagnia di parenti ed amici. Mentre, per gran parte della gioventù, questa festa sembra ormai “superata”, caduta nel dimenticatoio o inghiottita dalla progressiva evoluzione scientifica e tecnologica, a giudicare dall’utenza che animava i festeggiamenti in queste serate.
“Non è più la festa di una volta – afferma una signora – è diventata una festa per noi “anziani”, i giovani che fine hanno fatto? E pensare che fino a pochi anni fa questa festa estiva era una delle poche occasioni di divertimento, in cui poter stringere nuove amicizie e magari conoscere la dolce metà. Ricordo ancor oggi, l’entusiasmo ed il sentimento che ci preparavano alla festa. E’ inutile sono i bei tempi andati.”
Queste parole affiorano spesso sulle labbra di gente anziana, come sulla soglia di stanze chiuse, stimolate da una ricorrenza che in passato riuniva ed accumunava una festa che dovrebbe essere un puzzle senza fine, cruciale per la storia e l’autentica identità del nostro paese.

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