In memoria di Peppino Impastato
Nella serata di mercoledì 13 maggio, presso la Biblioteca Comunale, si è tenuto un secondo incontro con Giovanni Impastato, questa volta aperto alla cittadinanza. Nel corso del colloquio, introdotto dal vice Sindaco, Lavinia Orlando e condotto dal giornalista Raffaele Valentini, direttore del periodico “Il paese”, partendo dalla figura di Peppino Impastato, sono state approfondite le tematiche di legalità, mafia e senso civico. L’incontro con Giovanni, fratello di Peppino Impastato , ha messo in evidenza l’attualità del pensiero di Peppino che con grande anticipo ha visto e denunciato non solo la violenza e la sopraffazione dell’azione mafiosa ma anche lo scempio del territorio a fini speculativi e la collusione con alcuni poteri corrotti dello Stato. “La corruzione – ha ribadito Impastato – c’è perché la mafia è dentro lo Stato, non è Antistato dunque, ma Stato; perciò è sempre in atto, oggi come ieri, il tentativo di legalizzare l’illegalità nella realizzazione delle grandi opere, negli appalti e nella gestione del denaro pubblico, settori in cui agiscono le mafie. Peppino con le sue inchieste ha messo in difficoltà il rapporto tra potere politico e mafia. La controinformazione è lo strumento per il recupero della verità dei fatti. Dunque, bisogna andare, vedere, riferire, fare rete, controllare il territorio insieme”. Il giornalista Raffaele Valentini, ha posto a Giovanni Impastato domande precise volte a scavare nell’intimo di Peppino relativamente al suo rapporto con le figure femminili della sua breve vita, al rapporto conflittuale con il padre ed ai legami della mafia siciliana, di quegli anni ,con quella d’oltreoceano. Dal colloquio è risultato come Peppino Impastato, giornalista, attivista e poeta, ucciso nel 1978, dalla mafia, che lui stesso aveva denunciato, a viso aperto, nel suo paese di Cinisi, dai microfoni della radio libera “Radio Aut”, fosse stato fortemente attuale perché le ragioni che lo spinsero fino alla consapevolezza di sapere di una morte certa, pur di non scendere mai a compromessi con la mafia, sono le medesime ragioni che oggi dovrebbero alimentare la nostra sete di giustizia .