Catalano agli agricoltori: consorziatevi!
“Il problema fondamentale è che il prezzo di mercato delle ciliegie lo stanno facendo le persone, gli intermediari” – anche il sindacalista Carmine Catalano dice la sua sull’attuale vicenda di compravendita delle ciliegie – “Non si possono disprezzare e mettere alla gogna gli agricoltori di Turi che insieme a quelli di Conversano producono il 40% del fabbisogno nazione di ciliegie”.
“Dico agli agricoltori come comitato e come persona, perché mi dispiace che vengano trattati a malo modo, cosa si potrebbe fare: non si può andare al Comune e dire che è colpa dell’amministratore. Si può invece rimediare consorziandosi. Con il consorzio, il prezzo delle ciliegie non potrebbe scendere al di sotto di una soglia e si andrebbe a vendere anche all’estero, dietro la supervisione dell’Amministrazione, che nominerebbe delle figure esterne in grado di commercializzare il prodotto e fare opera di marketing, ponendo in risalto non solo il prodotto, ma anche l’immagine di Turi, della sua tradizione e della sua cultura”. Sempre in questa prospettiva, Catalano suggerisce di invitare i comuni stranieri e la loro parte commerciale e industriale a venire a Turi, per mostrare le ciliegie sugli alberi, al fine di mettere in opera una vendita senza intermediari. “A Milano la ciliegia ferrovia viene attualmente venduta a 22 Euro al chilo. Il rapporto è ventuno a uno: questo vuol dire troppo passaggi, che devono essere eliminati”. “Alcune persone di Turi – spiega Catalano – lo starebbero già facendo: chiamano all’estero e vendono le ciliegie online. Al netto guadagnano 2,50 al chilo”.
Infine un appello: “Gli agricoltori non devono essere egoisti, devono parlare. L’egoismo porta a non avere programmaticità per il futuro. Andate a parlare con il Sindaco, ponetevi nelle condizioni di migliorare per il prossimo anno, vendendo da una base a salire, senza avere problemi, consorziandovi”. E conclude ribadendo che, probabilmente, una delle grosse cause della situazione attuale sarebbe la mancanza di collaborazione tra gli agricoltori.