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In visita nella cella di Antonio Gramsci

Secondo gruppo delle quinte classi in visita il 22 aprile37

Come raccontereste ad uno studente di Scuola Primaria, una pagina di storia contemporanea? E come fareste crescere in lui la curiosità nei confronti di una struttura presente nel suo paese, ma inaccessibile ai più? Spesso tante sono le parole che si sprecano, ma molte altre volte è sufficiente aprire le porte di una Casa di Reclusione e lasciar parlare la storia.
Protagonisti di questa emozionante vicenda gli studenti delle quinte classi della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo “Resta – De Donato Giannini” di Turi che nelle mattinate di lunedì 20 e mercoledì 22 aprile, hanno solcato l’ingresso del Carcere e visitato la cella di Antonio Gramsci.
Nella settimana che anticipa l’anniversario della morte della nota personalità storica e politica, studenti e docenti della scuola turese sono stati accolti dalla direttrice del carcere, Dottoressa Maria Teresa Susca, dal Commissario, dott. Luigi Tarulli e dagli agenti di Polizia Penitenzia. Una sala riunioni ad ospitare le scolaresche, che con cartelloni e domande hanno applaudito la disponibilità di tutti, interrogati dai piccoli “investigatori della storia”.
“Ringraziamo il preside, professor Brienza e il vicepreside, professor Leronnie, per la costante disponibilità ad accogliere le proposte didattiche” – hanno commentato le insegnanti e gli alunni delle classi. “Ringraziamo i genitori e in particolar modo la Direttrice e tutto il personale penitenziario, per aver dato la possibilità di visitare la cella del politico Gramsci” – hanno aggiunto al termine della visita nella casa di reclusione le docenti accompagnatrici e soprattutto i bambini, con ancora negli occhi le emozioni e le meraviglie per quanto vissuto.
Quella delle scorse mattine, infatti, è stato il completamento di un lungo percorso nella conoscenza della storia italiana e turese, della Costituzione Italiana, dei suoi principi fondamentali. Nell’anno scolastico, poi, gli studenti hanno criticato ed esaminato il potere legislativo, esecutivo e giudiziario oltre ad aver fermato l’attenzione sullo studio di Gramsci, leggendo le sue lettere scritte dal carcere e cogliendo l’occasione di conoscere la storia dei beni culturali presenti sul territorio. Così, a coronare questo grande lavoro tra i banchi, l’emozione di calpestare lo stesso pavimento, di respirare la stessa aria, di comprendere il suo modo di vivere.
Si tratta, se non erriamo, della prima volta, dopo diversi anni, che la scuola varca la soglia del Penitenziario e accede ad un’area riservata. Emozionati, timorosi, a tratti insicuri i bambini all’ingresso del Carcere, in fila e pronti ad entrare. Una tensione che aleggiava nell’aria, anche all’interno della sala che li ha ospitati e nella quale hanno incontrato il personale penitenziario, gli educatori e soprattutto la Direttrice Susca. Disponibile ad ogni dubbio, la dottoressa ha risposto alle numerose curiosità dei più piccoli, che rotto il ghiaccio, hanno indagato sulla vita nel carcere. Non potevano attendere occasione migliore, forse perché per loro e alla loro età, non si ripresenterà. Così hanno dato il via a quesiti per capire come si vive all’interno di un carcere e soprattutto che tipo di realtà è quella di un detenuto.  E dalle domande sul lavoro che all’interno della struttura si svolge, alla conoscenza di un passato non molto lontano: indossati gli abiti dello storico, hanno salito i gradini della conoscenza e visitato la cella di Antonio Gramsci. Per tutt,i il letto e lo spazio angusto e misero hanno lasciato un segno indelebile. “Entrando nella sua cella ho provato tristezza – ci ha raccontato un alunno – perché ho pensato a come fosse stata dura la sua vita in cella, per tanti anni”. Un sentimento condiviso da molti, unito però alla curiosità che ogni particolare trasmetteva.
Non si sono fatti sfuggire i libri o le fasce che abbelliscono la misera stanza. Sentimenti misti tra di loro, emozioni che li hanno pervasi nei pochi minuti durante i quali hanno fotografato nella loro mente la cella di Gramsci, immagini indelebili che arricchiranno il loro percorso di studio, che li accompagneranno nel corso degli anni e che porteranno, forse, per qualcuno di loro, il bisogno di approfondire la conoscenza di quell’uomo, di quel politico, di quel filosofo che dal ’28 al ’37 abitò a Turi, in una cella, al primo piano del suo Carcere.

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