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Investire l’extragettito dell’Imu agricola in agricoltura?

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L’Imu agricola è stata un’amara sorpresa. Una delle tante – ci verrebbe da dire, se consideriamo le varie calamità, naturali e finanziarie, che il settore agricolo ha dovuto affrontare nell’ultimo periodo. Gli agricoltori si sentono ormai stremati, lo ripetono ogni volta che ne hanno la forza. “Ci stanno togliendo la dignità”: è la frase che ci rimbomba ogni volta nelle orecchie, ad ogni incontro, ad ogni momento di rabbia e ad ogni momento di sconforto, quando si decide che non c’è più speranza nemmeno nel protestare, quando ci si sente forse soli e non si crede più a niente.  
Ci chiediamo se sia stato questo il sentimento che ha trattenuto a casa molti agricoltori turesi durante l’incontro tenuto lunedì scorso dall’Amministrazione, nelle persone del sindaco Menino Coppi, dell’assessore al Bilancio Giuseppe Tardi e del consigliere delegato all’agricoltura Antonello Palmisano, un meeting a cui hanno partecipato le associazioni di categoria e pochissimi produttori, tra questi anche l’ex consigliere  Tonio Palmisano, portavoce della Protesta Agricola, di cui tanto abbiamo sentito parlare nei mesi scorsi. Scopo dell’incontro – come hanno spiegato gli amministratori subito dopo aver preso la parola, voleva essere “scambiarci idee sull’Imu agricola, soprattutto su quello che sarà il 2015”, operare una sintesi, che dovrebbe sfociare in un “protocollo d’intesa”, sottoscritto da tutte le parti, in quella che è stata ed è una questione spinosa per tutti, amministrazione e contadini. Bisogna essere “più concreti e meno demogogici” – afferma il Sindaco –  “bisogna ragionare su ciò che effettivamente si può fare sulla situazione data”.
IMG_0782La necessità di concretezza riporta ai numeri del 2014: a Turi il prelievo operato dallo Stato centrale è stato di circa 360 mila Euro. Con un’aliquota pari al 7,6 per mille, il Comune ha incassato circa 59 mila Euro dall’Imu agricola, con un’evasione media pari al 20%. Il gettito atteso in una situazione ottimale, sarebbe stato invece di circa 516 mila Euro. Eppure, ci fa notare l’ass. Tardi, “facendo lo scarico degli F24 con codice fiscale, importo dovuto e importo versato, risulta che i cittadini del Comune di Turi hanno versato poco più di 400 mila Euro”. “Non capisco – prosegue l’Assessore – come mai c’è questo disallineamento tra tassa contabile e ufficio tributi”. Tuttavia – rassicura – “gli uffici stanno lavorando”.
Terminata la breve presentazioni degli amministratori, le richieste dei pochi presenti non si sono fatte attendere: innanzitutto gli agricoltori hanno chiesto che sia fatta domanda all’Istat per il declassamento di Turi da Comune avvantaggiato a parzialmente o totalmente svantaggiato: un’operazione, questa, che è possibile effettuare ogni sei mesi. Seconda questione è l’aliquota Imu e qui i pareri si sono un po’ divisi: c’è chi si accontenterebbe di una riduzione al minimo applicabile, ovvero al 4,6 per mille, e chi invece auspicherebbe ad una totale abolizione della tassa. Su questa linea di pensiero è anche Tonio Palmisano e i 400 agricoltori che hanno sottoscritto tale richiesta durante la Sagra della Ciliegia. Qualcuno vorrebbe anche vedersi riconosciuta un’indennità ambientale.
 In sottofondo, è emersa anche qualche vena di malcontento: “È stata un’Amministrazione che per l’agricoltura non ha proprio pensato a niente”, “voi ci dovete mettere anche in condizione di pagare questa Imu”, “noi in campagna non ci possiamo andare più”. E sotto la lente ci finiscono anche le strade di campagna: “Non ne è stata aggiustata nemmeno una” – lamentano i presenti – , “allora noi con chi ce la dobbiamo prendere?”, “Almeno chiudete qualche buca”.
Il discorso torna poi sulla tassa: “Noi sicuramente la vorremmo abbassare al minimo possibile” e “gettare le basi per il miglioramento” – rassicura l’Amministrazione, la quale passa subito a illustrare alcune proposte: “La nostra idea come Amministrazione comunale è di andare a rivedere la IUC nel suo complesso” – spiega Tardi, parlando delle due soluzioni che lui avrebbe in mente: la prima sarebbe quella di chiedere, per il 2015, di garantire i 360 mila euro più il 20% di evasione. In questo modo la riduzione dell’Imu agricola sarebbe riproporzionata in base a quello che è il gettito. La seconda idea, sarebbe di lasciare tutto così com’è, al 7,6 per mille, vincolando, però, attraverso un capitolo di bilancio e un protocollo d’intesa, il surplus derivante da un eventuale extragettito (tutto ciò che eccede i 360 mila Euro) alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture agrarie, così come in corsi di formazione, ad esempio – come suggerito dal consigliere Antonello Palmisano.
Le due proposte non vengono accolte a braccia aperte, ma nemmeno respinte: il bilancio, infatti, prevederebbe già delle cifre per la manutenzione delle strade esterne, mentre per i corsi di formazione, ad esempio, si vorrebbe che si attingesse a fondi messi a disposizione dalla Regione o dalla Comunità Europea. “Attenzione a fare beneficenza con i portafogli degli altri” – ammonisce un coltivatore – “La fiscalità non è più accettata, si è visto come vengono sprecati i denari pubblici”, “lavoriamo per intercettare i finanziamenti”.
Così, dopo più di due ore di confronto, il protocollo d’intesa non viene firmato, ma la trattativa viene lasciata aperta: se ne ridiscuterà la prossima settimana, quando i dati sull’Imu agricola saranno più certi. Sulla prima proposta presentata dall’ass. Tardi, gli agricoltori chiedono che sia presa in considerazione la proposta del minimo adottabile senza il 20% di evasione. Per quanto concerne la seconda opzione, invece, si vuole nero su bianco un piano di sviluppo che spieghi chiaramente dove e come quei soldi derivanti dall’extragettito verranno investiti, considerando che la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade di campagna è già prevista dal bilancio e che per i corsi di formazione esistono i finanziamenti europei e regionali.

Lo stand di raccolta firme durante la XXV Sagra della Ciliegia Ferrovia.

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